Si è concluso il Bto (BE Travel Onlife) di Firenze, la cinque giorni dedicata alle nuove frontiere nel mondo del turismo a cui hanno preso parte, in presenza o con ologrammi, alcuni tra i principali operatori del settore.
Ecco le cinque tendenze emerse, tutte con un denominatore comune: la pandemia è stata sì un acceleratore dell’evoluzione digitale, ma ha anche portato alla ribalta dinamiche ancora tutte da definire, in primis la sostenibilità dei nostri viaggi.
La Cina cavalca la digitalizzazione turistica
Uno dei talloni d’Achille del turismo italiano è la digitalizzazione del comparto. La principale giustificazione degli operatori – riassumibile in considerazioni del tipo “compensiamo con le tantissime attrazioni che il nostro Paese offre” – non regge più: volenti o nolenti ci aspetta un futuro in cui il digitale avrà un ruolo di prim’ordine nel plasmare e arricchire le città in ambito turistico. Nei prossimi anni saranno sempre più protagonisti, ad esempio, la realtà aumentata per la scelta e la logistica del viaggio, i contenuti creati con tecniche di edutainment e gaming e la blockchain contro la contraffazione eno-gastronomica. “In Cina”, ha spiegato Jane Sun, ceo di Trip.com, la più grande agenzia di viaggi online cinese, “la pandemia ha accelerato ancora di più il processo di digitalizzazione del turismo. Per noi sono già comuni fenomeni come il cloud traveling, i robot come guide turistiche, il riconoscimento facciale per facilitare il contingentamento e gli hotel completamente digitalizzati”.
Turismo business: le imprese non vogliono ridurre i budget
Secondo una ricerca effettuata da Sociometrica per BTO su un campione di 2.500 imprese, oltre il 63% non ha intenzione di tagliare in futuro le spese per i viaggi di lavoro e oltre il 72% intende lasciare invariato il totale dei viaggi di lavoro rispetto al periodo pre-Covid. Per più della metà degli intervistati le riunioni in presenza sono fondamentali: alla domanda se le call online possano sostituire le occasioni reali di discussione il 6,3% ha risposto “sì, sempre”, il 35% “sì, in molti casi”, il 44% “solo in alcuni casi” e il 14,7% “no, in nessun caso”. È dunque vero che la pandemia ha ridotto drasticamente il turismo business, ma oggi in tanti non preferirebbero una call a un incontro dal vivo.
Sostenibilità: servono scelte forti (e anche impopolari)
È arrivato anche per il turismo il momento di uscire dal tunnel dello storytelling sulla sostenibilità e affrontare il tema con responsabilità. Dice Federico Haas, presidente di HotellerieSuisse Ticino: “Stiamo attraversando un momento epocale in cui è necessario assumersi un rischio per cambiare. Non solo un rischio economico, ma anche in termini di nuove idee per la sostenibilità da coltivare e promuovere”. A proposito di nuove idee: in attesa dell’arrivo degli aerei di linea elettrici – Airbus ha dichiarato che il primo aeromobile commerciale a idrogeno potrebbe entrare in servizio entro il 2035 – occorre ridurre le emissioni di combustibili fossili da parte delle compagnie. Uno dei modi più immediati per riuscirci è introdurre una tassa sull’inquinamento: più i prezzi dei voli aumentano, più le persone riducono gli spostamenti per turismo; per i frequent flyers, invece, dovrebbe essere formulato un prezzo premium per compensare il pesante impatto ambientale dei loro spostamenti.
L’overtourism è duro a morire
I trend delle ricerche Google presentati al Bto dimostrano come in Italia la crescita della domanda prima della pandemia fosse maggiormente concentrata sulle destinazioni internazionali per poi, nel 2020, puntare sulle mete locali: è l’oramai noto turismo di prossimità, quello che ci ha portato prima a riscoprire i borghi vicino casa e poi, quest’anno, a tentare di riconquistare turisticamente le grandi città come Roma, Milano, Firenze e le capitali europee. Attenzione però: secondo Gabriele Burgio, presidente e ceo di Alpitour, ancora oggi “il 90% dei viaggiatori frequenta il 3% delle destinazioni mondiali”. Per risolvere l’enorme problema dell’overtourism, serve contingentare il turismo nelle principali destinazioni turistiche, soprattutto quelle più fragili, e virare la comunicazione verso mete alternative.
Il futuro dell’accoglienza
Gli hotel stanno finalmente capendo l’importanza della digitalizzazione. Lo ha spiegato Marco Gilardi, operations director Italy &USA di NH, gruppo alberghiero che sta investendo in tecnologia e digitalizzazione, in particolare sulla parte software dell’hôtellerie, ovvero i servizi. Ecco quindi in arrivo smart bed che offrono cieli stellati prima di addormentarsi, touch-point sulle terrazze panoramiche che fanno da digital-Ciceroni ai turisti e dispositivi che mostrano la storia della struttura e del luogo dove essa sorge, comunicando in modo diverso il legame tra hotel e territorio.
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