Dopo quattro anni, la Formula E – primo campionato riservato a vetture completamente elettriche – sbarca finalmente anche in Italia, nella Capitale, dove sabato 14 aprile le venti monoposto iscritte al campionato si daranno battaglia sui 2.840 metri del circuito cittadino approntato per l’occasione all’Eur. Serviranno ventuno giri e un cambio vettura a metà gara per sancire il vincitore del settimo degli undici appuntamenti in cinque continenti. Sì, perché le monoposto di Formula E (progettate dall’italiana Dallara) montano batterie che non sono – per il momento – sufficienti per completare tutta la gara ed è quindi necessario usare due monoposto identiche con le batterie ben cariche. Il favorito anche a Roma è Jean-Eric Vergne del team cinese Techeetah, ma da buoni patrioti dovremo tifare per Luca Filippi (Nio Formula E Team), unico italiano al via, attualmente penultimo in classifica con un solo punticino.
Per chi non segue il campionato inventato da Alejandro Agag (l’Ecclestone “alla spina”) l’idea di dover fare un cambio vettura a metà gara può far sorridere, ma già dal prossimo anno questo siparietto svanirà, perché la tecnologia delle batterie permetterà di stoccare energia a sufficienza per completare una gara senza pit stop. Il campionato inaugurato nel 2014 proprio per incentivare l’adozione della motorizzazione elettrica non ha mai nascosto i limiti di questa tecnologia, anche se l’autonomia ridotta e i lunghi tempi di ricarica rappresentano ancor oggi i principali ostacoli all’adozione delle vetture elettriche da parte del pubblico, gli stessi che si incontrano nelle vetture di serie disponibili oggi nelle concessionarie.
Guidare elettrico in Italia rappresenta, di fatto, una scelta di nicchia. Se l’idea è quella di non inquinare in città viaggiando a corrente elettrica, bisogna essere pronti a sborsare un bel po’ di soldi in più rispetto a una vettura a propulsione termica tradizionale, o magari a metano. Le utilitarie più economiche oggi disponibili sul mercato sono la Smart Fortwo (2 posti), la Nissan Leaf e la Renault Zoe che costano non meno di 23mila euro, ovvero circa il doppio di un’analoga compatta tradizionale. Il prezzo di Leaf e Zoe non include le batterie acquistabili a circa ottomila euro oppure da noleggiare a partire da 69 euro al mese più Iva per 7.500 km l’anno di percorrenza. Seppure l’autonomia dei più recenti modelli raggiunga senza tanti problemi i 300 km effettivi, l’utilitaria elettrica è al momento relegata al ruolo di seconda o terza auto di famiglia, da usarsi prevalentemente in città. Ma le cose stanno cambiando molto velocemente ed entro un paio d’anni il panorama automobilistico potrebbe mutare notevolmente, anche se in termini di volumi di vendita ci vorranno decenni prima che l’alimentazione elettrica sorpassi quelle a benzina, Diesel, metano e Gpl.
Come dimostrato nell’ultimo decennio da Tesla, se il prezzo non è una discriminante (Model S e Model X partono da 80mila euro) la scelta dell’alimentazione elettrica diventa filosofica più che economica. Viaggiare su una Tesla significa sposare un concetto di mobilità proiettato nel futuro, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che questo comporta. I pionieri devono infatti essere pronti a scendere a patti con le infrastrutture, ad esempio, ma possono godere prima degli altri dei benefici di una guida 100% elettrica, a cominciare dalle prestazioni esuberanti di questi modelli nelle versioni più performanti. Accelerazioni brucianti – a livello di Ferrari e Lamborghini – e autonomia tutto sommato importante: fino a 600 km se si va con il piede leggero. La ricarica può essere piuttosto rapida a patto di recarsi presso una delle poche Tesla Supercharger attive in Italia. Per ricaricare l’auto elettrica a casa serve un posto auto privato dotato di apposita “wallbox”, ovvero un contatore dedicato e un abbonamento a un fornitore di corrente elettrica (flat rate da 70 euro/mese circa).
Anche per chi invece deve stare più attento al portafogli, i modelli tra cui scegliere non mancano. Si va dalla triade Mitsubishi i-Miev, Peugeot iOn e Citroën C-Zero offerte con prezzi tra i 28 ed i 30mila euro. Si tratta del medesimo modello sviluppato dalla casa giapponese e rimarchiato dai due brand francesi in base ad un accordo risalente a circa 8 anni fa. Più recenti le versioni elettriche delle Volkswagen Up! ed E-Golf che si portano a casa con, rispettivamente, 28.100 e 39.600 euro. Sotto i 30mila euro anche la Citroën E-Mehari, reinterpretazione in chiave futuristica della sbarazzina cabriolet da passeggio in Costa Azzurra. Seguono le coreane Hyundai Kona e Ioniq, e Kia Soul con prezzi sotto i 40mila euro, come anche la prima born elctric di Bmw: la i3.
Lo scenario dell’offerta è in rapida evoluzione con l’arrivo di decine di nuovi modelli a propulsione elettrica, a cominciare dalla lussuosa Jaguar I-Pace, primo Suv premium europeo completamente elettrico, atteso entro l’estate (da 80mila euro). Progettata sin dall’inizio dello sviluppo come autentica elettrica, la I-Pace offre un design audace da Suv sportivo (4,68 metri di lunghezza per 1,56 di altezza e 1,89 di larghezza) con linee molto filanti, come testimonia l’efficienza aerodinamica (Cx di 0,29) e uno spazio interno di livello superiore (89 cm per le gambe dei passeggeri posteriori). Generosa la capacità di carico grazie ai 656 litri del vano bagagli posteriore cui si sommano i 27 litri anteriori. Il Suv a zero emissioni mantiene inalterate le caratteristiche base preannunciate dal prototipo. Disponendo di un motore elettrico da 200 cv su ciascun asse, la trazione sulla I-Pace è integrale. Ogni motore è abbinato a una compatta trasmissione monomarcia con differenziale e la ripartizione della coppia tra gli assi è controllata dall’elettronica di bordo. Con una potenza di sistema pari a 400 cv e soprattutto una coppia massima di 696 Nm, la I-Pace può scattare da 0 a 100 km/h in 4″8 e raggiungere la velocità massima di 200 km/h. Con una ricarica completa si potranno percorrere 480 km (ciclo Wltp) a patto di non sfruttare fino in fondo tutte le prestazioni che la nuova I-Pace è in grado di offrire.
Jaguar non è che la prima di una lunga serie di novità attese nei prossimi anni che vanno dalle utilitarie fino alle supersportive come la Porsche Mission E da 600 cv e 500 km di autonomia. In mezzo ci saranno anche le Mercedes Eq (sub brand appositamente creato da Daimler per i modelli elettrici marchiati con la Stella a tre punte), Bmw I, Jaguar, Land Rover e persino Ferrari. Nel frattempo, se volete un consiglio, scegliete un’auto ibrida plug-in con un’autonomia in full electric sufficiente a garantirvi tutti gli spostamenti cittadini giornalieri (50 km sono più che adeguati, in media). Così facendo potrete vivere l’elettrizzante esperienza di una guida a emissioni zero in città, sperimentare tutte le peculiarità di una mobilità elettrica (wall box, ricarica pubblica, accesso alle Z.T.L., sconto sul bollo per la parte elettrica, ecc.) con tutte le pratiche burocratiche che comporta, senza vivere l’ansia da autonomia ridotta, tipica di chi ha guidato un’elettrica pura. E poi, se dovete fare un viaggio lungo e non volete fare delle soste prolungate nelle aree di rifornimento, avrete un capiente serbatoio di benzina o gasolio da cui attingere, in attesa che le infrastrutture per la guida elettrica siano all’altezza di una reale mobilità a zero emissioni.
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