Il 2018 si preannuncia come un altro anno positivo per gli investimenti azionari, anche se sarà difficile immaginare performance come quelle dell’anno che sta per concludersi. È la convinzione di BlackRock, il più grande asset manager al mondo (5,9 miliardi di dollari). Ne abbiamo parlato con il responsabile delle strategie d’investimento in Italia Bruno Rovelli.
Cominciamo da uno sguardo di scenario. Il 2017 andrà in archivio con una crescita economica intorno al 3,5% a livello mondiale, tutt’altro che disprezzabile considerando le preoccupazioni espresse da vari analisti fino alla scorsa primavera e il susseguirsi di sorprese a livello geopolitico. Cosa attendersi invece dal 2018?
A nostro avviso, il trend in atto dovrebbe trovare conferma anche il prossimo anno. Ci aspettiamo un Pil mondiale in rialzo del 3,7-3,8%, con il segno più in tutte le macroaree del Pianeta. Segnali positivi dovrebbero arrivare dai mercati emergenti, attesi a un progresso intorno al 4-5%, mentre l’economia statunitense dovrebbe crescere intorno al 2,5% e quella dell’Eurozona poco sopra il 2%. L’Italia dovrebbe restare poco sotto quest’ultimo livello, ma è destinata comunque a proseguire nella ripresa.
Dunque vede sereno all’orizzonte?
Noi facciamo previsioni, quindi non possiamo parlare di certezze, ma solo assegnare probabilità ai diversi scenari. In questo momento lo scenario più probabile è il proseguimento di una crescita sincronizzata. L’incognita maggiore per il prossimo anno è legata all’inflazione.
È da tempo che si sollevano preoccupazioni su un’accelerazione dei prezzi relativi ai beni di consumo, che puntualmente vengono smentite…
Se guardiamo all’ultimo anno, è effettivamente così. Nonostante la crescita economica, l’inflazione core, quella cioè che esclude le componenti più volatili come alimentari ed energetici, resta inferiore alla media degli ultimi 15 anni, malgrado l’enorme liquidità immessa sul mercato dalle banche centrali. Questa situazione però ha anche permesso alla Fed in passato e alla Bce oggi di mantenere un atteggiamento di politica monetaria molto accomodante.
E invece cosa attendersi dal 2018?
A nostro avviso è probabile che vi sia un’accelerazione, ma senza strappi: negli Usa i prezzi dei beni al consumo “core” dovrebbero crescere poco sopra al 2% e nell’Eurozona poco sopra all’1%, in entrambi i casi un ritmo leggermente superiore a quello del 2017. Se si conferma questo andamento, la Fed dovrebbe rialzare i tassi altre tre volte e la Bce dovrebbe proseguire nella riduzione del quantitative easing, ma senza attivare un brusco arresto.
E se invece i prezzi si impennassero?
È un’ipotesi di difficile realizzazione, ma comunque da considerare. In questo caso la stretta monetaria dovrebbe essere più veloce, con ricadute negative anche per chi investe.
Torniamo alla vostra ipotesi-base: dove investire nel 2018?
Iniziamo col dire quali sono gli ambiti che, a nostro avviso, hanno scarso appeal. Sulla componente governativa dei bond occidentali ci attendiamo performance negative, sugli investment grade e gli high yield (le due categorie di emissioni societarie, le prime relative ad aziende ritenute dai mercati più solide e le seconde relative a realtà con fondamentali più fragili, ndr) performance attorno allo zero o solo leggermente positive. Insomma un contesto più complicato rispetto al 2017, che si chiude, a livello globale, con performance nulle per i bond sovrani e in crescita per tutte le altre obbligazioni, dal 3% degli investment grade al 6% degli high yield a ben oltre il 7% per gli emergenti.
Allora possiamo attenderci un altro anno d’oro per le azioni?
Le quotazioni azionarie sono care se paragonate alle medie storiche, ma non sembrano così elevate se paragonate ad altre asset class come i governativi o i corporate investment grade . Dunque, siamo positivi verso l’equity, anche se dobbiamo fare i conti con un rallentamento nella crescita degli utili. Rispetto al +12% di quest’anno, nel 2018 ci attendiamo un progresso inferiore di tre-quattro punti.
Non abbiamo ancora parlato della Cina, che per molti versi resta un mistero. All’inizio del 2017 erano in tanti a temere una brusca frenata della crescita e invece il progresso dovrebbe essere di poco inferiore al 7%. Nel 2018 sarà ancora il traino dell’economia mondiale o dobbiamo aspettarci un rallentamento?
In effetti quest’anno la Cina è stato un fattore di stabilità per i mercati mondiali. Superato l’appuntamento del 19esimo congresso del partito comunista, il prossimo anno potrebbe essere un generatore di volatilità. Infatti le autorità cinesi saranno impegnate a favorire una crescita con meno eccessi in ambito finanziario e questo dovrebbe portare a una stretta sullo shadow banking, vale a dire il sistema di credito non tradizionale. Detto questo, ci aspettiamo comunque una crescita importante sia in Cina, che più in generale nei mercati emergenti.
Il 2018 si apre con il debutto della Mifid 2, la direttiva europea sulla distribuzione dei prodotti finanziari che introdurrà maggiori obblighi di trasparenza a carico dell’industria del risparmio, a tutto vantaggio dei piccoli investitori. Come vi state preparando?
Stiamo lavorando con tutti i nostri clienti per assicurare ovviamente il rispetto della normativa ma soprattutto livelli di servizio sempre piú elevati. In contemporanea abbiamo lanciato BlackRock Universe, una nuova piattaforma di investimento per la clientela italiana, originata e co-gestita dal team di Milano.
Di cosa si tratta?
Sono soluzioni di investimento che mettono a disposizione, sotto forma di fondo comune, tutte le capacitá di investimento di BlackRock: Etf e fondi absolute return. I portafogli che ne risultano sono molto diversificati sia per asset class che per strategia di investimento e si differenziano per livelli di rischio. Partiamo dalla soluzione base obbligazionaria, denominata Fixed Income Selection, per poi salire via via con soluzioni tendenzialmente più volatili, ma anche, in prospettiva, con rendimenti attesi più elevati.
Come generare rendimento in campo obbligazionario alla luce di attese negative per il settore?
Diversificando sia a livello di mercati, che di gestori. Puntiamo su una limitata correlazione con i mercati sottostanti e sulla capacità dei nostri gestori di cogliere in modo tattico le opportunità che via via si presentano sul mercato.
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