Nuovo round di investimento per PatchAi. La startup italiana di digital health che si propone di migliorare la ricerca clinica grazie al focus sull’engagement del paziente, ha infatti chiuso un round da 1,7 milioni di euro suddiviso in due tranche guidate rispettivamente da Uv Cap e Sfem Italia (il veicolo di investimento della Stevanato Group), con il follow-on di Healthware Ventures .
Il round porta la startup di Padova accelerata in Silicon Valley da Plug and Play a 3 round chiusi, per un totale di 2,56 milioni di euro raccolti in soli 2 anni dalla sua costituzione. Un risultato degno di nota se si considera che in Italia, secondo un recente report di Dealroom (Dealroom, 2020), solo altre quattro startup italiane attive nel settore health tech hanno raccolto investimenti complessive per 5,2 milioni di euro.
I capitali raccolti consentiranno a PatchAi di espandere il proprio business ad altre aree terapeutiche e scalare a livello internazionale. La soluzione PatchAi, entrata sul mercato a fine 2019, ha fatto grandi passi avanti nel 2020 anche in seguito ai bisogni emergenti legati alla pandemia Covid-19. PatchAi è ora disponibile non solo per la digitalizzazione di studi clinici ma anche per la pratica clinica standard grazie all’offerta di Patient Support Programs (PSPs).
PatchAi ha sviluppato un assistente virtuale empatico che utilizza l’intelligenza artificiale per personalizzare il dialogo con il paziente e raccogliere Conversational patient reported outcomes (Co-Pro). Adottando un approccio patient-oriented, PatchAi è in grado di migliorare l’autogestione alla salute degli utenti, l’aderenza al protocollo e alla terapia mentre supporta le equipe di professionisti sanitari grazie alla disponibilità di dati in real-time. I dati preliminari sui pazienti che utilizzano PatchAi mostrano un’aderenza al protocollo fino al 95%, significativamente superiore rispetto agli altri applicativi presenti oggi sul mercato e fino a 9 volte superiore rispetto alle soluzioni cartacee.
Il percorso è iniziato tra le corsie degli ospedali dove i quattro founder – Alessandro Monterosso, Filip Ivancic, Kumara Palanivel e Daniele Farro – lavoravano nella ricerca clinica e nell’assistenza sanitaria con ruoli diversi, sperimentando in prima persona i bisogni dei pazienti e dei professionisti della salute.
“Quest’anno siamo cresciuti a tripla cifra; ora il team è composto da 25 superstar”, dice Monterosso, che è anche ceo dell’azienda e selezionato da Forbes Italia nel 2020 tra gli under 30 della categoria healthcare. “Abbiamo in programma di crescere con la stessa velocità anche nel 2021. Questo successo non sarebbe stato possibile senza il sostegno concreto del team, che si impegna quotidianamente a trasformare la nostra visione in realtà. Vogliamo che tutti si sentano protagonisti attivi, direttamente coinvolti e cooperativamente responsabili del nostro percorso di crescita”.
“La missione”, aveva detto a Forbes, “è quella di migliorare la qualità della vita delle persone e supportare le aziende farmaceutiche nell’offrire farmaci più sicuri, economici e personalizzati”. La startup, lanciata sul mercato a fine 2019, vanta già tra i suoi clienti aziende leader nel settore pharma, come Novartis e Roche, ed è l’unica realtà italiana a essere stata accelerata in Silicon Valley da Plug&Play Tech Center, il più importante incubatore al mondo, lo stesso che ha incubato colossi come Google e Paypal. Nel corso di questi mesi sono stati tanti i successi della startup: l’anno scorso è stata selezionata nell’ambito del secondo batch dell’Almirall Digital Garden, IBM Global Beacon Award, terzo posto in European Health Catapult 2020, campioni italiani della Regional Startup World Cup, finalisti dell’InnoStars Awards Competition 2019 (EIT Health) e della Top 25 Globally nell’Entrepreneurship World Cup (2020).
Per la sua crescita ora la startup può vantare quindi tra i suoi investitori anche Stevanato Group, azienda italiana di imballaggi medici, secondo produttore mondiale di fiale di vetro, nonché importante fornitore di fiale per oltre quaranta vaccini anti-Covid. “Siamo investitori attivi nel settore life science sia nella forma di equity, venture e immobiliare”, ha commentato Marco Stevanato , amministratore delegato di Sfem Italia. “Siamo felici di avere identificato un’iniziativa interessante lanciata nel nostro territorio e abbiamo deciso di investire convinti sia dal modello di business che PatchAi sta proponendo sia dall’entusiasmo e dalle competenze del team”.
Fondata nel 1949 alla periferia di Venezia da Giovanni, il padre di Sergio Stevanato (a cui Forbes stima un patrimonio netto di 1,9 miliardi di dollari), la società è ora guidata dai figli di Sergio, Franco e Marco, che ricoprono, rispettivamente, i ruoli di amministratore delegato e vicepresidente. L’azienda da 700 milioni di dollari di vendite è anche il più grande produttore mondiale di penne per la somministrazione di insulina e realizza macchinari che fabbricano, sterilizzano e impacchettano miliardi di fiale, siringhe e altri prodotti in vetro.
A giugno, Stevanato ha firmato un accordo con la Coalition for epidemic preparedness and innovations, organizzazione sostenuta anche dalla Gates Foundation, per fornire 100 milioni di fiale per nove diversi vaccini anti-Covid. Da allora, l’azienda ha sottoscritto ulteriori contratti con molti altri produttori di vaccini, di cui non può ancora divulgare i dettagli. È tra i 50 scienziati e imprenditori diventati miliardari nell’era Covid, secondo Forbes.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .