Innovation

Le notizie corrono sull’app

Il team di upday

Articolo apparso sul numero di giugno 2019 di Forbes. Abbonati

Come si diventa una delle cinque risorse web più utilizzate d’Italia in meno di tre anni? Semplice, mettendo insieme il meglio dell’esperienza del giornalismo tradizionale con ciò che la tecnologia può offrire, sia in termini di personalizzazione dell’offerta sia di fruibilità delle notizie in qualunque momento e luogo.

È il segreto alla base del successo di Upday, il primo servizio europeo di notizie in tempo reale su smartphone. L’app, frutto di una partnership strategica tra il primo editore digitale europeo, la tedesca Axel Springer, e Samsung, nel giro di tre anni ha scalato le classifiche del gradimento da parte dei lettori italiani, raggiungendo secondo dati Audiweb quasi 2 milioni di utenti giornalieri. Oggi Upday è la prima app di news sia in Italia sia in Europa e occupa saldamente il quarto posto tra i brand italiani per total digital audience.

Naturalmente parte della forza di Upday deriva dal fatto di essere preinstallata su tutti gli smartphone Samsung Galaxy di ultima generazione in 16 Paesi europei, tra cui l’Italia (su altri modelli Samsung può essere scaricato dal Play Store), e anche sullo schermo della tv di casa. Le migliori notizie del giorno di Upday arrivano infatti anche in salotto, perché il servizio è disponibile sui televisori Samsung Qled. Ma a ciò – come detto – vanno aggiunte la componente tecnologica e quella umana.

Giorgio Baglio, Country Manager per l’Italia.

Al centro dell’app c’è infatti un team editoriale formato da giornalisti professionisti che sceglie il meglio della produzione giornalistica tra centinaia di fonti e le propone come “top news” ai lettori. A queste si affiancano altre notizie che vengono proposte da un algoritmo, capace di selezionare quelle più adatte per il singolo lettore e quindi anche di migliorare nel tempo le proposte sulla base delle abitudini di lettura personali. Il team editoriale realizza internamente un approfondimento giornalistico al giorno ed effettua anche un altro lavoro molto importante in tempi di overload informativo: segue le notizie più importanti della giornata e le riassume, offrendo sempre la possibilità di approfondire sui siti di altri editori.

Ed è proprio quest’ultima la forza di Upday. Perché il traffico passa direttamente dalla app fino alle pagine degli editori, che trovano quindi nell’applicazione non un nemico da combattere, ma solo un mezzo per veicolare meglio i loro contenuti, con un reciproco vantaggio.

Che dunque il modello funzioni per tutte le parti coinvolte e dal punto di vista degli accessi lo dimostrano i numeri, ma sarà anche sostenibile sotto il profilo puramente economico? “In tre anni siamo arrivati a break-even”, spiega Giorgio Baglio, l’uomo che riunisce in sé le figure di direttore responsabile e di country manager di Upday per il nostro paese, con attribuzioni quindi sia in ambito redazionale sia di organizzazione della struttura in Italia. “Il modello è fondamentalmente basato sulla pubblicità. Una pubblicità che è sulla app e non nei contenuti. Perché scorrendo tra una card e l’altra (le schede che contengono le news, ndr) compare l’advertising”, nelle forme di native, display e video, tra cui le innovative snapstories. E anche qui la tecnologia fa la differenza. Perché grazie alla targhettizzazione permessa dalla mole di dati cui l’app dispone, Upday può intervenire su un contenuto pubblicitario in tempo reale. “I contenuti sono sviluppati internamente e verificando sempre il click-through rate o Ctr (sinteticamente, la percentuale di click che misura l’efficacia di una campagna pubblicitaria online ndr). Ciò ci consente di ottimizzare la campagna in base ai risultati e migliorare la nostra offerta verso i clienti”.

Già ora il sistema Upday è diventato a tutti gli effetti uno dei big dell’informazione in Europa, ma i progetti non sono finiti. “Quest’anno avremo grandi novità”, dice ancora Baglio. “Upday for Samsung rimarrà esclusivo, ma con Axel Springer arriveremo su altre piattaforme con altri prodotti editoriali”. L’editore tedesco creerà quindi una nuova app disponibile su altre piattaforme con altri prodotti editoriali, arrivando così a coprire anche gli utenti che fino a oggi non hanno avuto accesso a nulla di analogo ad Upday sui loro dispositivi.

Abbastanza? Non ancora. “In più stiamo puntando sui podcast e abbiamo siglato un contratto con una grande casa automobilistica tedesca per portare le news, aggregate in base alle preferenze del singolo utente, all’interno dell’abitacolo”. Non ci sarà dunque una trasmissione registrata, ma un sintetizzatore che leggerà le notizie aggregate nel migliore dei modi per un determinato ascoltatore.

Se qualcuno stava cercando la nuova frontiera del giornalismo probabilmente, dopo quanto letto fin qui, ha trovato un’idea. Quella che però oggi può apparire semplicemente la naturale evoluzione dell’informazione nell’era digitale non era affatto scontata quando, a soli 32 anni, Baglio ha deciso di raccogliere la sfida (e la fiducia di Axel Springer). “Era il Natale del 2016 e da otto anni lavoravo all’Agi nella redazione esteri. Un head hunter mi scrisse dicendomi che erano alla ricerca di un editor in chief per una app. Una scelta non semplice all’epoca. Il successo non era necessariamente scontato. I cinque redattori che lavorano ad Upday, tutti con contratto giornalistico, sono i veri autori dei risultati che abbiamo raggiunto: un gruppo di persone dove il più anziano, a 35 anni, sono io”.Un gruppo che ha saputo leggere prima di altri quale inclinazione avrebbe preso la fruizione delle notizie. E anche anticipare il bisogno di informazione di valore che anni di fake news hanno fatto emergere: “L’informazione presente e futura viene dal mobile”, dice Baglio. “Ma pur cambiando lo strumento, la qualità, la verifica delle fonti e la deontologia professionale non potranno che rimanere le stesse del giornalismo tradizionale”.

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