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A quale azienda non piacerebbe scoprire la formula adatta per ridurre lo stock dei prodotti a magazzino del 50%? O trovare la chiave per efficientare i processi in modo tale da aumentare la produzione fino al 10%? Perché è proprio questo il livello fino a cui sostiene di essere in grado di alzare l’asticella Cybertec, italianissima azienda che ha base a Trieste, specializzata in software per la pianificazione e schedulazione della produzione in aziende manifatturiere.
Alla guida di un team composto da cinquanta professionisti, tra la sede di Trieste e quella di Padova, c’è da trent’anni il fondatore e ceo Helmut Kirchner, “progettato in Germania ma costruito in Italia”, come dice di sé con una buona dose di ironia.
Kirchner, papà tedesco e mamma dalmata, dopo la laurea in ingegneria elettronica, inizia a lavorare in Ansaldo, dove ha ricoperto l’incarico di responsabile dei sistemi informativi a Monfalcone. Qui un capo lungimirante lo manda diverse volte all’estero ed è in America che studia da vicino soluzioni già a suo tempo all’avanguardia nel campo in cui opera e di cui fa tesoro.
Gli anni ’80 sono quelli del “computer integrated manufacturing”, ricorda Kirchner, “un concetto che allora si ripeteva con una certa insistenza e con modalità che possono ricordare quelle con cui si parla oggi di industria 4.0”.
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Tanto rimane impressionato da ciò che vede oltreoceano Kirchner che, dopo aver consultato la moglie, decide di correre il rischio: si mette in proprio e progetta quello che in gergo tecnico è definito uno “schedulatore a capacità finita”. In Italia non ce ne sono ancora in circolazione ma lui ne ha visto uno al Mit di Boston e intuisce che l’idea può avere mercato.
Col primo cliente fa bingo: si tratta dell’acciaieria Falck a Milano e ne seguono altri, tra cui Ansaldo e Fiorentini; scorrendo l’elenco dei più recenti spiccano, invece, nomi del calibro, tanto per fare un esempio, del colosso dell’automazione industriale ABB, mentre tanti altri preferiscono rimanere anonimi per ragioni di riservatezza e preservare i vantaggi competitivi.
Cybertec fattura oggi 6 milioni di euro, di cui il 30% all’estero, ma i competitor non mancano nella nicchia degli Aps (acronimo che sta per Advanced planning & scheduling system, come viene definito oggi il comparto).
E anche se “è trent’anni che facciamo lo stesso tipo di prodotto”, un prodotto che, tiene a precisare Kirchner “viene regolarmente acquistato da realtà che possono permettersi qualunque tipo di spesa”, aggiunge, “non è sempre stato tutto rose e fiori”. Come quando, nel 2000, con il boom dei sistemi Erp (Enterprise resource planning), Cybertec ha subito un momentaneo rallentamento.
Ma avere un buon software in grado di pianificare e schedulare in dettaglio la produzione consente di gestire in relativa sicurezza le previsioni di vendita, anche in presenza di imprevisti picchi o cali, riducendo gli sprechi e ottimizzando il ciclo. In pratica, spiega Kirchner con un’immagine eloquente, “miglioriamo la qualità del pilotaggio e anche le prestazioni” di quelle complesse macchine che popolano gli stabilimenti delle moderne manifatture.
Quelle italiane, assicura il fondatore, “sono le manifatture più complesse al mondo”. È forse per questo motivo che i prodotti di Cybertec – di cui il fiore all’occhiello è CyberPlan – piacciono ai clienti, nuovi e consolidati, che sono sempre disposti a pagarli, anche a fronte delle più convenienti offerte messe in campo dai colossi dell’Erp, e anche quando, conclude Kirchner, questi ultimi vengono messi a disposizione gratis.
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