Articolo tratto dal numero di aprile di Forbes Italia
Antonella Scaglia, ingegnere, è una donna di successo, conquistato con il passo doppio: affabile ed empatica nei rapporti personali, determinata e scrupolosa in quelli professionali. Il gruppo Imq, con i suoi 112 milioni di fatturato e 730 dipendenti, con sedi in diversi paesi e mondo, è leader nei servizi di valutazione di conformità, vale a dire certificazioni di prodotti, di sistemi di gestione, di figure professionali, prove e servizi di ingegneria sperimentale, ispezioni.
Quando, sei anni fa, Antonella Scaglia è arrivata nel quartier generale di via Quintiliano a Milano, i soci di Imq avevano maturato la convinzione che servisse dare un nuovo impulso al gruppo, che mostrava qualche area di debolezza e, nel complesso, presentava da un po’ di anni risultati stazionari. Insomma, ci voleva un manager che potesse preparare e gestire un innovativo Piano di sviluppo.
“Sì”, conferma Scaglia. “Alla fine quel manager l’hanno trovato ed ero io. Così, quando sono arrivata, ho dedicato un po’ di tempo a conoscere il gruppo e il settore nel quale operava. Poi ho preparato un progetto di sviluppo che prevedeva tre direttrici principali: essere un gruppo a tutti gli effetti; rafforzare la presenza all’estero; estendere e diversificare la gamma dei servizi offerti al mercato. Nel 2015 il progetto ha ottenuto l’approvazione da parte dei soci di Imq e siamo partiti”.
Bene. E ora a che punto siamo?
Siamo decisamente a buon punto: il gruppo è stato completamente riorganizzato, sia a livello di struttura societaria sia a livello di processi operativi. Ci tengo però a sottolineare che le organizzazioni devono essere dinamiche e capaci di esprimere una trasformazione continua in relazione alle esigenze che mutano continuamente nel mercato e, quindi, se uno degli obiettivi dell’organizzazione è di rappresentare, come lo è per il nostro gruppo, un riferimento di eccellenza per il mercato, questo processo non arriva mai alla fine.
È cambiato qualcosa anche nella struttura societaria?
Sì. Nel 2016 è divenuta operativa Imq Group, la holding del gruppo, di cui io sono amministratore delegato, con compiti di direzione strategica e coordinamento operativo di tutte le altre società. Le società più piccole del gruppo sono state poi fuse per incorporazione nelle società maggiori delle due aree di riferimento delle attività storiche, l’area di valutazione della conformità (conosciuta anche con l’acronimo inglese Tic– Testing, Ispection, Certification) e l’area automotive. Sono state costituite nuove società all’estero, passando da una presenza solo in Spagna e Cina a una presenza in sei paesi: oltre ai due già mezionati, Germania, Polonia, Turchia ed Emirati Arabi Uniti.
Una rivoluzione copernicana, come si direbbe.
In effetti per fare tutto questo abbiamo attivato una strategia di integrazione mirata, investendo anche molto nella comunicazione interna e nell’immagine, per costruire da subito non solo chiarezza di ruoli e obiettivi ma anche un forte senso identitario e di appartenenza al gruppo.
Immagino che non sia finita qui.
Di sicuro il percorso continua e il 2020 ci vedrà particolarmente impegnati in acquisizioni di aziende operanti in una terza area di business: il settore engineering, per perseguire la diversificazione dei servizi prevista nel progetto di sviluppo.
Guarda l’intervista ad Antonella Scaglia in ForbesLEADER
In cosa consiste la vostra attività? Faccia qualche esempio pratico.
Facciamo prove, valutazioni, certificazioni. Praticamente su tutto: prodotti, aziende, ma anche persone. Valutiamo, per esempio, attraverso degli esami, se un project manager selezionato da un’azienda ha effettivamente i requisiti per ricoprire quel ruolo. Oppure verifichiamo se un prodotto industriale o alimentare è conforme alle norme di sicurezza ma anche se garantisce le performance dichiarate o richieste. Per esempio, stiamo lavorando sull’auto a guida autonoma.
Che tipo di professionalità hanno i suoi collaboratori?
I nostri team hanno un’expertise e profili fortemente tecnici, pur in diverse varianti. Il core del nostro lavoro è l’attività di prova e verifica della conformità di svariate tipologie di prodotti e processi, dai beni di consumo elettrici all’automotive, dai dispositivi medici ai materiali da costruzione, dall’agroalimentari al packaging. Le professionalità maggiormente presenti sono gli ingegneri, i fisici, i chimici ed i periti industriali. Una grande squadra di super tecnici.
Che tipo di rapporto ha con loro?
Ho cercato di conoscerli al meglio fin dal mio primo giorno. Ho cercato di entrare nell’operatività di tutti, per capire le modalità lavorative, le aspettative, il mood e la loro visione dell’azienda; con i collaboratori di primo livello ho poi uno stretto rapporto quotidiano, sempre improntato al confronto e all’assertività. Oggi mi sento di affermare che ho una grande squadra, fatta di manager con buona professionalità, che condividono gli stessi valori e che contribuiscono con entusiasmo all’attuazione del progetto di sviluppo che abbiamo avviato.
Può raccontare una case history della certificazione più simpatica o inconsueta che le è capitata in questi anni?
La case history più inconsueta riguarda la valutazione della conformità di un’apparecchiatura per la demolizione dei grattacieli: una macchina modulare autodiscendente, con la capacità di adattarsi alla forma di qualsiasi struttura da demolire. Un sistema intelligente che scendendo lungo la superficie del grattacielo lo distrugge, contenendo e racchiudendo al suo interno tutto ciò che la demolizione produce, come vetri, macerie, detriti, rumori, vibrazioni, polveri o acqua nebulizzata.
Ha trovato difficoltà, in quanto donna, a gestire una realtà così grande e variegata?
…in quanto donna: devo dire che, nella mia esperienza professionale, non mi sono mai posta il problema di essere uomo o donna. Ho sempre operato le mie scelte sulla base di ciò che ritenevo corretto fare, scelte maturate certamente dopo aver valutato le condizioni esistenti con gli occhi di una donna, perché una donna sono. Non mi sono fatta mai condizionare dall’esistenza di fattori discriminanti, pur non negando che ne esistano. Ritengo che questo atteggiamento, unitamente a un impegno costante e a una forte determinazione, sia stato uno degli elementi chiave che mi ha consentito di compiere il percorso che ho compiuto. Io sono affascinata dalle sfide e anche il gruppo Imq, così variegato e prestigioso, per me lo è stata e lo è tuttora.
Dica la verità. Dall’Ansaldo a Imq, si sente appagata professionalmente?
Certamente. In Imq ho potuto arricchire ulteriormente la mia professionalità, dovendomi calare nelle logiche della erogazione di servizi dopo avere trascorso tutta l’esperienza lavorativa precedente nel mondo della produzione di beni. I risultati ottenuti in questi anni dalle società del gruppo sono per me motivo di soddisfazione e di orgoglio, sentimenti che credo condivisi da tutti i dipendenti, a partire dai miei diretti collaboratori. L’esperienza in Ansaldo Sistemi Industriali rimarrà comunque sempre nel mio cuore: devo confessare che ogni tanto la fabbrica un po’ mi manca.
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