Juan Arciniegas, Josh Wander e Andres Blazquez di 777 Partners (Getty Images)
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La Serie A è sempre più “americana”. Le gioie (e i dolori) degli imprenditori Usa che stanno investendo nel calcio italiano

C’era una volta la serie A dei presidenti tifosi, mecenati come Massimo Moratti che spendevano miliardi di lire solo per veder giocare Ronaldo “Il Fenomeno” con la maglia dell’Inter. C’era il Milan di Berlusconi, che faceva la collezione di fuoriclasse olandesi. E a Novantesimo minuto si vedeva in tribuna il presidente del Livorno, Aldo Spinelli, sempre con il suo impermeabile giallo. Mentre il presidente della Roma, Franco Sensi, considerava Totti come uno di famiglia.

La serie A è rimasta ancorata per lungo tempo a queste immagini, mentre il resto del mondo calcistico si trasformava in un’azienda. Escogitava il modo di fare nuovi ricavi, ed è così che la Premier League ha scalzato un poco alla volta il nostro campionato.

All’estero conoscono bene le potenzialità della serie A e sognano di fare da noi quello che è stato fatto per la Premier. In particolare gli americani, che investono sempre più massicciamente in Italia (anche se finora con risultati spesso poco lusinghieri). L’ultimo in ordine di tempo è stato il fondo americano 777 Partners che ha acquistato il club più antico d’Italia, il Genoa, ponendo fine al regno del presidente tifoso Enrico Preziosi, durato per ben 18 anni.

Anche il Genoa diventa americano

Il nuovo gruppo proprietario acquisterà il 99,9% del capitale sociale del Genoa, verserà nuovo capitale nel club e si assumerà alcune passività correlate – si legge sulla nota ufficiale – 777 Partners utilizzerà la sua esperienza nelle industrie dello sport, dei media e dell’intrattenimento per aiutare a commercializzare ulteriormente le operazioni del club. Preziosi – che secondo Forbes ha un patrimonio stimato di 1,1 miliardi di dollari – rimarrà nel consiglio di amministrazione, mentre il ceo Alessandro Zarbano continuerà a gestire le operazioni quotidiane del club.

“Siamo profondamente onorati di diventare parte di un club con una storia, un patrimonio e una tradizione così grande come il Genoa”, ha detto Josh Wander, fondatore e managing partner di 777 Partners. “Vogliamo custodire e proteggere l’orgogliosa eredità dei rossoblù puntando ai migliori piazzamenti possibili in Serie A”.

Un deal che accresce la colonia americana della serie A italiana, un torneo che ha da tempo perso la sua centralità in favore della Premier ma che evidentemente esercita ancora un certo fascino in America. Del resto, i club italiani hanno un seguito e un prestigio non trascurabili e per di più sono una porta d’accesso al business del calcio più a buon mercato di quanto non lo sia l’acquisto di un club di Premier League inglese. Inoltre, nel nostro Paese gli stadi sono datati e in pochi sono di proprietà, ragione per cui c’è spazio per fare investimenti e per crescere in un torneo comunque importante.

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Una serie A sempre più americana

Il Grifone, che fu fondato nel 1893 da cittadini britannici, torna così a parlare inglese, ma stavolta però con un accento a stelle e strisce. Il fondo 777 Partners si occupa di investimenti in private asset e nel mondo del pallone possedeva già una quota del 6% del club spagnolo del Siviglia. Con quest’ultimo affare, nella serie A italiana le proprietà straniere salgono a otto (su venti club totali). E la rappresentanza americana è la più consistente con ben 6 squadre: Milan, Fiorentina, Roma, Spezia, Venezia oltre ovviamente all’ultimo arrivato Genoa. Anche il Bologna ha una proprietà nord americana. Infatti, il club emiliano dal 2014 è passato nelle mani di un gruppo d’investitori rappresentati dall’imprenditore canadese Joey Saputo e dall’avvocato newyorkese Joe Tacopina. A tutti questi si aggiunge poi la proprietà cinese dell’Inter, presieduto da Steven Zhang, figlio dello Zhang Jindong fondatore e presidente onorario di Suning.

In principio fu Pallotta

Il primo presidente a inaugurare l’era americana della nostra serie A è stato James Pallotta. L’imprenditore italo-americano, che ha fatto fortuna nella vita dirigendo l’hedge fund Raptor,  nell’estate 2012 ha rilevato il controllo della Roma insieme ad altri tre imprenditori suoi connazionali. Voleva imbastire una stagione di successi, con un nuovo stadio di proprietà a Tor di Valle che avrebbe dovuto accrescere i ricavi della società e lanciarla ai vertici del calcio nazionale ed europeo. Non è andata propriamente così. Lo stadio alla fine non si è mai costruito, “abbiamo speso 80 milioni di euro per niente”, si rammaricherà in seguito Pallotta con la testata The Athletic. Un progetto arenato tra burocrazia e contrarietà dell’amministrazione della capitale, con la quale non c’è mai stato grande feeling. Sta di fatto che oltre al nuovo stadio della Roma è sparito anche Pallotta, che dopo 8 anni ha passato il testimone al connazionale Dan Friedkin nel 2020 senza aver messo in bacheca un solo titolo.

Venendo a tempi più recenti, nell’estate 2018 il fondo americano Elliott ha acquisito il Milan dall’uomo di affari cinese Yonghong Li. Da allora la società fondata da Paul Singer ha investito nei rossoneri, secondo i calcoli di Calcio e Finanza, oltre 700 milioni di euro. E se è pur vero che al terzo anno di gestione è finalmente riuscito a qualificarsi alla Champions League, bisogna dire che una patrimonio della società come Gianluigi Donnarumma se n’è andato a parametro zero facendo infuriare i tifosi. Uno dei centrocampisti di maggior talento, Hakan Chalanoglu, ha preferito non rinnovare per trasferirsi ai cugini dell’Inter e anche Franck Kessie – altro pezzo pregiato – non ha ancora trovato un accordo per il suo rinnovo. Vicende ben diverse dalla grandeur dell’era Berlusconi, quando in Italia – e molto spesso al Milan – arrivavano i migliori giocatori del mondo molto più spesso di quanto non se ne andassero.

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Gli altri americani, da Commisso a Krause l’inizio non è stato facile

E gli altri? Rocco Commisso, magnate italo-americano della tv via cavo, finora non ha ottenuto grandi risultati nei primi due anni alla guida della Fiorentina. Nonostante l’ambizione, infatti, i viola sono sempre rimasti fuori dalle coppe europee con un decimo e tredicesimo posto. La terza stagione è partita bene, ma c’è da vedere se la squadra allenata da Vincenzo Italiano saprà confermarsi ad alto livello per tutto l’anno.

Gli altri membri della pattuglia americana sono arrivati in Italia da troppo poco per essere valutati, ma tutti hanno grandi obiettivi per le squadre che hanno acquistato. Il finanziere americano Robert Platek ha comprato quest’anno lo Spezia e prospetta investimenti e un progetto a lungo termine. Il Venezia ha una proprietà americana dal 2015. E dal 2020 ha un nuovo presidente, Duncan Niederauer, anche lui un uomo di finanza, ex Goldman Sachs che tra il 2007 e il 2008 è stato presidente e amministratore delegato della Borsa di New York. La squadra lagunare è risalita negli anni dalla serie D alla serie A, conquistata l’anno scorso. Ma, come si dice, è adesso che viene il difficile con la missione di consolidarsi nel massimo campionato.

Nell’estate del 2021, ha acquistato il Parma l’americano Kyle Krause, nonostante la fresca retrocessione del club emiliano in serie B alla fine della stagione 2020-2021. L’avventura è iniziata con l’acquisto del 43enne e glorioso portiere Gianluigi Buffon, che si è detto affascinato dal progetto della nuova proprietà americana. L’obiettivo è la serie A immediata, ma l’inizio di campionato è stato parecchio in salita.

L’esperienza finita male di Mike Piazza alla Reggiana

Nel cassetto dei ricordi delle avventure americane nel nostro calcio, impossibile non ricordare la parentesi – conclusa malissimo – dell’ex campione di Baseball e stella dei Mets, Mike Piazza, alla presidenza della Reggiana. Piazza è uno con il pallino del calcio. Ci aveva provato con il Parma,  senza successo. Poi nel 2016 riuscì ad acquistare la squadra granata che all’epoca militava in Lega Pro. Due anni anni interi nel tentativo di guadagnare la promozione in serie B. Ma è andata molto male. Tanto che nel 2018 Piazza non ha iscritto la Reggiana al campionato, condannandola a ripartire dai dilettanti. Per i granata la promozione in serie B è poi arrivata nel 2020, ma quel giorno Piazza aveva già tagliato la corda da un pezzo.

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