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Multati per eccesso di quote rosa, il paradosso nella lotta per la parità di genere

Parità di genere

Se parità di genere dev’essere, che parità sia! È questa la motivazione alla base della sanzione ricevuta dalle autorità locali della città francese di Bourg-en-Bresse.

Il sindaco Jean-Francois Debat – secondo quanto ricostruito da Radio France International – si è visto recapitare ben 90.000 euro di multa per aver messo troppe donne nelle posizioni dirigenziali (quattro su cinque posti disponibili), non rispettando così la legge francese del 2017 che stabilisce un rapporto tra uomini e donne nei servizi pubblici non superiore a 60/40. La reazione è stata immediata. Respinta l’ammenda, il sindaco ha dichiarato: “Penso che sia sfacciato essere sanzionato per questo motivo. Lo scopo della legge, anche se è scritto in termini di parità, è di incoraggiare più donne a ricoprire incarichi di responsabilità ai massimi livelli.” E non sarebbe la prima volta che accade una cosa del genere. Già nel 2017, la città di Lille sarebbe stata multata per lo stesso motivo.

Uguaglianza di genere, ancora un’utopia

Una notizia, questa, che lascia un po’ interdetti se si pensa che, secondo gli ultimi aggiornamenti dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile adottata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, relativamente al 5° obiettivo che riguarda propriamente la parità di genere, la situazione non è affatto positiva. Le donne continuano a essere sotto-rappresentate a tutti i livelli della leadership politica. Al 1° gennaio 2019, infatti, la rappresentanza femminile nei parlamenti nazionali variava dallo 0 al 61,3%, con una media che si attesta al 24,2%. Inoltre, mentre le donne rappresentavano il 39% dell’occupazione mondiale, solo il 27% delle posizioni manageriali nel mondo erano occupate da donne nel 2018.

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