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La parità di genere per la crescita economica e la competitività delle imprese. Il caso di Jti Italia

Il dibattito sulla parità di genere è ormai centrale nel panorama socioeconomico globale. Sono sempre di più le ricerche che evidenziano come un’equa rappresentazione di uomini e donne nel mondo del lavoro non sia solo una questione di giustizia sociale, ma un vero e proprio catalizzatore per la crescita economica e la competitività delle imprese.

È questo il tema su cui si concentra lo studio “Oltre il divario salariale: la parità di genere per la crescita economica e la competitività delle imprese”, realizzato da Arel in collaborazione con Jti Italia e con il supporto dell’Ufficio Studi PwC Italia, presentato alla Torre PwC di Milano.

I partecipanti

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La ministra per la Famiglia, la Natalità e
le Pari Opportunità Eugenia Maria Roccella,

Tra i protagonisti dell’evento di presentazione la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Maria Roccella, il presidente e ad di PwC Italia Andrea Toselli, il presidente dell’Istituto Jacques Delors Enrico Letta, il general manager di Jti Italia Didier Ellena e la responsabile comunicazione di PwC Italia Chiara Carotenuto.

Alla seconda tavola di giornata, in cui si è discusso dei risultati della ricerca, hanno partecipato l’onorevole Elena Bonetti, la professoressa di Commercio Internazionale dell’Università Sciences Po di Parigi Alessia Mosca e il corporate affairs & communication director di Jti Italia Lorenzo Fronteddu.

Dalla differenza salariale all’abbandono di carriera

Come emerge dagli ultimi dati, il gender pay gap in Italia rappresenta una realtà penalizzante nel mondo del lavoro: dopo cinque anni dalla laurea, il divario salariale medio mensile a sfavore delle donne nelle discipline Stem è di oltre 200 euro mensili.

Ma non è l’unico elemento che preoccupa. Le minori opportunità di carriera e formazione, gli scatti salariali meno frequenti, a cui si somma un maggior impegno sul fronte familiare, hanno portato ad accrescere la disparità fino a determinare una differenza salariale del 14.5% – a parità di livello fra uomini e donne – nella fascia tra i 45 e i 54 anni.

La ricerca sottolinea inoltre il tema dell’abbandono del lavoro, con il tasso di occupazione femminile che nel 2023 è stato inferiore di quasi 20 punti percentuali rispetto a quello maschile. 

L’importanza di adottare politiche di inclusione

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L’analisi evidenzia le cause profonde e talvolta sommerse che alimentano il divario retributivo di genere, come ad esempio la motherhood e caregiver penalty, alla radice del problema dell’inattività femminile in Italia.

La ricerca indica come le aziende che adottano politiche di inclusione, registrino significativi miglioramenti negli ambiti di produttività e innovazione, identificando la parità di genere come un fattore chiave per la crescita economica e la competitività.

La scarsa partecipazione femminile al lavoro, infatti, rappresenta un ostacolo alla crescita, riducendo la dimensione delle forze produttive di un Paese. Guardando al contesto italiano, l’uscita delle donne dal mercato del lavoro è fra le cause principali del disallineamento fra domanda e offerta, con oltre 300mila posti di lavoro rimasti vacanti solo nel 2023 in molteplici aree produttive del nostro Paese.

E gli effetti si vedono anche a livello macroeconomico. Una recente analisi realizzata dallo European Institute for Gender Equality, evidenzia infatti come la differenza tra tasso di attività maschile e femminile nell’Unione europea abbia portato ad una perdita economica stimata a quasi il 3% del Pil.

Jti Italia: dalla parità di genere alla sostenibilità

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Il general manager di Jti Italia Didier Ellena

Un caso virtuoso citato all’interno dello studio è rappresentato da Jti Italia, realtà che pone la gender equality al centro della propria strategia aziendale e che negli anni ha implementato una pluralità di iniziative finalizzate a garantire l’equità di genere e il superamento del gender pay gap.

Le iniziative più importanti hanno riguardato il congedo parentale paritario per tutti i dipendenti, che garantisce il 100% della retribuzione salariale durante l’intero periodo di paternità o maternità, e l’attuazione di svariati programmi mirati all’empowerment femminile e alla crescita professionale delle donne.

Politiche che hanno portato l’azienda, negli anni, a ottenere una piena parità retributiva tra uomini e donne: in Jti Italia le donne rappresentano infatti il 51% dei dipendenti, con la percentuale di donne in ruoli dirigenziali pari al 43%, circa il doppio della media italiana nel settore del commercio all’ingrosso.

Accanto a una partecipazione femminile nella forza lavoro più elevata rispetto alla media di settore, si riscontra anche una forte riduzione della segregazione verticale, fattore che caratterizza la distribuzione dei ruoli nel commercio all’ingrosso.

“In Jti affrontiamo molto seriamente la questione della disparità di genere, consapevoli che i cambiamenti significativi richiedono impegno e azioni concrete”, ha commentato Didier Ellena, general manager di Jti Italia. “La società civile è sempre più sensibile e attenta a queste tematiche: un impulso positivo che proviene dalle persone per le persone. Ed è quindi naturale che le aziende vi si adeguino, contribuendo a raggiungere l’obiettivo dell’uguaglianza di genere. Un traguardo per il quale servirà del tempo, ma che come individui parte di una collettività, prima che come donne e uomini d’azienda, abbiamo il dovere di perseguire. Non solo perché è la cosa giusta da fare, ma anche perché una forza lavoro diversificata in azienda permette di prendere decisioni più efficaci e creative, e si traduce in una maggior competitività sul mercato”.

L’impegno dell’azienda verso le persone non si esaurisce con la lotta alla disparità di genere, ma è parte di un percorso che pone la sostenibilità al centro con un approccio completo e integrato: “Il nostro gruppo è già impegnato a diventare carbon neutral nelle sue operazioni entro il 2030 e raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050. Tuttavia, siamo consapevoli che la sostenibilità non è solo una questione ambientale”, prosegue Ellena.

In questo senso, l’azienda ha avviato una serie di collaborazioni con diverse realtà del terzo settore per implementare iniziative di stampo sociale: “Affrontiamo la questione anche da un punto di vista economico, investendo in Italia e acquistando tabacco italiano, offrendo ai coltivatori contratti equi che garantiscano prospettive e la possibilità di innovare nel loro settore. Questo approccio olistico alla sostenibilità è sempre stato parte integrante della visione e della storia di Jti e continuerà a guidare le nostre scelte in futuro”.

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