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Alessandro Florenzi ci ha raccontato perché ha investito nell’eSport

Daniele De Rossi e Alessandro Florenzi con la maglia della Roma.(Photo by Michael Regan/Getty Images)

Articolo tratto dal numero di marzo 2020 di Forbes Italia. Abbonati. 

C’erano una volta i capitani coraggiosi. E ci sono ancora. Solo che al posto di imprenditori o raider pronti a una scalata o a investire in nuove imprese oggi i capitani sono quelli che la fascia al braccio l’hanno portata per davvero.

Nel caso specifico si tratta di due “giallorossi per sempre” come Alessandro Florenzi e Daniele De Rossi. Insieme nell’agosto 2019 hanno deciso di investire in una startup tecnologica, che fosse però vicina alle loro passioni e al loro modo di essere: una società di eSport quindi. Una di quelle dove squadre di giocatori reali si sfidano su campi virtuali in competizioni di gaming agonistico usualmente strutturate in veri e propri tornei. Un fenomeno che sta esplodendo a livello mondiale per numero di seguaci e per il giro d’affari in grado di generare (a fine 2019 i ricavi complessivi del settore hanno superato per la prima volta il miliardo di dollari), tanto da attirare club professionistici che hanno aperto le loro sezioni di gaming competitivo e l’attenzione di un novero sempre più nutrito di brand di tutti i settori pronti a investirvi.

Per Florenzi e De Rossi l’intuizione si è tradotta nell’investimento in Mkers, startup fondata da Paolo Cisaria, Thomas De Gasperi, Daniele Ballini, Amir Hajar che oggi conta su una fanbase totale di oltre due milioni e mezzo di follower, un palmares di rilievo in ambito internazionale e un team attualmente sponsorizzato da Armani (con A|X Armani Exchange).

Nata nel 2017 e subito salita sul terzo gradino del podio del format B Heroes promosso da Sky e Intesa Sanpaolo raccogliendo 200mila euro di finanziamenti, Mkers ha successivamente visto entrare nel capitale i due calciatori, che oggi detengono una quota del capitale di circa il 15% ciascuno.

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“L’idea di entrare in questo mondo in un momento in cui nessuno aveva ancora la predisposizione verso gli eSport”, esordisce Florenzi, neo acquisto del Valencia in prestito dalla Roma, “è partita da Max Sardella, che gestisce la mia immagine, e si è concretizzata con Luca Beccaceci, mio consulente di business management. Per me si è trattato di un investimento finanziario. Rispetto però a un investimento classico, che so immobiliare, mi sento molto più attivo, lo sento vicino ai miei tempi e anche alle mie passioni. Ci sono naturalmente differenze tra gli eSports e lo sport tradizionale, ma a livello di engagement rappresentano sicuramente il presente e soprattutto il futuro dell’intrattenimento sportivo”.

Per questo motivo il lancio di Florenzi sugli eSport potrebbe rivelarsi di lunga gittata. “Inizialmente è stato uno sfizio che mi sono tolto e una scommessa su una cosa che in quel momento partiva da zero, ma credo che potrebbe scoppiare, a livello mediatico e di incassi. Basta guardare i giovani per capire che vivono già in un’altra era: il gioco e lo streaming sono diventati il maggiore intrattenimento della nostra generazione. È il motivo per cui per me quello in Mkers è un investimento di lungo periodo”.

Paolo Cisaria, che Florenzi, mutuando l’espressione dal gergo calcistico, definisce una sorta di “direttore sportivo della squadra” è una delle anime del progetto Mkers. Cisaria parte spiegando che “oggi la franchigia può contare su un roster di oltre 30 giocatori provenienti da 12 paesi”. Perché gli eSport da questo punto di vista funzionano in maniera non dissimile da altri sport, con i migliori talenti che vengono contesi tra i diversi team a colpi di offerte. E proprio da questi cambi di casacca e dalle conseguenti plusvalenze le società di eSport possono trarre parte delle loro entrate. Per il resto la strategia commerciale è quella dei team sportivi convenzionali, che comprende sponsorizzazioni, diritti media e merchandise.

“Mkers può essere considerata una media company”, spiega Cisaria, “la squadra è l’elemento principale ma non l’unico. I ricavi arrivano principalmente dalle sponsorizzazioni e dai passaggi pubblicitari”. Per fare un esempio, a dicembre 23mila persone hanno scaricato in Fifa, uno dei principali videogiochi sul calcio, il kit di Mkers, giocando un milione e mezzo di partite. Con un risultato enorme in termini di esposizione per qualsiasi brand che avesse preso il suo posto all’interno del kit (ad esempio apponendo il suo nome sulle maglie della squadra).
Così in tre anni il fatturato ha avuto una crescita esponenziale da 5mila a 600mila euro.

Un altro fronte di generazione di ricavi (oltre ai montepremi) è quello costituito dalla presenza agli eventi dei giocatori della squadra. E anche qui i numeri sono impressionanti: l’ultima Milano Games Week ha attirato 500mila paganti, mentre la kermesse romana di Romics ha coinvolto 170mila visitatori.

Finisce qui? Neanche per sogno. Dice ancora Cisaria: “Stiamo preparando una piattaforma di scouting proprietaria e un format televisivo in arrivo in cui verrà raccontata la vita di un pro player, una sorta di docu-reality all’interno del quale sarà offerta la possibilità di vincere un contratto con i Mkers”. “Insomma Florenzi, ha dimostrato di avere davvero una gran bella visione di gioco puntando sugli eSport”, diciamo all’ex capitano della Magica. “Era il momento giusto per fare questa mossa. Ora stiamo valutando altre startup in cui investire. E chissà, potrei continuare a fare l’imprenditore, magari in Spagna”.

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