Sono velocissime, di design futurista e, soprattutto, sono ecologiche. Le macchine della Formula E (come la Formula Uno, ma con macchine elettriche eco-friendly) sono state scoperte da Leonardo Di Caprio da tempo, ma è stato durante una corsa a Red Hook, quartiere supermergente di Brooklyn, presso New York, che all’attore è venuta l’idea di realizzare addirittura un documentario come produttore: “And We Go Green”, che ha presentato, di recente, in tutta la sua completezza al Toronto Film Festival. Mentre Leo, come lo chiamano gli amici, sorride e preferisce non commentare, è l’amico, attore e regista, Fisher Stevens, a raccontare. Stevens si è distinto sia per aver vinto un Oscar per il documentario “The Cove” come co-produttore, che per aver lavorato con Leo a un altro acclamato documentario sul cambiamento climatico, “Before the Flood”. “Leo mi ha telefonato quel giorno dicendomi di raggiungerlo. Sono arrivato a Red Hook, che non è nemmeno troppo distante da dove vivo io, e l’ho trovato trasformato con un circuito automobilistico incredibile. Leo era entusiasta, perché mi ha spiegato come avremmo raccontato la storia dei piloti e del loro impegno a essere in questa categoria, destando in questo modo interesse sulla salvaguardia ambientale”, spiega Stevens. “L’idea mi piaceva, ma non sono mai stato un appassionato di automobilismo. Per questo ho scelto di farmi fiancheggiare dal fotografo e regista britannico Malcolm Venville, che, invece, era un esperto dell’argomento, al punto che per un periodo aveva sognato di divenire proprio un corridore automobilistico. Abbiamo pensato a un progetto che fosse una sorta di film alla Steve McQueen, ma con nuova energia ecologica, con la volontà di evolvere in un mondo migliore” dice.
Leonardo Di Caprio, che in questo progetto ha agito come produttore, ha deciso di dedicare la sua vita alla salvaguardia dell’ambiente, della natura e degli animali, quando ha creato la sua fondazione, la Leonardo Di Caprio Foundation (www.leonardodicaprio.org), nel 1998. “Ho avuto la passione per gli animali fin da quando ero bambino” ha commentato. “E ora, sento mio dovere fare qualcosa per cercare di salvare il pianeta” ha sostenuto. Del resto, Leo ha guidato automobili elettriche fin dal principio, quando ancora quasi nessuno le usava, dato che ora sono divenute molto di moda. Ed è sempre stato attratto dal potere della tecnologia per contribuire a evolvere in meglio, per un futuro migliore. In una scena di “And We Go Green” lo si vede scoprire Aquafuel, una combinazione di alghe marine con olio da cucina di recupero, che serve per caricare le batterie.
La storia segue le vite vere di alcuni dei principali piloti del settore, come il francese, Jean-Eric Vergne, detto JEV, segnato dal dramma di aver perso un caro amico in un incidente, il britannico Sam Bird, il brasiliano Nelson Piquet Jr, figlio del famoso pilota Nelson Piquet. Non si tratta solo di vincere, o della competizione automobilistica, ma di scoprire la passione di uomini che credono in una causa. “Ci siamo resi conto, anche su consiglio di Leo, che il modo migliore per destare vasto interesse sul cambiamento climatico era di realizzare un film sulle persone, i corridori automobilistici che sono visionari e innovatori, perché credono nella nuova tecnologia elettrica che portano in molte città del mondo” aggiunge Stevens.
Tra i produttori (anche intervistato nel documentario), c’è l’uomo d’affari spagnolo Alejandro Agag, presidente di Addax Capital LLP. Ha contribuito, con Flavio Briatore, a diffondere la popolarità della Formula Uno acquisendone i diritti per la TV spagnola, anche se dal 2014 si è buttato nelle competizioni di Formula E Championship, organizzando gare a Beijin, Putrajaya, Punta del Este, Buenos Aires, Miami, Long Beach, Berlino, Mosca e Londra. “Quando cominciai a investire nelle macchine da corsa elettriche, non ero sicuro di cosa sarebbe accaduto. C’è stato un momento in cui pensai davvero che avremmo fallito. Ma, ora, a vedere tutto questo accadere, credo che forse stiamo andando nella direzione giusta”, ammette Agag. “Come si vede nel nostro documentario, abbiamo avuto addirittura Papa Francesco che ha benedetto una delle nostre macchine, quando eravamo a competere a Roma. Abbiamo perfino la “benedizione dall’alto” adesso! (Ride, n.d.r.) E, un Papa non ha mai benedetto una macchina di Formula Uno” racconta.
“E’ stato strano rivedersi su un grande schermo, perché si tratta delle nostre esistenze, non è finzione, ma vita vera”, riflette Nelson Piquet Jr. “Questa professione porta a un’altalena di emozioni, con alti e bassi. E, in particolare, gli ultimi cinque anni sono stati molto importanti, abbiamo appreso molto di un modo di guidare che rende il nostro pianeta più pulito”, precisa. “Ho creduto nelle macchine elettriche da corsa da subito e sono uno dei pochi corridori ad aver partecipato da ogni competizione”, sostiene Sam Bird. “Sono convinto che questa tecnologia che ammirate ora diverrà ben presto antiquata. Siamo solo al principio. Allo stesso modo stiamo anticipando il futuro dei veicoli elettrici del domani. Tutti devono sentire la responsabilità di cercare di fare di più per contribuire alla causa ambientalista”, pensa. “Anch’io sono rimasto molto colpito dai progressi della tecnologia che è evoluta moltissimo in tempi brevi. La Formula Uno è stata l’incubatore di tutte le nuove tecnologie e adesso noi rappresentiamo il futuro con le macchine elettriche”, sottolinea Jean-Eric Vergne. Mentre la Formula E sta divenendo sempre più popolare, sono sempre più le aziende interessate a lasciarsi coinvolgere, come Mercedes, Audi, Jaguar o Porsche in Occidente, Mahindra in India, NIO in Cina.
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