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Perché Mediaset ha scelto di portare la sua sede in Olanda

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Piersilvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset (Getty Images)

Mediaset porta la sua sede legale in Olanda, costituendo una holding che contiene anche Mediaset Espana. L’annuncio nella serata di ieri. Nasce così MFE – Mediaforeurope, che sarà quotata sia a Milano sia a Madrid.
Non vi è – come qualcuno ha frainteso – la finalità di approfittare del benevolo approccio fiscale offerto dai Paesi Bassi alle compagini societarie, dato che la sede fiscale rimarrà in Italia. Allo stesso modo Mediaset ha reso noto che non ci saranno cambiamenti nelle società operative in Italia e in Spagna.

Il Biscione ha spiegato che l’operazione ha lo scopo di facilitare le alleanze internazionali (con risparmi tra i 100 e i 110 milioni entro il 2023). La domanda è: non si poteva fare la stessa cosa rimanendo in Italia? Non si poteva cioè guidare un processo di aggregazione mantenendo la base nel nostro Paese? Dopo tutto proprio pochi giorni fa Mediaset ha annunciato l’acquisizione di una quota di circa il 10% nella tedesca ProSiebenSat dal suo quartier generale di Cologno Monzese.

La risposta è negativa. Lo stabilirsi in Olanda permette infatti margini di manovra molto più ampi al fine di mantenere saldamente nelle mani dell’attuale controllante Fininvest quello che potrebbe con il tempo diventare un broadcaster europeo ancora più grande. Una scelta quindi quasi obbligata per intraprendere la strada della crescita dimensionale e non diventare invece preda.

Il punto di partenza è la strutturazione dell’operazione di fusione che prevede che al termine dell’incorporazione delle attività spagnole con quelle italiane la holding Fininvest abbia il 35,43% della nuova entità. Ma successivamente è previsto un buy back sulle azioni proprie per un totale di 280 milioni che farà salire il numero dei diritti di voto.

Oltre a ciò la normativa olandese permetterà di usufruire di una governance che consente al socio di controllo di stabilire quanti diritti di voto associare a ciascun titolo posseduto, fino a un massimo di dieci. E proprio dalla nota con cui Mediaset ha annunciato l’operazione si apprende che Fininvest potrà esercitare fino a tre voti per ogni titolo ordinario in portafoglio, grazie all’attribuzione di due azioni speciali per ciascuna azione detenuta. Nella nota si legge infatti che “MFE – Mediaforeurope adotterà un meccanismo di voto speciale volto a incentivare lo sviluppo e il coinvolgimento continuativo di una base stabile di azionisti di lungo periodo così da rafforzare la stabilità del gruppo, attraverso l’assegnazione agli azionisti MFE – Mediaforeurope di lungo periodo azioni a voto speciale, che conferiscono diritti di voto ulteriori al diritto di voto attribuito da ciascuna azione ordinaria MFE detenuta”.

In particolare il meccanismo di voto speciale prevede la legittimazione a 3 diritti di voto e l’assegnazione di azioni a voto speciale A. Trenta giorni dopo la data di efficacia della fusione, gli azionisti Mediaset e Mediaset España che ne abbiano fatto richiesta e che abbiano continuato a detenere le azioni sino alla data di assegnazione saranno legittimati ad avere 3 diritti di voto per ciascuna azione ordinaria MFE detenuta. A tal fine, trenta giorni dopo la data di efficacia della fusione MFE emetterà azioni a voto speciale munite di 2 diritti di voto ciascuna aventi valore nominale pari a 0,02 euro (azioni a voto speciale A) e assegnerà tali azioni agli azionisti legittimati di Mediaset e Mediaset España.

Il risultato sarà dunque quello di una maggiore stabilità della compagine azionaria anche quando, come atteso, la nuova Mediaset europea dovesse far rientrare nel proprio perimetro nuove attività in qualità di polo aggregante, magari attraverso operazioni carta contro carta, ossia di scambio azionario con altre realtà.

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