Una buona reputazione online passa anche da ciò che scriviamo (o evitiamo responsabilmente di scrivere) sui nostri social network. Si chiama “fingerprint digitale”, spiega Matteo Flora nella seconda puntata di The Fool per Forbes Italia, il podcast dedicato alla web reputation di persone e aziende in rete. “L’impronta digitale che tendiamo a lasciare online è quasi eterna”, aggiunge Flora, e “cancellare qualcosa dalla rete è un processo lungo, complesso e costoso”. Ecco perché moderare i toni online sui propri profili pubblici è sempre più importante nell’attuale ambiente comunicativo e digitale. Soprattutto se si vuole evitare di fare la fine di quella “decina di aspiranti studenti di Harvard che si sono visti rifiutare la possibilità di iscriversi alla prestigiosa università per ciò che avevano scritto online”. O quella di Miss Michigan “esclusa da Miss World America per aver pubblicato post a sfondo razzista”. “Stupidate”, “momenti di rabbia”, ricorda Flora, che si possono pagare a caro prezzo. Ancora peggio è quando si tratta di “contenuti non inclusivi, razzisti, omofobi che rischiano di lasciare risultati indelebili, specie se si attaccano le minoranze”. Del resto, si sa, controllare i profili su Facebook, LinkedIn o fare una ricerca su Google, è una “pratica di controllo ormai consolidata” anche in ambiente lavorativo, prima di incontrare qualcuno che non si conosce.
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