Se siete appassionati di calcio e tra gli ormai numerosissimi abbonati a piattaforme di streaming on demand, sicuramente vi sarà saltata all’occhio una serie tv ad hoc. Stiamo parlando di “Take us home” docu-serie tv di Amazon Prime Video che racconta le ultime stagioni del Leeds United, storico club inglese che, sotto la guida del suo mister Marcelo Bielsa, punta a ritornare in Premier League dopo svariati anni di purgatorio nella EFL Championship (seconda serie inglese). Un obiettivo raggiunto proprio lo scorso anno e che vede tra i suoi principali artefici, oltre al sopracitato Bielsa, il suo presidente Andrea Radrizzani. Nato a Rho in provincia di Milano, classe 1974, ha acquistato nel 2017 il club da Massimo Cellino, attuale presidente del Brescia, con l’obiettivo dichiarato di riportarlo nella massima serie inglese entro 5 anni. Un traguardo conquistato con abbondante anticipo e che è uno dei tanti step già raggiunti nel corso di una carriera imprenditoriale giovane, ma già ricca di tanti spunti e storie da raccontare. Un cammino e un profilo manageriale che la redazione FORBES ha deciso di conoscere direttamente dalle parole dello stesso Andrea Radrizzani.
Dalla laurea in Pubbliche Relazioni del 1998 ad oggi. Quali sono le state le tappe chiave del suo percorso di formazione come imprenditore?
Le tappe più importanti sono state in primis avere iniziato un percorso in un settore dove ho grande passione che è quello del Media Sport, secondo, essere partito per la Cina nel 2003 e avere continuato la carriera come manager in Giappone e Singapore e di lì diventare imprenditore in Asia. La mia è un’esperienza totalmente di “learning by doing”. Questo percorso in Asia è stato molto importante per la mia crescita perché ho imparato a conquistare la fiducia attraverso azioni concrete. In Asia il legame e la fiducia con clienti e partner sono essenziali in ogni business, queste costruzioni di rapporti umani basati nella fiducia mi ha aiutato molto. Nel 2007 ho aperto a Singapore la mia azienda, MP & Silva. Il mio percorso l’ho realizzato da solo, mi sono buttato nell’oceano ed ho iniziato a nuotare. A mio parere, le chiavi del successo sono determinazione, sacrificio e perseveranza uniti ad una forte passione per quello che si fa.
A livello economico quali sono state le tappe che l’hanno portata ad avere le risorse per potere diventare proprietario del Leeds nel 2017?
Del punto di vista economico, prima sono cresciuto come manager per poi divenire imprenditore, al 50% con Riccardo Silva nella MP & Silva (società internazionale di marketing sportivo e diritti dei media n.d.r.). La crescita è stata esponenziale, in 7 anni la società ha raggiunto un fatturato di circa 900 milioni, con 21 uffici nel mondo. Ovviamente ho avuto dei benefici economici personali ma il vero salto per potere comprare il Leeds United è arrivato con la vendita del 65% delle azioni di MP & Silva ad un fondo governativo cinese, per un valore totale di oltre 1 miliardo di dollari. Nel 2015 ho iniziato una serie di investimenti strategici attraverso Aser Ventures tra cui Eleven Sports e Leeds United.
Considerando l’investimento nel calcio dal solo punto di vista finanziario, sono molti gli addetti ai lavori che lo considerano poco conveniente e il più delle volte dispendioso. Cosa l’ha spinta a intraprendere questa avventura?
Innanzitutto la mia passione per il calcio, anzi probabilmente la mia passione si e trasformata nel tempo piu’ per il “football business”. Sono convinto che questo approccio imprenditoriale e non solo passionale faccia la differenza e cerco di razionalizzare tutte le decisioni, per il bene del club.
Perché ha scelto l’Inghilterra? Perché proprio il Leeds?
In Inghilterra perché la Premier League è il campionato più importante al mondo, e questo comporta la maggiore valorizzazione per le proprie squadre. Il Leeds perché è uno dei pochi club al mondo con enorme potenziale per la sua storia, tradizioni e tifosi. La società richiedeva un turnaround, che è quello che stiamo facendo. L’opportunità è veramente grande.
Quali consigli darebbe a un imprenditore desideroso di intraprendere un’esperienza similare, ma in Italia?
Di avere molto coraggio e molta determinazione. Credo che questo sia essenziale, ma questo in tutti settori non solo nel nostro. Ai giovani consiglierei di pensare e ragionare out of the box, pensare in modo diverso e dedicarsi senza limiti.
A parte il mondo sportivo, ci sono altri ambiti imprenditoriali che l’attirano? Se sì, perché?
Assolutamente: sto già investendo nel settore media e entertainment, soprattutto attraverso il mio nuovo progetto che sia chiama Live Now, una piattaforma di trasmissioni di grandi eventi online, musica, entertanaiment, fitness e altro ancora; investo nel settore “F&B”, con ristoranti a New York e a Londra, mi piace investire anche in Tech ed Real Easte. Infine da qualche anno abbiamo avviato un progetto sociale che si chiama Play For Change che ha sostenuto e creato attività educative e sociali in Nepal, Londra e Napoli e sta per lanciare altre iniziative dedicate agli anziani educandoli ad utilizzare la tecnologia e social media , importante soprattutto in periodi di isolamento come sta succedendo per il Covid.
Al di fuori delle sue attività lavorative, quali sono le sue passioni? Cosa le piace fare nel tempo libero?
Stare con mio figlio, fare shopping, e quando posso viaggiare, ma viaggio spesso per business e quindi cerco di conciliare lavoro e turismo.
Abbiamo iniziato l’intervista con una panoramica sul suo passato, chiudiamola con uno sguardo al futuro. Come e dove si vede tra 10 anni?
Mi vedo dedicare più tempo alla famiglia, a me stesso e a progetti social come Play For Change, e un po’ meno al business. Diciamo che, se fatto 100 attualmente il tempo che dedico al lavoro è l’80%, spero che tra 10 anni sia all’incirca di 30% famiglia 30% per me 30% progetti social.
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