Articolo tratto dal numero di febbraio 2021 di Forbes Italia. Abbonati.
Il 2020 non è stato certo un anno di stasi per Safilo, che oltre ad aver acquisito i marchi americani digital-native Privé Revaux e Blenders Eyewear, e aver firmato un accordo decennale di licenza con Isabel Marant, ha presentato la prima linea di occhiali realizzata in plastica riciclata dagli oceani grazie al sodalizio con l’organizzazione no profit olandese The Ocean Cleanup. Una collezione – per ora in edizione limitata – creata con plastica proveniente dalla Great Pacific Garbage Patch (Gpgp), il più grande accumulo di rifiuti nell’oceano localizzato tra le Hawaii e la California. Ogni occhiale da sole contribuisce alla pulizia di una superficie dell’oceano equivalente a quella di 24 campi da calcio, mentre l’intera limited edition addirittura di 500mila campi. Ma non solo: il 100% dei profitti viene reinvestito nell’attività di clean-up dell’organizzazione. Un progetto che segna una nuova era per Safilo, anche in fatto di design. Ne abbiamo parlato con Angelo Trocchia, amministratore delegato di Safilo.
Com’è nata la collaborazione con The Ocean Cleanup?
Sono molto orgoglioso di questo progetto: è stato per noi un onore diventare parte attiva di questa missione, potendo contribuire a dare una seconda vita alla plastica raccolta nell’oceano. Grazie a un processo di upcycling innovativo siamo stati in grado di riutilizzare plastiche eterogenee, storicamente più difficili da riciclare, e di trasformarle in materiali sicuri e di alta qualità.
Una sfida molto interessante anche per i vostri designer…
Esattamente. Il nostro team di designer ha lavorato duramente per coniugare al meglio la nostra lunga tradizione manifatturiera con l’innovazione tecnologica di questi materiali. La risposta e l’entusiasmo del pubblico sono stati sorprendenti, tanto che non escludiamo che il lancio di questa limited edition possa essere l’inizio di una collaborazione più duratura nel tempo.
Qual è il senso di Safilo per il design?
Ricerca, sviluppo e design sono da sempre i principali punti di forza di Safilo. Grazie a una sperimentazione costante di materiali e forme, ma anche alle competenze specifiche e all’expertise collaudata negli anni, la nostra azienda ha sempre saputo distinguersi per collezioni eyewear che integrano innovazione stilistica, tecnica e industriale con elevati standard di qualità ed eccellenza artigianale. Un processo di ricerca e di sviluppo reso possibile anche grazie ai nostri Design studio di Padova, Milano, New York, Hong Kong e Portland.
Tornando al tema della sostenibilità, quali misure sono state messe in campo concretamente, oltre al progetto con The Ocean Cleanup?
Per Safilo sostenibilità significa avere una visione di prospettiva e contribuire alla crescita del contesto sociale, economico e ambientale in cui il gruppo opera. Per guidare responsabilmente il nostro business model la strategia si basa su tre pilastri fondamentali: persone, prodotto e pianeta. Per ognuno stiamo implementando iniziative e attività specifiche, come l’innovazione industriale in ottica 4.0; il rinnovo del nostro parco auto aziendale a favore di veicoli ibridi ed elettrici; l’efficientamento dei consumi idrici ed energetici nei nostri siti produttivi; l’adozione di software e soluzioni digitali all’interno delle nostre sedi per ridurre l’utilizzo della carta e di risorse primarie; l’ottimizzazione della logistica per diminuire gli impatti ambientali e le emissioni di Co2.
La pandemia ha anche dato impulso alla vostra trasformazione digitale?
L’emergenza Covid e le recenti criticità hanno accelerato le direttrici di trasformazione del nostro piano strategico. In questo periodo abbiamo imparato quanto sia necessario un approccio digital first, che non significa solo ‘adottare’ il digital, ma esserne frontrunner: ci siamo chiesti come sarà la nuova customer experience e come possiamo beneficiare nel medio-lungo termine del maggiore traffico online. L’ acquisizione dei brand digital-native Blenders Eyewear e Privé Revaux è poi un grande passo avanti nella nostra strategia di trasformazione digitale, che stiamo concretizzando attraverso una distribuzione direct-to-consumer sempre più importante, il lancio di nuove tecnologie in ambito b2b e crm, il rafforzamento del digital e social marketing, la digitalizzazione dei processi di business. Inoltre abbiamo lanciato la piattaforma di e-commerce per il nostro brand Smith e un b2b per i nostri clienti ottici, You&Safilo, che dallo scorso mese di agosto è andato live in tutta Europa. Ma la digital transformation da sola non basta a creare valore, deve essere utilizzata per innovare il modo di fare business. Non significa sostituire le persone, ma accrescerne le competenze in un contesto sempre più complesso.
La nuova strategia digital first comporta anche uno sviluppo ulteriore della comunicazione digitale e del digital marketing. L’acquisizione di Blenders Eyewear e Privé Revaux si muove in questo senso?
Indubbiamente: si tratta in entrambi i casi di business innovativi e in rapida crescita, focalizzati sugli Stati Uniti, che sono per noi un mercato chiave. Questi marchi si rivolgono con successo ai Millennial e alla Generazione Z attraverso strategie di social e digital marketing molto efficaci da cui possiamo imparare moltissimo. L’obiettivo è di accelerare la nostra strategia sfruttando il dna digitale di queste aziende, la notorietà dei marchi tra le nuove generazioni e le comprovate competenze dei loro team che, coniugate alle capacità che da sempre contraddistinguono Safilo, ne consentiranno una rapida espansione a livello globale.
Negozi fisici e vendita online: qual è il giusto equilibrio?
Osservando il mercato vediamo come, rispetto al retail tradizionale, l’e-commerce – che già era aumentato prima della pandemia – in quest’ultimo anno sia cresciuto indicativamente a tassi più che doppi. In questo contesto, è verosimile che il distanziamento sociale e la paura del contagio continueranno a far crescere il canale nel breve periodo. Nel medio e lungo termine, invece, l’online rimarrà parte importante dei nuovi consumi non solo per i digital native ma anche per le fasce di utenti che lo hanno sperimentato durante la fase di emergenza sanitaria. Con la fine della pandemia questo trend probabilmente rallenterà rispetto ai tassi attuali, ma non si tornerà indietro perché oramai ci siamo abituati a nuove modalità di acquisto. Come Safilo abbiamo scelto strategicamente di non avere retail fisico, ma l’interrogativo rimane comunque: come raggiungere il consumatore finale e guidarlo nelle sue scelte a prescindere dal canale o dalla location utilizzati? Credo che la chiave stia in una relazione fluida e multicanale che includa anche digital, customer care e interazione con il brand. I punti vendita fisici continueranno a esistere, seppur forse in numero minore, ma sicuramente dovranno essere ripensati per offrire una customer journey distintiva e un’esperienza di acquisto sempre più convincente e posizionante.
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