Articolo tratto dal numero di febbraio 2021 di Forbes Italia. Abbonati!
“Questa microcar è il nostro sogno, cominciato tre anni fa. Adesso si sta realizzando: non è soltanto un’auto e non è neanche solo hardware”. Quando parla della Kinecar, Giovanni Fiengo cambia tono di voce: si sente che a bordo di questo progetto viaggia la voglia di futuro della startup che ha contribuito a far nascere e di cui è ceo.
Si chiama Kineton, contiene nel nome l’idea del movimento e della velocità e nella sua storia la smentita di un luogo comune: al Sud non si può fare impresa, né innovazione. Viene fondata a Napoli da un gruppo di amici-ingegneri nel 2017 e cresce velocemente: da 0 a 350 dipendenti in tre anni; 18 milioni di fatturato; sedi a Torino e a Milano; 15 assunzioni al mese nel 2020 (non a caso Linkedin l’ha inserita fra le 10 startup italiane più resistenti al Covid-19).
Il 2021 è l’anno della Kinecar, full electric e nativa digitale: come mettere uno smartphone su quattro ruote. Elon Musk l’ha già fatto con la Tesla, ma attorno a un computer e pensando alle motorway della California. Kinecar è invece progettata per la mobilità nelle città. E con una particolare attenzione all’interfaccia macchina-utente. Che cosa significa lo vediamo dopo, perché bisogna prima sapere che cosa fa Kineton e come è arrivata alla realizzazione del sogno.
La startup crea software per l’industria dell’auto e per quella dei media. Che detta così non dice molto e non fa tanto la differenza. “È vero, siamo bravi ma non siamo unici. Quello che ci distingue è che noi trasmettiamo entusiasmo”, spiega Fiengo, 47 anni, docente di Controlli automatici all’Università del Sannio, che concretizza così: “Noi non programmiamo, noi inventiamo software. E aiutiamo i clienti ad avvicinarsi a tecnologie che studiamo con passione: abbiamo 20 persone che ogni giorno fanno ricerca”.
Per dare un’idea: se il telecomando del decoder Sky Q fa così tante cose, è anche frutto del lavoro di Kineton, che tra i suoi clienti ha i più importanti broadcaster in Italia, da Mediaset a Discovery. Nel mondo delle tv Kineton è entrata con la certificazione: è suo, a Napoli, l’unico laboratorio italiano che mette il bollino blu sugli apparecchi televisivi. Per Fiengo sono state soddisfazioni tutte le volte che accoglieva chi arrivava da Milano, magari un po’ diffidente e scettico, e poteva mostrare quel che sono riusciti a fare a Napoli. L’effetto sorpresa è stato probabilmente uno degli ingredienti del successo di Kineton. “Quando entri nei nostri uffici scopri un’azienda che non ti aspetti, dove l’età media è molto bassa”.
E poi c’è la rivoluzione digitale. “Siamo entrati nel mercato in un momento in cui auto e media stanno vivendo una trasformazione epocale”, ricorda Fiengo. “E nelle aziende mature fa impressione vedere una società piena di giovani che riesce a creare soluzioni tecnologiche con un approccio diverso”. In Kineton, ad esempio, c’è un programma che permette ai dipendenti di competere con le loro idee. Chi vince, viene finanziato. Così la startup è entrata in un nuovo settore realizzando il suo primo videogioco, KGames, in cui i protagonisti hanno le sembianze dei manager. Forte è anche il legame con le università: con quella di Salerno è stata lanciata uno spin-off sull’intelligenza artificiale, Kebula.
Dove c’è una centralina, Kineton ha da dire la sua: adesso è impegnata su un nuovo protocollo per i ruoter domestici. Obiettivo: facilitare la comunicazione fra diversi dispositivi, magari per vedere in tv chi sta suonando al citofono. Attorno a una centralina sono orami progettata le auto. E infatti Kineton lavora già con Fca, Cnh Industrial (Iveco), Ferrari, Maserati, Lamborghini e sin dalla sua fondazione pensa a un incontro fra il mondo dell’auto e quello dell’intrattenimento. È il sogno della Kinecar: una piattaforma basata sul cloud per la sperimentazione di servizi di mobilità. “Noi la consideriamo un laboratorio su quattro ruote e ci piacerebbe che fosse così anche per le grandi case automobilistiche”, dice Fiengo.
Le auto stanno cambiando profondamente. Se i veicoli senza guidatore sono ancora futuribili (al Consumer Electric Show di Las Vegas di gennaio un top manager Bosch ha smontato i facili entusiasmi: “Non vedremo auto a guida completamente autonoma in questa metà del secolo”), le auto connesse sono già una realtà e si stima che saranno il 90% di quelle in circolazione già nel 2024. C’è un mercato che sta per esplodere. “Noi siamo pronti perché lavoriamo sui modelli fisici ma anche sui gemelli digitali”, spiega Fiengo. I ‘gemelli digitali’ sono le copie virtuali di qualsiasi oggetto, in questo caso di un’auto, che permettono test in laboratorio in condizioni estreme, come si fa con gli smartphone.
Innovazione, sicurezza e mobilità sostenibile sono i tre pilastri del progetto Kinecar. Apparentemente è una microcar come tutte le altre, ma con qualcosa in più: la human machine interface. Ecco l’interfaccia macchina-utente. “Saremo fra i primi al mondo a poter mostrare un sistema del genere”, afferma con orgoglio Fiengo. Grazie a videocamere e sensori, l’auto trasmette a chi guida solo le informazioni necessarie e interviene in caso di distrazioni o di affaticamento. Non stai guardando il cruscotto e una spia si accende? Hai un colpo di sonno? Parte un messaggio audio o si attiva la vibrazione dello sterzo. È quella che Kineton ha ribattezzato l’Internet of Cars (IoCars, marchio registrato). “L’auto sarà sempre di più un device che permetterà, nel pieno rispetto della sicurezza, di giocare o vedere la tv mentre ci si muove”, dice Fiengo.
Kinecar parte per andare in questa direzione. I primi modelli arriveranno sul mercato a fine anno. Dal 2022 ne saranno prodotti 500 pezzi. Come tutte le microcar, potrà essere guidata da 16 anni in su. Per un adolescente sarà come entrare in un lunapark, per un adulto diventerà uno spazio in cui continuare le sue attività. “Visto che può scambiare dati e informazioni, Kinecar diventa una macchina-ufficio, dove è possibile leggere le mail, vedere contenuti in streaming o partecipare a una riunione”, racconta Fiengo, che aggiunge: “Il modello di business prevede la vendita ad altri produttori della piattaforma che gestisce i servizi digitali. Kinecar è la nostra showroom. Non vogliamo certo diventare una casa automobilistica. Restiamo sempre creativi del software”.
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