Elon Musk
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Ora Elon Musk vuole salvare il pianeta: 100 milioni di dollari per un sistema di cattura del carbonio

Elon Musk
(Foto Robyn Beck-Pool/Getty Images)

Lo scorso 8 gennaio, nelle stesse ore in cui per la prima volta superava Jeff Bezos e diventava l’uomo più ricco del mondo, Elon Musk chiedeva ai suoi 43 milioni di follower su Twitter di suggerirgli “modi per donare soldi che facciano veramente la differenza”. “È molto più difficile di quanto immaginiate”, concludeva. Due settimane più tardi, il fondatore di Tesla sembra avere individuato la causa giusta. Con un altro tweet, ha promesso infatti un premio di 100 milioni di dollari alla migliore tecnologia di recupero del carbonio: una delle soluzioni proposte per contrastare il cambiamento climatico.

Musk ha annunciato dettagli la prossima settimana. Il sito statunitense TechCrunch cita però una fonte vicina al miliardario e scrive che il premio sarà collegato alla Xprize Foundation, un’organizzazione no-profit che istituisce competizioni per incoraggiare lo sviluppo tecnologico e l’innovazione.

L’annuncio di Musk è arrivato poche ore dopo l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. Il nuovo presidente degli Stati Uniti ha riportato il Paese negli accordi di Parigi e si è impegnato, tra l’altro, ad “accelerare lo sviluppo e la messa in atto di tecnologie per sequestrare il carbonio”, tramite investimenti e incentivi fiscali. Una specialista del settore, Jennifer Wilcox, è stata inserita nella squadra del dipartimento dell’Energia.

Che cosa sono le tecnologie di cattura del carbonio

I sistemi di cattura del carbonio più diffusi e conosciuti sono di tipo Ccs (carbon capture and storage), già sperimentati in alcuni impianti commerciali. Prevedono di sequestrare alla fonte l’anidride carbonica prodotta dagli stabilimenti e di stoccarla. Il principale ostacolo alla loro adozione sono i costi molto elevati.

Alcuni esperti hanno avvertito anche su potenziali rischi per la sicurezza. La principale preoccupazione è legata a eventi geologici in grado di danneggiare gli impianti di stoccaggio e provocare rilasci improvvisi di CO2. Nel 1986, per esempio, un evento naturale provocò la fuoriuscita dell’anidride carbonica immagazzinata in una sacca di magma sotto il lago Nyos, in Camerun, e uccise 1.700 persone.

Alcune aziende hanno virato perciò su sistemi Ccu (carbon capture and utilization): una tecnologia che non prevede di immagazzinare l’anidride carbonica, ma di riutilizzarla. LanzaTech, per esempio, ha sviluppato un sistema per catturare i gas e trasformarli in etanolo tramite l’azione di alcuni batteri. La startup svizzera Climeworks sfrutta filtri che catturano il diossido di carbonio e lo rivende ad aziende che lo utilizzano per produrre fertilizzanti o per le bollicine delle bibite. La canadese Carbon Engineering lavora invece il CO2 per ottenere carburanti sintetici.

Elon Musk e la beneficenza

Nel 2012, Elon Musk aveva sottoscritto The Giving Pledge, la campagna promossa da Bill Gates e Warren Buffett. I firmatari si impegnano a donare in beneficenza la metà dei loro patrimoni.

Come rivelato da Forbes, fino al settembre 2020 Musk aveva donato circa 100 milioni di dollari, a fronte di un patrimonio di 68 miliardi. Cifra che, nel frattempo, è quasi triplicata. I sostenitori di Musk rilevano, del resto, che la stessa attività di Tesla è di per sé utile alla stessa causa che il fondatore vuole ora finanziare: contrastare l’impatto dei combustibili fossili.

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