Come si fa a costruire un futuro sostenibile? Riduzione degli sprechi, economia circolare, rispetto per la natura. La domanda clou della nostra contemporaneità trova risposta spesso in soluzioni ‘da grandi’, come si direbbe ai nostri figli. Dimenticandoci che in fondo, pur avendo noi un ruolo fondamentale nel futuro del pianeta, sono proprio loro, i bambini, che avranno sulle spalle il fardello più grande.
Ricordate il gioco ‘La palla che scotta’? I piccoli si dispongono in cerchio e si passano la palla recitando una filastrocca. Il bambino che rimane con la palla in mano alla fine della filastrocca perde. Ecco, la questione ambientale è un po’ la stessa cosa: oggi ci passiamo la palla senza scottarci più di tanto. Quando arriverà a loro, gli adulti del domani, sarà bollente. Un concetto, quello dell’educazione alla sostenibilità, che Clementoni ha fatto suo fin dalle origini. Fin da quando, nel 1963, il fondatore Mario realizzava dal suo garage di Recanati il suo primo gioco da tavolo e poi, quattro anni dopo, il celebre Sapientino. Con lui, nel 1967, nasceva la filosofia dell’imparare giocando. “L’intuizione di Mario fu quella di dare ai più piccoli uno ‘strumento’ funzionale alla loro crescita che, in maniera leggera e divertente, li accompagnasse alla scoperta di nuovi mondi”, dice Maria Letizia Mengoni, toys r&d director.
Negli anni questa filosofia è diventata sempre più ricca, fino ad approdare a un naturale approccio di ‘sostenibilità umana’, inteso come la creazione di un ecosistema fatto di valori, progetti e azioni che coinvolgono l’azienda su un livello multidimensionale. È nato così Play for Future, un progetto cross brand che vede protagonista, all’interno del catalogo Clementoni, un’ampia offerta di prodotti sostenibili realizzati con materiali riciclati.
Il ciclo produttivo si basa su una profonda responsabilità ambientale, con l’obiettivo di garantire ai più piccoli un futuro sostenibile. “Per la realizzazione dei giochi e per gli imballaggi studiamo e selezioniamo accuratamente materie prime che rispecchiano le caratteristiche di riciclato, biodegradabile, compostabile e senza sostanze nocive”. In particolare i prodotti della linea eco-friendly Play for Future sono prodotti nella fabbrica di Recanati e sono composti prevalentemente (almeno l’80% del peso dei componenti) in carta o cartone al 100% riciclati o con plastica almeno all’80% riciclata.
E poi c’è l’altra faccia della medaglia. Quella dell’educazione delle nuove generazioni attraverso il gioco, la missione che tanto stava a cuore a Mario quanto oggi al figlio Giovanni, che ha ereditato la guida dell’azienda. “Abbiamo scelto di avere un ruolo attivo nel diffondere i valori del rispetto della natura all’interno della nostra società”, aggiunge Mengoni, che oggi può dirsi orgogliosa di un progetto partito nel 2019 con poche referenze e che attualmente conta oltre 160 codici. “Abbiamo messo in campo una comunicazione omnicanale pensata proprio per incoraggiare le buone abitudini”.
Che cosa, del resto, meglio del gioco è in grado di lasciare un’impronta, un segno nel percorso di scoperta, confronto e immaginazione che contribuisce alla crescita di ognuno di noi? E se il futuro può sembrare uno stadio troppo lontano sul quale fare i conti, per quanto riguarda il presente ci sono già i numeri a parlare chiaro. Il 2020 è stato il primo anno utile per valutare i benefici derivati dall’impiego di materiali sostenibili e dalle iniziative legate al progetto Play for Future. “Nel 2020 abbiamo prodotto 1,7 milioni di pezzi, contro i 64mila del 2019, e abbiamo recuperato 1.988 tonnellate di carta e cartone, 191 tonnellate di plastica e 357 tonnellate di legno, pari sostanzialmente alla totalità degli scarti di produzione”. Un impegno riconosciuto anche dall’ottenimento di premi come il Play for Change Awards 2020 o dal Sustainability Award 2021, la classifica delle 100 eccellenze italiane che più di tutte stanno cercando di trovare soluzioni per i grandi problemi sociali e ambientali.
Una filosofia radicata che si riflette anche sulle persone che fanno parte dell’azienda. “Sono loro la vera forza di Clementoni”, dice Mengoni. “Qui la cura delle persone e il loro benessere vengono prima di tutto. Con una squadra unita si possono raggiungere risultati straordinari”. A testimoniarlo, ad esempio, la cultura della parità di genere. Un tema che affonda le sue radici negli anni ‘60, quando Matilde, moglie di Mario, ha dato vita all’azienda dimostrandosi anima e motore del progetto imprenditoriale. Oggi è anche grazie al suo esempio che in azienda il 50% dei dipendenti è costituito da donne, molte delle quali ricoprono ruoli di responsabilità.
A trainare Clementoni verso il futuro c’è un team ricerca e sviluppo formato da 60 giovani professionisti del giocattolo: dai designer che studiano e scelgono i materiali e le forme migliori per far giocare in tutta sicurezza i bambini, al team di innovazione, fatto di specialisti, creativi e tecnici in costante contatto con università, startup e fornitori, per portare avanti una crescita continua e sostenibile. “Intendiamo incrementare ogni anno il numero di confezioni con certificazione Fsc, fino a includere l’intera gamma Clementoni prodotta in Italia e sperimentare nuovi materiali ecocompatibili con cui produrre i nostri giochi. Infine, svilupperemo azioni di Csr focalizzate sull’ecosostenibilità”.
Un’agenda ambiziosa, che si propone di elevare il gioco a canale di comunicazione privilegiato per bambini, ma anche per adulti. Perché il gioco, più di qualunque altra cosa, riesce ad abbattere limiti e barriere invisibili. “Aiuta le bambine ad avvicinarsi alle materie scientifiche e tecnologiche e a sviluppare la consapevolezza dell’uguaglianza di genere”. Perché il gioco insegna anche il valore del rispetto delle persone e dell’ambiente. E ispira i creatori di domani: “Sollecita l’immaginazione, l’apprendimento, la condivisione e incoraggia i bambini a raggiungere nuovi traguardi”. Con la speranza che nel futuro, quando quella palla sarà davvero bollente, i nuovi adulti avranno una forte consapevolezza e tutti gli strumenti necessari per non scottarsi.
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