Articolo tratto dal numero di dicembre di Forbes Italia.
Sono comparse nei primi anni 2000 e in breve hanno rivoluzionato interi settori economici. Le compagnie “digital native” – aziende che fanno della tecnologia digitale il cardine del loro business e che esistono principalmente o interamente online – hanno segnato l’ultimo decennio. Oggi, nella corsa per restare al passo con le richieste del mercato, si trova una nuova sfida: la carenza di figure professionali specializzate e di risorse in grado di minimizzare il time to market e massimizzare la capacità di innovazione. Per questo, molte di loro hanno scelto come partner Google Cloud.
“Per i nativi digitali, il cloud da solo non è più un elemento di differenziazione”, spiega Chiara Caroti, head of corporate segment & digital native di Google Cloud. “Oggi, per ottenere un vantaggio competitivo sulla concorrenza, è necessario progettare le applicazioni in modo agile e raggiungere il mercato nel minor tempo possibile. Per farlo, occorre restare concentrati sul proprio business. Molti sviluppatori di applicazioni dedicano invece gran parte del loro tempo alla risoluzione di problemi, piuttosto che alla creazione di nuovi prodotti e su questo possiamo offrire il nostro sostegno”.
Google Cloud supporta quindi le aziende nell’integrazione di tecnologie innovative in tempi rapidi, mettendo a disposizione strumenti creati per la containerizzazione e i microservizi, e dando modo così agli sviluppatori di concentrarsi sulla scrittura del codice e sullo sviluppo. Caso esemplare è quello di Jobrapido, motore di ricerca di lavoro a livello mondiale, che aggrega più di 20 milioni di annunci al mese. Di fronte alla crescente domanda, ai problemi di scalabilità e affidabilità nella gestione dell’analisi e dell’indicizzazione dei dati in tempo reale, si è affidato a Google Cloud Platform. Con Cloud Pub/Sub e App Engine, gestisce oggi oltre 125 milioni di eventi al giorno. Gli sforzi dedicati alla manutenzione sono stati convertiti per il 90% allo sviluppo e i costi complessivi – tenuto conto del risparmio di tempo, dei server e delle licenze – sono stati praticamente dimezzati.
Anche iLMeteo.it ha scelto la nuvola di Google come partner, riuscendo a migliorare le proprie prestazioni e a concentrarsi sullo sviluppo di nuove linee di business. Ed è proprio l’esperienza che iLMeteo.it offre ai lettori che ne fa l’applicazione di previsioni meteorologiche più scaricata in Italia.
“L’innovazione di Google nell’ambito del machine learning e dell’AI consente alle aziende di basare le proprie decisioni su insight predittivi di alta qualità”, aggiunge Caroti. Google Cloud offre infatti ai clienti servizi come l’estrazione di informazioni con smart analytics e intelligenza artificiale e l’ottimizzazione delle prestazioni con database scalabili, gestiti in modo da concentrare gli sforzi sulle esigenze dei clienti. Permette poi di importare, archiviare, gestire e analizzare enormi quantità di dati in pochi minuti, con integrazione di strumenti open source.
La ricerca di un miglioramento della stabilità e della gestione dati hanno spinto a migrare verso Google Cloud anche FiloBlu, società italiana di consulenza on e offline che accompagna i brand nella loro crescita internazionale, specie nel settore fashion retail. La suite di business intelligence sviluppata con la tecnologia Google Cloud ha permesso di raggiungere un maggiore livello di profondità nell’analisi dei big data, aggregando dati per ricostruire il percorso drive-to-store dei loro brand-partner. Grazie ad algoritmi di machine learning su Cloud AutoML, l’esperienza cliente diventa sempre più personalizzata: con l’acquisto di un articolo, per esempio, vengono subito suggeriti prodotti simili da abbinare. Il Google Kubernetes Engine garantisce inoltre continuità del server e scalabilità delle applicazioni. Google Cloud è così non solo partner tecnologico, ma anche acceleratore di business. Secondo il Financial Times, FiloBlu è oggi tra le mille società innovative a più alto tasso di crescita in Europa: +59% tra il 2015 e il 2019, con un +28% di fatturato stimato nel 2020.
Google mette poi a disposizione degli sviluppatori soluzioni che permettono di scrivere un’applicazione una sola volta, per poi eseguirla – su Google Cloud o altrove – senza modifica dell’infrastruttura. “Le aziende digital native che fondano il loro business sulla nostra piattaforma hanno innumerevoli possibilità di collaborazione con un intero ecosistema di partner”, spiega ancora Caroti. “Google Cloud si impegna a favorire l’open-source, il multi-cloud e il cloud ibrido. Consente di utilizzare dati ed eseguire applicativi su diverse tecnologie e in questo modo le aziende non sono costrette a scegliere un’unica soluzione”. Tra i prodotti open source messi a disposizione da Google Cloud c’è TensorFlow, una libreria di software per machine learning. Anthos risolve invece il problema della portabilità delle applicazioni e della dispersione dei dati, e permette ai clienti di eseguire il loro portafoglio software in locale, in un cloud o su più cloud, in modo unificato.
Tra le tante collaborazioni di successo di Google Cloud c’è quella con Spotify. L’azienda svedese ha eseguito la migrazione di quattro data server su Google Cloud Platform. Un’operazione che ha permesso a Spotify di liberare risorse interne, da indirizzare verso lo sviluppo di nuovi prodotti per migliorare il loro servizio musicale.
La stessa logica ha portato Evernote, la app di creazione note, a spostare su Google Cloud Platform 5 miliardi di note e 12 miliardi di file. Quando il suo cloud privato è diventato insufficiente, l’azienda ha trasferito il suo servizio e ha chiuso il data center. I dipendenti possono così concentrarsi sull’innovazione del prodotto anziché sulla manutenzione. L’operazione ha garantito ai 200 milioni di clienti di Evernote anche maggiore sicurezza dal momento che Google Cloud Platform crittografa i dati archiviati.
Tante anche le realtà italiane. È il caso di lastminute.com, società leader nell’online travel business, attiva in 40 Paesi e 17 lingue. Con GCP sono riusciti a gestire tonnellate di dati in un ambiente completamente automatizzato e scalabile per evolversi come azienda data driven. Jakala, il primo gruppo italiano specializzato in “martech” – tecnologia applicata al marketing – ha scelto le soluzioni di gestione dati di Google per le sue attività di crm e loyalty.
L’impegno di Google Cloud si estende anche alle startup. Google for Startups, presente in 135 Paesi, connette una rete globale di oltre 50 organizzazioni in tutto il mondo. Tramite eventi, programmi di mentoring e formazione, supporto agli sviluppatori, progetti di scambio e crediti, vuole rafforzare l’ecosistema delle startup e favorire l’internazionalizzazione.
“Tra coloro che hanno beneficiato di questi programmi c’è Viralize, startup adtech di video advertising”, racconta Caroti. “Il loro servizio di distribuzione e monetizzazione video per editori, content creator e inserzionisti, gira sulla nostra piattaforma cloud. In generale, le startup possono accedere agli strumenti che utilizziamo in Google e sfruttare le best practice, anche attraverso incontri
con i nostri esperti”.
Dallo sviluppo di app native per il cloud all’implementazione dell’AI nell’analisi dei dati, sempre più aziende native digitali stanno collaborando con Google Cloud per andare incontro al futuro
con grande fiducia.
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