Articolo tratto dal numero di dicembre 2019 di Forbes. Abbonati
Il microcredito in rampa di lancio con il crowdfunding. Questa la svolta attesa dagli operatori del settore e di cui iniziano a vedersi i primi incoraggianti segnali, come racconta a Forbes Italia il team di Microcredito di Impresa, la startup fintech autorizzata da Banca d’Italia a prestare, come stabilito dalla normativa di riferimento, fino a un massimo di 35mila euro a startup, piccole imprese o professionisti con anzianità inferiore ai cinque anni.
A fine ottobre ha deciso di sfruttare il crowdfunding lanciando una campagna su BacktoWork che è in poco tempo andata in overfunding rispetto agli obiettivi minimi di raccolta che si era posta.
“Vogliamo imprimere una svolta al settore del microcredito, che offre grandi opportunità sia agli investitori di equity che di debito”, spiega Massimo Laccisaglia, amministratore delegato di Microcredito di Impresa e presidente di Innovative-RFK, tra i soci fondatori. “Ci piace questo settore perché coniuga forti esternalità positive con ottime opportunità di ritorno per gli investitori”. Ma il microcredito ancora non è decollato in Italia se è vero che la domanda potenziale da parte di tutti questi soggetti privi di storia creditizia viene stimata dal ministero dello sviluppo economico in oltre un miliardo di euro l’anno. Ed è qui che entra in campo BacktoWork, la piattaforma di crowdfunding fondata da Alberto Bassi (di cui qui vi abbiamo raccontato la storia) grazie alla quale Microcredito di Impresa mira a realizzare un aumento di capitale fino a 5 milioni di euro con l’obiettivo di prendere la guida di questo mercato a livello italiano.
“Anche se gli operatori di microcredito sono ancora pochi, 13 società in tutta Italia, questo settore è ormai pronto per una crescita esplosiva”, dice convinto Diego Rizzato, direttore generale di Microcredito di Impresa. “Per questo ci stiamo dotando dei capitali necessari per stabilire rapporti di partnership con gli istituti bancari, che, pur potendo erogare direttamente microcredito, di fatto ci manifestano spesso la preferenza ad operare tramite un soggetto specializzato, come noi”. Ma la raccolta di funding non si ferma alle banche, la società sta già lavorando con alcuni fondi di debito che sottoscriveranno obbligazioni per poter mixare la provvista oltre che con alcuni istituti specializzati nell’acquisto o cartolarizzazione dei finanziamenti erogati dopo un periodo di ammortamento concordato, confidano Laccisaglia e Rizzato.
Se tutte le potenziali offerte di microcredito a professionisti, startup e pmi fossero soddisfatte potrebbero nascere 40mila nuove imprese l’anno e 100mila nuovi posti di lavoro.
La domanda reale, però, è oggi inferiore al 10% di questo potenziale. Un punto su cui gli operatori del microcredito come Microcredito di Impresa fanno particolare affidamento per sfondare nel mercato è la garanzia dell’80% da parte del Fondo di Garanzia che assiste i micro-prestiti, come prevede la normativa di riferimento, il decreto attuativo dell’art. 111 del TUB n. 176/2014 e le relative disposizioni attuative della Banca d’Italia.
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