L’attributo scelto poche ore fa dal quotidiano francese Le Figaro per dare notizia della scomparsa di Pierre Cardin è, non a caso, “visionario della moda”. Un visionario come pochi lo stilista italiano naturalizzato francese, considerato tra i padri del prêt-à-porter, che si è spento nella giornata di oggi all’età di 98 anni nell’ospedale di Neuilly, in Francia. Una vita intera dedicata alla moda, che grazie al suo genio ha scoperto il bello degli abiti all’avanguardia, dalle forme geometriche e dai tessuti sperimentali, che negli anni gli valsero la definizione di designer futurista insieme a Paco Rabanne e André Courregès.
Pietro Costante Cardin, questo il suo nome completo, nacque a Sant’Andrea di Barbarana, frazione del comune trevigiano di San Biagio di Callalta, da una famiglia di proprietari terrieri e mercanti finiti in povertà dopo la prima guerra mondiale. Fu proprio questa condizione a spingere la famiglia a trasferirsi in Francia nel 1924 dove, qualche anno dopo, lo stilista comincia a farsi conoscere, e amare, da alcuni dei più grandi creativi dell’epoca tra cui Elsa Schiaparelli. Primo sarto della maison Christian Dior durante la sua apertura nel 1947, ha preso parte alla nascita del cosiddetto New Look. Risale poi al 1950 la fondazione della sua casa di moda, che in poco tempo riesce a guadagnare la stima di personaggi del cinema e della musica internazionale come i Beatles. Amico di Saint-Laurent e Givenchy, fu poi maestro di un altro genio della moda francese: Jean-Paul Gaultier.
Risale al 1954 la creazione dell’ormai famoso bubble dress, abito a palloncino, più stretto in vita e con un rigonfiamento della gonna, che trae ispirazione dall’amore del designer per le forme ovali e l’estetica degli anni Ottanta. Stesso amore che lo portò a comprare lo stravagante Palais Bulles in Costa Azzurra, casa di 1.200 metri quadrati progettata dall’architetto Lovag Antti, dalle curiose forme sferiche.
Nel 1959 Cardin fu il primo stilista ad aprire in Giappone un negozio d’alta moda (fu il primo couturier a entrare nel mercato nipponico) e, nello stesso anno, fu espulso dalla Chambre Syndicale, di cui faceva parte dal 1953, per aver lanciato a Parigi una collezione confezionata per i grandi magazzini Printemps; presto reintegrato, si dimise lui stesso nel 1966. Nel corso della sua vita aveva cercato di evitare domande sul futuro della sua casa di moda, ma tre mesi dopo la morte di Karl Lagerfeld, aveva accettato le riprese di un film biografico sulla sua vita, House of Cardin, presentato poi a Venezia.
Di recente, il Brooklyn Museum di New York gli ha dedicato una retrospettiva, disponibile fino al 5 gennaio dal titolo Pierre Cardin: Future Fashion, che comprende 170 oggetti tratti dal suo atelier e archivio, tra cui haute couture storica e contemporanea, prêt-à-porter, accessori, bozzetti di moda, fotografie personali ed estratti da documentari e lungometraggi.
Un visionario, infine, anche per il suo fiuto imprenditoriale. Nel 1981 diventa uno degli azionisti di Maxim’s, celebre ristorante francese, e nel 2001 acquista i ruderi del castello di Lacoste, restaurandolo parzialmente, dove ogni estate ha luogo un festival di musica per artisti emergenti. Suo anche il palazzo Ca’ Bragadin, a Venezia, dove aveva progettato di costruire Palais Lumière, una torre di 250 metri con ristoranti e teatri, che però non vedrà mai la luce.
La sua ultima apparizione ufficiale risale al 22 settembre del 2020, al Teatro Chatelet di Parigi durante la fashion week della Ville Lumière per festeggiare i 70 anni della sua maison.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .