Articolo tratto dal numero di dicembre 2021 di Forbes Italia. Abbonati!
Nell’immaginario collettivo le idee innovative nascono da colpi di genio individuali, quando un’intelligenza straordinaria, nel senso del termine, ‘fuori dal comune’, s’imbatte in un raptus di creatività destinato a cambiare per sempre le nostre abitudini. Immaginiamo spesso questa dote come un frutto di visioni estemporanee, che trascendono le contingenze storiche. Eppure, nella maggior parte dei casi, non è così. Matteo Forte, amministratore delegato della Stage Entertainment, non avrebbe mai pensato di lanciare la piattaforma social heArt se non fosse scoppiata la pandemia, se i teatri non avessero interrotto la loro attività e se il mondo dello spettacolo non avesse mai dovuto fare a meno della sua stessa ragion d’essere: l’evento live. “Il momento di grande incertezza che ci stiamo lasciando alle spalle è stato il vero motore all’origine di questo progetto”, dice Forte, che oltre a guidare la succursale italiana di una delle più grandi aziende di intrattenimento e di produzione di musical dal vivo, è anche direttore del teatro Nazionale e del Lirico di Milano, prossimo alla riapertura. “Come spesso capita, a una profonda crisi o a un evento traumatico seguono momenti di rinascita”.
L’idea dietro a heArt, progetto sostenuto da istituzioni come Università Cattolica, Iulm, Dams di Bologna, Accademia Teatro alla Scala e Fondazione Milano, è semplice: una piattaforma interamente dedicata al talento, agli artisti e agli amanti di arte e spettacolo. Un social network che intende raccogliere in una community le diverse espressioni del talento offrendo loro una grande vetrina digitale finalizzata alla ricerca di nuove opportunità professionali e all’offerta di un intrattenimento di qualità. Una sorta di LinkedIn dell’arte. “Per noi sono stati 18 mesi drammatici. La nostra intenzione era quella di aiutare i professionisti e gli artisti a essere più visibili in un momento in cui il contatto fisico non era possibile”, aggiunge Forte. Il riferimento è a un settore che non comprende soltanto attori, cantanti e artisti, ma anche tutte quelle figure che creano le condizioni affinché il talento si manifesti, dai tecnici ai produttori, dai registi ai direttori stessi. Un mondo che, secondo le stime dell’Inps, a maggio 2020 contava 327.812 lavoratori.
Dopo il dpcm del 25 ottobre, che sospendeva gli spettacoli già duramente afflitti da limitazioni e carenza di introiti, oggi il mondo dello spettacolo torna a vedere la luce. A essere precisi, è tornato a vederla il 28 settembre, quando il teatro Nazionale per primo ha alzato il sipario sul musical Pretty Woman: all’inizio con le capienze ridotte al 50% (che con il distanziamento, in alcuni casi, scendeva al 30%), poi con capienza piena. Un ritorno che Forte aveva pianificato nei minimi dettagli, con un po’ di sfrontatezza e l’aiuto del suo progetto. “HeArt è stato per noi il ponte tra il lockdown e il ritorno al live. A febbraio, con la piattaforma ancora in fase di rodaggio, abbiamo realizzato gran parte delle audizioni per Pretty Woman, chiedendo ai candidati di rispondere ai bandi caricando i propri video e le proprie performance su un apposito profilo”. Così il team creativo del progetto, formato da regista, direttrici del casting, supervisore musicale e coreografa provenienti da diverse parti del mondo (da Roma, Stoccolma, Amsterdam e Londra) ha potuto valutare i candidati e fare la prima grande ‘scrematura’ attraverso lo schermo del proprio pc.
“Credo che uno dei risvolti positivi della pandemia sia stato quello di farci scoprire il mondo digitale e integrarlo a quello in presenza”, ha detto Forte, che non ha paura di portare l’innovazione tecnologica in un settore tradizionalista come quello dell’arte e dello spettacolo. In fondo il termine tecnologia deriva dal greco techne, che significa appunto “arte”: e sarebbe sufficiente l’etimologia della parola a definire lo stretto intreccio del suo rapporto con lo spettacolo. Se questo non bastasse, tuttavia, ci sono i fatti: grazie a heArt è stato possibile mandare in onda un musical che vende oggi mille biglietti al giorno, per il quale la Stage Entertainment ha dovuto estendere le settimane di programmazione fino al 22 gennaio, che ha visto migliaia di persone entusiaste di potersi sedere in poltrona e gustarsi il sapore dello spettacolo. “Il live non verrà mai sostituito dal digitale. In un’attività dove la rappresentazione dal vivo è il cuore pulsante del lavoro, la possibilità di integrarlo con il digitale è una cosa straordinaria, che porta valore all’esperienza senza sostituirla”.
Il pragmatismo manageriale, l’amore per l’arte e quel pizzico di innovazione digitale saranno gli strumenti a disposizione di Forte, a partire da dicembre, anche nella direzione del teatro Lirico, di nuovo attivo dopo 22 anni di chiusura. “Ridare ai milanesi, e non solo, un luogo storico del genere non può essere che un grande privilegio. Abbiamo in serbo una programmazione di grande qualità, molto varia e soprattutto per tutti”. Non nel senso di spettacoli mass market, ma di grandi opere classiche accessibili economicamente. Oltre a concerti rock, pop, jazz, prosa classica, comicità e danza. Tutti i generi, per intendersi, fuorché il musical, che verrà mantenuto al Nazionale.
Un’occasione ulteriore per testare l’efficienza di heArt e per dimostrare che, anche nel mondo dell’arte, in fondo, la magia delle emozioni deve guardare alla tecnologia e al digitale, per sopravvivere e per elevarsi.
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