Dalla sospensione dei pagamenti delle rate dei mutui e dei tributi e contributi, fino ad arrivare alla cassa integrazione in deroga e al voucher baby-sitter. Sono tante e diverse le misure economiche contenute nel decreto cura Italia firmato nella giornata di ieri dal premier Giuseppe Conte e dalla sua squadra di ministri per contrastare l’emergenza coronavirus.
Proprio per questo e in attesa di poter leggere il decreto, che sarà pubblicato a breve sulla Gazzetta Ufficiale, abbiamo cercato di fornire un quadro più chiaro possibile per quelle misure economiche annunciate in conferenza stampa dai ministri Gualtieri e Catalfo.
Decreto cura Italia: chi si può avvalere delle misure
Congedi parentali e bonus baby-sitter
Partendo dal presupposto che le modalità operative per richiedere il congedo o il bonus saranno stabilite dall’Inps, è importante sottolineare che entrambe le misure del decreto Cura Italia possono essere richieste dai dipendenti pubblici e privati e dagli autonomi. Riguardo il congedo parentale straordinario di 15 giorni, prevede un’indennità pari al 50% della retribuzione e la sua fruizione è riconosciuta alternativamente ad entrambi i genitori. Per richiederlo uno dei due genitori non deve già ricevere strumenti di sostegno al reddito o essere disoccupato.
In alternativa, come detto, il governo nel decreto contro il coronavirus ha inserito la possibilità di richiedere un bonus baby-sitter di 600 euro. Lo stesso bonus sale fino a 1000 euro per medici, infermieri, tecnici di laboratorio, tecnici di radiologia, operatori sociosanitari e forze dell’ordine. Attenzione, possono richiedere il congedo parentale o il bonus baby-sitter solo coloro che hanno figli al di sotto dei 12 anni (questo tetto non si applica ai figli disabili). Se, invece, si hanno figli tra i 12 e i 16 anni si può chiedere il congedo di 15 giorni, ma non retribuito.
Cassa integrazione
In base a quanto descritto ieri dal ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, le misure economiche previste per la cassa integrazione sarebbero quelle più corpose del decreto cura Italia:
– i datori di lavoro che sospendono o riducono l’attività per eventi legati all’epidemia possono presentare domanda di cassa integrazione ordinaria con causale “emergenza Covid-19”.
– Chi aveva già in corso la cassa straordinaria o la solidarietà potrà accedere per un massimo di 9 settimane a un nuovo trattamento di cassa ordinaria, che sospende e sostituisce il trattamento in corso.
– Le Regioni e le Province autonome possono riconoscere a tutte le aziende (anche con un solo dipendente), ma anche agli enti del terzo settore fino a 9 settimane di cassa integrazione in deroga.
Bonus di 100 euro a chi a marzo lavora in sede
Secondo quanto emerso dalla bozza del decreto cura Italia, i dipendenti che hanno continuato, durante l’emergenza coronavirus, a lavorare nel mese di marzo nella loro sede lavorativa avranno diritto a un bonus esentasse di 100 euro. L’entità del bonus sarà rapportata al numero di giorni lavorativi svolti in sede e verrà corrisposto nella retribuzione di aprile “e comunque entro il termine di effettuazione delle operazioni di conguaglio di fine anno”. Il premio, però, non sarà per tutti. La norma infatti assegna il bonus monetario ai lavoratori che hanno un reddito complessivo di importo non superiore ai 40mila euro.
Quarantena come malattia
Un altro aspetto trattato dal decreto cura Italia riguarda il legame tra quarantena e malattia. Infatti, secondo quanto esposto ieri dal ministro Catalfo, chi è in quarantena con sorveglianza attiva o permanenza domiciliare fiduciaria (per esempio chi ha lasciato le regioni italiane più colpite per tornare al Sud) si vedrà conteggiare il periodo di assenza dal lavoro come malattia e riceverà regolare retribuzione. Ma non è tutto. La quarantena sarà esclusa dal periodo di comporto, ossia dal calcolo del numero massimo di giorni di malattia oltre il quale il datore di lavoro può licenziare. Ovviamente, servirà il certificato del proprio medico curante.
Licenziamenti bloccati
Licenziamenti bloccati per due mesi. È questa una delle misure “per non permettere a nessuno di perdere il lavoro a causa del coronavirus” annunciate dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e inserite nel decreto cura Italia. Sono quindi sospese procedure di licenziamento per 60 giorni, comprese quelle avviate dopo il 23 febbraio scorso. “Sino alla scadenza del predetto termine, il datore di lavoro, indipendentemente dal numero dei dipendenti, non può recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo”. La norma protegge anche i lavoratori domestici. È importante sottolineare però che il datore di lavoro può attivare la procedura di licenziamento per “per giusta causa o giustificato motivo soggettivo”, ossia i licenziamenti per motivi disciplinari. In questo caso si tratta del recesso da parte del datore di lavoro, attraverso il procedimento disciplinare ai sensi dello Statuto dei Lavoratori, che scatta a seguito di gravi e irreparabili mancanze commesse dal lavoratore.
Lavoratori in Partita Iva
Indennità di 600 euro a marzo per oltre 4,8 milioni di autonomi, che, come anticipato dal ministro Catalfo, potrà essere prorogata anche nel prossimo decreto di aprile. Questo assegno spetterà a:
- liberi professionisti titolari di partita Iva (attiva al 23 febbraio)
- cococo iscritti alla Gestione separata
- autonomi delle gestioni speciali Ago,
- commercianti e artigiani,
- stagionali del turismo e degli stabilimenti termali (senza lavoro dal 1° gennaio 2019),
- operai agricoli a tempo determinato (con 50 giornate lavorate nel 2019)
- lavoratori dello spettacolo (con almeno 30 contributi versati al Fondo pensioni e redditi entro 50mila euro).
I bonus non sono cumulabili e non vanno a chi percepisce il reddito di cittadinanza.
Reddito di ultima istanza
Nel decreto cura Italia è stato inserito anche un aiuto economico, o meglio un fondo per il reddito di ultima istanza, per i lavoratori iscritti a enti previdenziali privati: dai geometri agli agenti di commercio, fino ad arrivare a avvocati e giornalisti. La norma si riferisce a coloro che “hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività o il loro rapporto di lavoro” a causa del coronavirus. Essi infatti potranno ricevere un’indennità. È importante sottolineare chi “i criteri di priorità e le modalità di attribuzione sono demandati ad un decreto del ministro del Lavoro”.
Mutuo
Il decreto di marzo del governo italiano permette a chi ha un mutuo sulla prima casa e si trova in difficoltà di chiedere la sospensione delle rate del mutuo anche se è un lavoratore autonomo. Il decreto, infatti, prevede l’estensione dell’ambito di intervento del Fondo Gasparrini, oggi riservato alle famiglie in difficoltà per la perdita del lavoro, morte o non autosufficienza. Di conseguenza, autonomi e liberi professionisti potranno godere di questo beneficio se autocertificano di aver perso oltre un terzo del fatturato (rispetto a quello attestato dell’ultimo trimestre del 2019) a causa dell’emergenza coronavirus. Non occorre presentare l’Isee.
Famiglie e contributi per colf e badanti
Sempre in materia di contributi, il decreto di marzo contro il coronavirus prevede anche che le famiglie non sono tenute a pagare i contributi di colf e badanti in scadenza tra il 23 febbraio e il 31 maggio. I versamenti andranno fatti entro il 10 giugno 2020 senza sanzioni e interessi.
Stop alla ritenuta d’acconto
Le società e i professionisti che hanno ricavi o compensi fino a 400mila euro fino al 31 marzo non devono applicare la ritenuta d’acconto sulle fatture di marzo e aprile. Verseranno in un’unica soluzione entro fine maggio oppure in cinque rate sempre a partire da maggio.
Sospensioni senza limite di fatturato per tutti i settori più colpiti dal coronavirus. Sospesi, infatti, fino a fine maggio i versamenti di ritenute, contributi previdenziali e contributi Inail anche per: ristoranti, gelaterie, pasticcerie, bar, pub, palestre, piscine, teatri, sale concerto, cinema, ricevitorie del lotto e scommesse, soggetti che organizzano corsi, fiere ed eventi, gestori di musei, biblioteche, luoghi e monumenti storici ma anche riserve naturali e parchi divertimento. Lo stesso vale anche per chi gestisce asili nido, servizi di assistenza per minori disabili, autoscuole, servizi educativi, servizi trasporto passeggeri, servizi di noleggio di mezzi di trasporto e di attrezzature sportive, guide turistiche. Le società sportive sia professionistiche sia dilettantistiche avranno tempo invece fino al 30 giugno. Il pagamento potrà essere fatto in un’unica soluzione entro il 31 maggio oppure in cinque rate di pari importo a partire da maggio.
Fondo di garanzia per le Pmi
Il decreto prevede anche il potenziamento del Fondo di garanzia Pmi che dovrebbe salire fino a 1,2 miliardi di euro. Per 9 mesi l’accesso al Fondo sarà gratuito.
- Per la garanzia diretta per importi massimi garantiti per singola impresa di 1,5 milioni la percentuale massima di copertura sarà dell’80% (90% per controgaranzia dei Confidi)
- Da 1,5 milioni fino a 5 milioni, la percentuale dovrebbe essere stabilita in base al modello di rating che attualmente regola il funzionamento del Fondo.
- Per operazioni di investimento immobiliare nei settori turistico-alberghiero e delle attività immobiliari (con durata minima di 10 anni e di importo superiore a 500mila euro), la garanzia del Fondo potrà essere cumulata con altre forme di garanzia acquisite sui finanziamenti.
Laurea in medicina già abilitante
Novità anche per i futuri medici. Il decreto cura Italia garantisce con il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia l’abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo. Abolito quindi l’esame di stato. Entrando nel dettaglio, il decreto prevede che il “conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia – Classe LM/41 abilita all’esercizio della professione di medico-chirurgo con il conseguimento della valutazione del tirocinio”.
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