Quando un fenomeno arriva sugli schermi della TV è chiaramente il segno che da nicchia è diventato, o ha le carte in regola per essere, mainstream. Anche per la street art vale questo assunto. Deve pensarla così anche Francesca Comencini, che ha incentrato una delle scene chiave del quarto episodio della nuova stagione di Gomorra su un’opera dello street artist Pure Evil. Lui, all’anagrafe Charles Uzzell-Edwards, è nato nel 1968 nel sud del Galles ed è diventato famoso grazie a un coniglietto con i denti da Dracula, simbolo del suo rimorso per aver sparato a un coniglietto da giovane. In alcune interviste, Charles più volte si è detto pentito di questo gesto e ha spiegato che la sua icona nasce dall’idea che questo animale sia sempre in agguato per perseguitarlo.
Dopo aver finito gli studi in fashion design, Charles si trasferì agli inizi degli anni ‘90 in California perché non si ritrovava nelle scelte operate in UK dalla Lady di Ferro Margaret Thatcher. Vivere in quegli anni sulla West Coast significava essere al centro della nascente cultura street. Pure Evil inizia, così, a lavorare come designer per il brand di abbigliamento Anarchic Adjustment ed entra anche nel circuito della musica elettronica a San Francisco. Ed è sempre sulla costa californiana che inizia la street art di Pure Evil. Poi, Dopo 10 anni trascorsi negli States, Charles torna a Londra e inizia a dipingere per le strade della capitale britannica entrando in contatto con altri artisti che popolavano con i propri graffiti le strade dei sobborghi della città tra cui Ben Eine, D*face, Paul Insect e soprattutto Banksy. Con loro prende vita il Santa’s Ghetto, una sorta di galleria itinerante volta a disintermediare i mercanti d’arte. La sua prima opera realizzata al rientro a casa in Gran Bretagna è un puzzle che riproduce la copertina dell’album dei Beatles Sergeant Pepper’s in cui i volti sono però però quelli di politici più influenti della storia del mondo. Inizia così la sua carriera di artista con le prime serigrafie prodotte da Pictures on The Wall, il santuario della street art che ha volontariamente chiuso i battenti nel 2017 ma che sarà ricordata per sempre nel mondo dell’arte contemporanea per aver stampato le opere di Banksy & co. tra cui l’intramontabile bambina con il palloncino. Nella capitale britannica arriva prima il successo artistico – oggi ha all’attivo centinaia di mostre personali in tutto il mondo – e poi la sua galleria, la Pure Evil Art Gallery nel frizzante quartiere di Shoreditch, dove oltre a vendere la propria arte ospita artisti emergenti. Le sue serie diventate iconiche sono la Nightmare, in cui ritrae personaggi famosi, alcuni anche legati alla politica come Melania Trump e Jackie Kennedy, che piangono, e quella degli Stencil. Proprio da questa serie è tratta l’opera finita sugli schermi di Sky Atlantic con la scritta in inglese “Non puoi comprare la felicità. Rubala” che fa tanto riflettere il protagonista Gennaro Savastano, interpretato da Salvatore Esposito, arrivato a Londra da Napoli per cercare una vita più tranquilla sulle sponde del Tamigi.
Noi di Forbes incontriamo Pure Evil nella sua Galleria a Shoreditch, un quartiere che nel giro degli ultimi dieci anni è diventata una delle zone più cool di Londra.
Da dove nasce la sua passione per l’arte?
Mio padre era un pittore quindi la mia passione nasce da bambino. Ero accerchiato dall’arte e dai libri d’arte sulla pop art, Basquiat e di altri artisti che mio padre amava. Penso che l’arte sia scritta nel mio destino nonostante abbia provato a cambiarlo facendo il fashion designer. Quando sono andato a San Francisco ho iniziato a vedere Barry McGee/Twist fare graffiti su strada.
Shoreditch, dove tu hai aperto la tua galleria è oggi un quartiere/museo a cielo aperto.
Sì, Shoreditch è l’area in cui è iniziata la street art. Molti degli artisti che si possono vedere in questo quartiere sono stati coinvolti in POW, Picture on the Wall. Io ho iniziato qui a fare i miei primi stencil e con POW ho realizzato la mia prima “print release”. È qui che Banksy ha iniziato i suoi street show. Ancora oggi molti artisti vengono qui come ad esempio Cartooneros, artista argentino di Buenos Aires, che ha dipinto qui fuori il suo Kurt Cobain dopo aver lavorato nella mia galleria. È molto bello vedere una street art gallery e la street art sui muri di strada così vicini.
Cosa pensa della street art che è entrata nei musei e nelle gallerie, qualcuno ha definito questo fenomeno post modern street art?
Io penso che sia normale. È accaduto lo stesso negli anni 60 con la pop art quando è entrata nei musei tra cui il MoMA e in molte collezioni private. Alcuni musei sono resistenti alla street art ma io penso che sia importante che sia esposta nei musei perché soprattutto per le nuove generazioni è arte.
Oggi secondo lei è più facile diventare artista rispetto agli anni ‘60?
Sì, si sta verificando la tempesta perfetta. La street art sta crescendo e stanno crescendo i social media. Per i giovani artisti Instagram e gli altri social media sono una galleria e non hanno bisogno di una art gallery. Oggi gli street artist quando finiscono di dipingere nel giro di 20 minuti hanno la propria opera sui social.
Lei ha lavorato con Banksy per Dismaland (un parco divertimenti che è stato aperto per un solo mese progettato da Banksy nel 2015 che ha ospitato circa 60 artisti) cosa pensa dell’esibizione accaduta da Sotheby’s lo scorso inverno dove l’artista ha autodistrutto una sua opera?
Ci sono state tante esibizioni di Banksy e molte aste che non hanno nulla a che fare con lui e che sono legate al secondary market. Quanto accaduto da Sotheby’s è una cosa geniale e totalmente vera. È stato uno shock divertente per tutti coloro che assistevano all’asta. Il “pure” Banksy è capace di fare questo.
Chi è il prossimo Banksy?
Vedo che ci sono artisti che fanno arte per prendere una posizione e lavorano in modo simile a Banksy. Probabilmente mentre noi stiamo parlando c’è qualche artista che sta realizzando il suo stencil per lasciare un messaggio e che vuole portare una disruption nel mercato dell’arte. Penso, comunque che ci sia soltanto un Banksy.
La street art è ancora una forma di protesta così come quando è nata?
Io penso che ci sono artisti che fanno street art ancora come forma di protesta e altri che invece aspirano a diventare i nuovi Banksy e a vendere le proprie opere per migliaia di dollari. È un po’ come lo skateboarding che adesso è diventato uno sport mainstream.
Chi sono i clienti della sua galleria?
Il pubblico è misto ci sono collezionisti giovani ma anche quegli adulti. Alcuni comprano perché gli piace, altri invece lo fanno per investimento. Anche a livello geografico il pubblico è misto, londinesi ma anche acquirenti online da tutte le parti del mondo. È un mercato molto veloce.
Cosa pensa della connessione tra la street art è la politica?
Il vero potere della street art è che si può esprimere il proprio pensiero. È così che accade se qualcuno vuole lanciare il proprio messaggio su Trump, la Brexit o l’Ucraina. La storia della stencil art è questa come testimonia Black le Rat.
Per concludere, come giudica il rapporto tra la street art è le città?
La street art sta cambiando le città rendendole più cool.
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