Lifestyle

Un designer italiano ha creato una supercar del mare

Jet Capsule
L’interno del Jet Capsule

“Fin da piccolo ho sempre avuto la penna in mano, mi piaceva immaginare, disegnare ed inventare, ma più che altro sbalordire”. È con questo intento che il designer e imprenditore laziale Pierpaolo Lazzarini – oltre a essere la mente creativa dietro al concept di uno yacth di lusso da 40 metri – ha realizzato Jet Capsule, un’imbarcazione coperta che ha una forma che la rende simile a un’astronave che si era soliti vedere nei film di fantascienza degli anni Ottanta.

Tra i 18 e i 25 anni, inseguendo i sogni a quattro ruote, si è concentrato sul settore automobilistico: “Dopo qualche anno di esperienza, mi accorsi che per quanto creativi si possa essere, bisogna poi confrontarsi con quello che è il mercato. In poche parole, a meno che non si tratti di un’auto volante, è difficile inventarsi qualcosa di radicalmente nuovo”. Da qui la passione per la nautica e la creazione di Jet Capsule, un nuovo segmento di mercato, una vera e propria supercar del mare.

Pierpaolo Lazzarini, designer e imprenditore laziale.

Abbiamo già avuto modo di parlare del lussuoso e futuristico yacth Xenos: esistono degli elementi di design che lo accomunano al Royal Jet Capsule?
Jet Capsule esattamente come Xenos prende le forme di un mezzo extra-terrestre e può essere realizzata completamente in base le esigenze del cliente: partendo da quelli che sono i dettagli estetici e il layout interno, si possono creare diverse funzioni, con infiniti livelli di finitura e personalizzazione.

Osservando Royal Jet Capsule si rimane colpiti dalla forma, che ricorda quella di un’astronave dei film di fantascienza del passato. Dove hai trovato ispirazione per questa barca coperta con questa particolare forma?
La forma rappresenta per me il perfetto involucro per potersi spostare sull’acqua: un jet privato in dimensioni contenute, più facile da gestire di un aereo o di un grande yacht. L’ispirazione viene da una capsula per gli spostamenti ultra veloci che stavo progettando nel 2009. Avevo immaginato una sorta di funivia intercontinentale che trasportava ad altissima velocità e in comfort i passeggeri da un paese all’altro. Una sorta di Hyperloop a cielo aperto. Ci sono voluti quasi dieci anni per arrivare al prodotto che abbiamo oggi: la barca è ora più lunga, più leggera e più potente.



Perché hai scelto di chiamarla Royal Jet Capsule?
Il termine Royal è nato automaticamente dopo la conferma d’ordine del suo acquirente, “Un Principe”, che non solo l’ha acquistata ma insieme a me ha poi concordato personalizzazioni uniche che gli hanno conferito questa denominazione.

Oltre alla forma, quali sono le caratteristiche che rendono preferibile Royal Jet Capsule rispetto a una barca tradizionale?
L’estetica indubbiamente fa la sua parte e definirei la Jet Capsule il primo “Spaceship Coupè”. Rispetto ad altre barche open, a prescindere dalle condizioni meteo, possiamo spostarci facilmente senza avvertire caldo o freddo. Facendo ad esempio il confronto con un gommone, rispetto a quest’ultimo riesce a offrire un livello di comfort superiore, poiché, non essendo un’imbarcazione aperta, il suo abitacolo è estremamente silenzioso e consente di avere una conversazione tra i passeggeri anche durante una lunga tratta di navigazione. Anche muovendoci a velocità sostenute, a meno che non lo vogliamo, possiamo escludere l’ingresso di vento o pioggia nell’abitacolo, proprio come avviene normalmente in un’automobile, con il vantaggio che al suo interno possono stare anche in piedi o seduti, privatamente, fino a 12 passeggeri.

Come “prende forma” in cantiere la Royal Jet Capsule una volta che il cliente ti inoltra un ordine?
Inizialmente laminiamo le scocche, la carena nasce in vetro resina mentre la sovrastruttura viene poi realizzata in fibra di carbonio. In questo modo manteniamo il baricentro del Jet Capsule estremamente basso dandogli la possibilità di navigare anche in condizioni meteo non del tutto ottimali. Dagli allestimenti interni alle motorizzazioni, possiamo fare di tutto con potenze che variano dai 370 cavalli alle nuove versioni bi-motore che raggiungono potenze oltre i 1070 cavalli. Inoltre è possibile equipaggiare le Jet Capsule con sistemi di propulsione ibridi o completamente elettrici. Inizialmente per lanciare il prodotto abbiamo provato a immettere sul mercato le prime unità senza alcun margine di guadagno.

Quanto può arrivare a costare un esemplare?
Oggi il prezzo di partenza di una Jet Capsule si aggira attorno ai € 350.000 e occorrono circa sei mesi per allestirne una. Durante il lasso di questo tempo, offriamo al cliente la possibilità di scegliere dettagli e ingegnerizzazioni su misura a seconda delle proprie esigenze. Per esempio possiamo avere vetri fotocromatici che cambiano la trasparenza a seconda delle necessità e delle condizioni del meteo, un prendisole sul tetto, poltrone passeggeri o, in alternativa, divani trasformabili in una camera da letto con cucina e bagno.

Quali sono gli obiettivi e i programmi futuri di Jet Capsule? Avete in programma ulteriori sviluppi?
Attualmente stiamo sviluppando con Jet Capsule e il mio studio Lazzarini Design, nuove versioni per differenti utilizzi, incrementando la gamma con modelli di varie lunghezze che variano dai 7.80 metri fino ai 40 metri (Xenos) con nuove versioni intermedie di 10 metri e 20 metri che presenteremo nel corso del 2021.

Qual è il vostro cliente “ideale”?
Jet Capsule si propone a una clientela privata o istituzionale, per il trasporto e il diporto, infatti il Jet può essere allestito anche come mezzo di soccorso o pattugliamento. Possiamo dire che si rivolge a tutti coloro che cercano un veicolo innovativo non solo in termini di design ma come nuovo concetto di mobilità acquatica.

Sbirciando un po’ tra i tuoi progetti abbiamo visto quello dell’appartamento galleggiante U.F.O. e quello della città ecosostenibile galleggiante: ce ne puoi parlare?
Non è una novità che ci piacerebbe vivere sul mare, ed è per questo che stiamo sviluppando da tempo diversi progetti di architettura galleggiante, “floating architecture”. Riceviamo quotidianamente tantissime richieste sia per U.F.O. che per Wayaland, sfortunatamente in Italia è estremamente complicato trovare investitori o istituti di credito in grado di sostenere l’innovazione, per questo dobbiamo aspettare che il cliente, individui il progetto diventando lui stesso il nostro primo investitore. Stiamo realizzando a Singapore un primo modulo abitativo di sedici metri e stiamo cercando un primo acquirente in grado di sostenere i costi di un primo U.F.O. in versione 12 e 20 metri.

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