Articolo tratto dal numero di settembre di Forbes Italia.
Di Cristina Manfredi
Venezia, festival del cinema 2006. Alla prima mondiale di Il diavolo veste Prada, il film di David Frankel ricavato dal romanzo pare molto autobiografico di Lauren Weisberger, ex assistente di Anna Wintour, potentissima direttrice di Vogue America, nei panni della dispotica Miranda Priestly, c’era la strepitosa Meryl Streep. Ma in Laguna tutti gli occhi erano puntati su Anne Hathaway, la giovane star che interpretava il ruolo di Andy Sachs, l’aspirante giornalista catapultata nel vortice del fashion business.
Sul tappeto rosso del Lido, Anne apparve radiosa, in un romantico abito monospalla che i fotografi immortalarono facendo rimbalzare quegli scatti (e quel look) in ogni angolo del mondo. Peccato non fosse la mise che doveva indossare, lasciando di stucco lo stilista Valentino che aveva concordato di vestirla con una delle sue creazioni. Il festival veneziano, così come quello di Cannes o le cerimonie di premiazione di Oscar o Golden Globe, è strategico non solo per l’industria cinematografica. Nelle suite degli alberghi di lusso dove alloggiano i super vip si incontrano schiere di addetti stampa delle diverse maison, pronti a soddisfare ogni richiesta di attrici e attori, pur che si presentino sul red carpet sfoggiando il loro outfit.
Andreas Mercante, pr & celeb manager di Identity Communication, è tra i più esperti in Italia nella complicata arte di fornire il guardaroba di una diva per le occasioni ufficiale. Fu lui l’artefice del coup de théâtre della Hathaway. “Dopo aver militato in Gilmar e Roberto Cavalli, all’epoca ero in Aeffe e avevo portato al Lido la collezione di Alberta Ferretti. Un paio d’ore prima della proiezione ricevo una telefonata da parte di Rachel Zoe, allora consulente di stile per la star. Mi dice che Anne è andata in crisi, vuole cambiare look e di portarle per favore quell’abito bianco che in precedenza aveva scartato. Mi precipito nella sua stanza, lei si cambia di volata e finalmente è pronta per andare. Intanto io mi avvio alla porta, ma Hathaway insiste perché la segua con il suo entourage e arriviamo tutti insieme di fronte al Palazzo del Cinema. Non dimenticherò mai lo sguardo di fuoco che lo stupefatto Valentino ha lanciato alla Zoe. Lei gli ha sorriso e lo ha rassicurato che per la festa Anne avrebbe sfoggiato il suo look, come ha in effetti fatto”.
Dietro a ogni uscita al festival c’è un fitto lavoro di networking, di accordi e spesso anche di fee, con veri e propri contratti. “Il ritorno di immagine è grande, specie ora che è amplificato anche dai social media, e senz’altro giustifica gli investimenti fatti dai brand”, spiega Mercante. Il tutto comincia intorno a fine luglio, quando vengono annunciati i film selezionati per ogni edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. A quel punto le aziende interessate ad avere visibilità sul tappeto rosso, ma anche durante gli arrivi e le partenze degli attori, alle feste o alle conferenze stampa, individuano il personaggio più in linea con lo spirito del brand e cercano il contatto con il suo management per sondarne l’interesse. “Questa è una fase molto delicata perché magari la celebrity in questione è ambassador di un determinato marchio e non può scegliere altro, come ad esempio Natalie Portman con Dior. Oppure si tratta di un legame affettivo, tipo quello che unisce Margherita Buy a Giorgio Armani o Jasmine Trinca a Prada. C’è chi sceglie la mise più d’istinto e chi preferisce invece monetizzare la collaborazione con un accordo. Tra le personalità nazionali, per una uscita su un red carpet importante si parte dai 10mila per arrivare intorno ai 30mila euro. Le star internazionali hanno quasi sempre richieste molto più elevate, diciamo che con 50mila euro si può ottenere uno scatto rubato mentre esce dall’hotel con addosso un determinato capo. Senza contare i gioielli, le cui tariffe sono ancora più alte”.
Figure chiave di questo frangente è lo stylist, ovvero chi definisce insieme alla star la sua immagine. “I più potenti sono quelli che gravitano intorno a Hollywood e avere a che fare con loro non è quasi mai facile. Il mio consiglio è quello di coltivare la perseveranza. Anche se non si ha un budget da offrire, bisogna continuare a farsi vivi proponendo qualcosa di significativo. Prima o poi succede che il look conquista tutti e la diva se lo mette”. A volte succede che la divina in questione, o chi per lei, abbia già optato per una mise, ma intuendo il potenziale effetto wow che quell’abito potrebbe suscitare indosso a una collega, lo trattiene fino a che è troppo tardi per proporlo a qualcun’altra. “È quando la vedi scendere dall’auto che scopri cosa ha deciso. Al massimo ti dicono che sei nella selezione finale, dopo di che puoi solo incrociare le dita”. Per tante celebrity capricciose, ce n’è però una che le surclassa tutte per gentilezza e charme. “Mi è capitato di assistere Meryl Streep per la prova di un abito a New York. Si è presentata da sola, dopo avere attraversato Central Park in bicicletta, si è prestata al fitting in tranquillità e se n’è andata salutando col sorriso. È una vera signora”.
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