Bam sta per Bottega Artigiana Metalli, ma anche per quel suono del martello sull’incudine che da sempre accompagna la vita di Vittorio e Andrea Bruno, co-fondatori di Bam Design insieme al padre Tonino. La storia di questa realtà nuorese, nata nel 2008, è di quelle che inorgogliscono: una bottega storica legata alla lavorazione del metallo che spicca il volo coraggiosamente verso i territori del design.
“Rappresentiamo la quarta generazione di una famiglia di artigiani del metallo, ma io e Vittorio siamo anche i primi designer polimaterici”, racconta Andrea Bruno, laureato all’Accademia di Brera, un percorso di studi con Ugo La Pietra e la voglia di sperimentare l’incontro tra arte, artigianato locale e design. “Insieme a Vittorio, laureato al Politecnico di Milano, abbiamo cambiato la produzione della bottega adattandola alle nostre esigenze espressive. Nostro padre realizzava carpenteria leggera e complementi per la cucina contadina, ma oltre a fare questo insegnava laboratorio di metalli all’Istituto d’Arte. Noi abbiamo voluto tradurre questo suo racconto in prodotti di design”.
Negli anni, Andrea e Vittorio hanno iniziato a produrre arredi e oggetti dalle linee sempre più pulite e stilizzate, capaci di proiettare nel presente la storia e il bagaglio culturale che la lavorazione tradizionale del metallo racchiude. Ma non solo, perché l’idea di Bam Design è quella di creare intrecci poetici con altri materiali che provengono dal territorio sardo: il legno, il sughero, la ceramica, il vetro. “Nell’ultimo periodo la nostra visione ha iniziato a cambiare, e aprirci ad altri materiali è stato il primo passo: il metallo rimane il fil rouge della nostra produzione, ma ora utilizziamo anche il legno, la ceramica, il vetro, e tutto quello che il nostro territorio ci offre attraverso le sue eccellenze artigianali”.
Da questo nuovo approccio sono nati vari oggetti, e pochi mesi fa è stata presentata una prima collezione multimateriale – il manifesto produttivo di Bam Design – accompagnata da un progetto di comunicazione visiva firmato da Gianluca Vassallo di White Box Studio. Ci sono Teh e Tonie, le madie ispirate alla cassapanca sarda con struttura esterna in acciaio e legno massello; c’è Bukao, l’opera in lamiera realizzata dalla designer Masayo Ave; ma anche la Lanterna Cubo in acciaio inox e gli oggetti ispirati alle piante – Cactus – e agli animali – Boe +. Ogni elemento è un pezzo unico, poiché nasce dalla mano dell’artigiano, dall’errore umano, dal difetto e dall’effetto dell’ossigeno sul metallo. Perché il metallo, per Vittorio e Andrea, è un materiale vivissimo. “Siamo cresciuti osservando la mola, la saldatrice, il martello che graffiava il ferro. A coprire le imperfezioni ci pensava poi la verniciatura. Che peccato, pensavamo. Per noi, i difetti dovevano essere protagonisti. Come la ruggine: nostro padre la considerava un cancro. Noi le abbiamo dedicato quasi un catalogo, perché testimonia la vita del metallo, non la sua morte”.
Un approccio che piace moltissimo anche a un altro sardo doc, Antonio Marras. “Quando si è presentato nella nostra bottega abbiamo capito che eravamo sulla strada giusta. Per lui abbiamo realizzato alcune opere utilizzando pezzi di storia della nostra officina, come le scatole dei chiodi del nonno e un sedile di un trattore. Per il Fuorisalone del 2015 ci ha commissionato una fontana fatta di 15 contenitori che creavano un percorso d’acqua imponente, in cui abitavano 100 pesci. La visione di Antonio è molto simile alla nostra”.
Una visione che immagina la Sardegna come una grande officina abitata da saperi, conoscenze, tradizioni ed esperienze. E l’obiettivo di Bam Design è quello di creare sinergie e collaborazioni con altri artigiani locali. “La Sardegna è una realtà molto specifica: 15 anni fa il design non esisteva nemmeno. L’economia della regione è sostenuta dalle realtà artigianali e, se ci pensiamo, tutti i tentativi industriali sono stati abbastanza catastrofici. Puntare sulle piccole botteghe dev’essere la strada maestra. Si tratta solo di connetterle, e noi abbiamo una lingua comune: quella del sapere artigiano. Nei nostri oggetti abbiamo inserito varie tecniche artigianali che stanno via via scomparendo, come l’intaglio del legno. Lo facciamo perché sentiamo di avere la responsabilità di difendere queste tecniche, anche se non sono legate alla lavorazione del metallo. Nelle nostre collezioni le renderemo tutte protagoniste, una dopo l’altra”.
Un’idea, quella di creare una rete tra gli artigiani sardi, appoggiata anche dall’Adi – Associazione del Disegno Industriale, che nel 2011 ha insignito del Compasso d’Oro il progetto Domo – XIX Biennale dell’Artigianato Sardo, commissionato dalla casa editrice Ilisso, che ha provato a riportare in vita la Biennale dell’Artigianato Sardo, andata in scena fino al 1997. A partecipare, insieme a Bam Design, sono stati 32 designer e 60 laboratori. “È stato un Compasso d’Oro collettivo, una dimostrazione di quanto sia importante che un evento del genere torni a esistere. Purtroppo, però, il progetto non ha avuto seguito. Ci rammarica molto che questo tipo di iniziative non trovino il sostegno da parte delle amministrazioni. E pensare che l’artigianato è il nostro oro. Abbiamo bisogno che anche la politica lo riconosca”.
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