mario draghi scrive un suo pensiero sul coronavirus
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Mario Draghi, il civil servant capace di ammansire la Bundesbank

Il presidente della Bce (Mario Draghi)

Oggi pomeriggio a Francoforte sul Meno una cerimonia solenne celebrerà la fine del mandato – otto lunghi anni – di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea.

Intervistato dal Financial Times, Francesco Giavazzi, suo grande amico, ha detto che Draghi è “cool”, rimane pacato e tranquillo in situazioni complesse, anche quando gli altri perdono la trebisonda: “Siamo stati a un passo dal default nel 1991/2, ma Mario non si è mai scomposto, ha sempre dormito beatamente”.

Questo suo stato deriva certamente dal suo carattere innato, dalla sua enorme conoscenza di politica monetaria – riconosciuta da tutti – ma anche dalle sue capacità negoziali, che sono meno note.

L’esperienza come direttore generale del Tesoro dal 1991 al 2001  – chiamato da Guido Carli, ministro del Tesoro del Governo Andreotti VII, su suggerimento di Carlo Azeglio Ciampi, all’epoca governatore della Banca d’Italia – ha consentito a Draghi di confrontarsi e negoziare con persone di grande qualità. Ha avuto come controparti i diversi ministri del Tesoro che si sono susseguiti dal 1991 in poi: Carli, Barucci, Dini, Ciampi, Amato e Visco. E, prima dell’accorpamento nel 1996 nel ministero del Tesoro, esisteva il ministero del Bilancio che ha avuto come protagonisti Cirino Pomicino, Reviglio, Spaventa, Pagliarini, Masera, Fantozzi, Arcelli.

In particolare Draghi si è formato con persone intelligenti e furbe come Paolo Cirino Pomicino, neurologo con ambizioni economico-finanziarie, promosso a ministro del Bilancio. Durante il dibattito sulla Legge Finanziaria, quando Guido Carli lasciava nel pomeriggio gli scranni in Parlamento colpito da un’asma fortissima, ci pensava Pomicino a invertire i buoni propositi di taglio della spesa e redigere un bilancio di regalie e aiuti a tutti i quanti, specie nei collegi della Campania. Tanto il debito pubblico lo paga Pantalone e le nuove generazioni!

Queste esperienze al Tesoro hanno temprato Draghi, capace di discernere le intenzioni dei suoi numerosi interlocutori. Sono in molti a rievocare l’intervento di Draghi nel luglio 2012 a Londra quando con tre parole “Whatever it takes” riuscì a invertire le aspettative del mercato, che puntava sul disfacimento dell’euro. Pochi sanno quanta fatica fece per “coprirsi” dal fuoco nemico. Costruì nel tempo una relazione di fiducia con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e con il primo ministro Angela Merkel.

Secondo il Wall Street Journal, Draghi a Londra parlò senza informare i banchieri centrali nazionali europei. Paventando la reazione del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, Draghi la sera stessa chiamò Schaeuble e gli chiese di difendere pubblicamente l’operato della Bce. Draghi chiamò anche il presidente francese Hollande e gli chiese una dichiarazione di supporto congiunta con la Merkel, ben sapendo che la Bundesbank sarebbe stata contro le operazioni di Quantitative Easing. Come disse Jacques Delors, uno dei padri dell’euro: “Non tutti i tedeschi credono in Dio, ma tutti credono nella Bundesbank”.

Come negli accordi, sia Schaeuble che il duo Merkel-Hollande difesero l’operato della Bce. Nelle parole del WSJ: “Berlin had broken with the Bundesbank, Mr Draghi had the cover he wanted”.

SuperMario, come è stato soprannominato, come tutti i grandi, ha tratti di umiltà e riconosce gratitudine verso i propri maestri, in primis Federico Caffè, con cui si è laureato. Ma non solo. Anche verso coloro che gli hanno insegnato l’importanza dell’indipendenza di giudizio e lo spirito critico. Prima di partire per Francoforte, nel 2011, Draghi si sentì in dovere di ricordare le qualità di Paolo Baffi, governatore della Banca d’Italia dal 1975 al 1979: “Il fatto che la legge sancisca, come oggi avviene in ambito europeo, l’autonomia della Banca centrale non è tutto: per essere piena e operante, l’autonomia abbisogna di un retroterra culturale e morale che si chiama indipendenza di giudizio, rigore analitico, impegno civile”.

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