Chi l’avrebbe mai detto che un arcipelago vulcanico sperduto nell’Oceano Pacifico, a circa 4mila chilometri dalla costa americana e a ben 8500 da quella giapponese, sarebbe diventato un giorno uno degli stati più citati della gastronomia contemporanea? Le Hawaii, conosciute fino al decennio scorso giusto per Pearl Harbour e per il mare cristallino, possono vantare oggi di essere la madrepatria del cibo più fotografato, cucinato e ordinato degli ultimi anni: il poké.
Chi l’avrebbe mai detto? Nessuno, o quasi. Nicolò Zuanon e Christopher Clementi, due veneti rispettivamente di 26 e 25 anni, lo avevano capito nel 2018, quando si sono incontrati a Jesolo durante la stagione lavorativa e hanno deciso di fondare PokeScuse. “Entrambi volevamo fare qualcosa di nuovo e metterci in gioco”, dice Nicolò. “Lì ci siamo accorti che mancava un’offerta di fast food che fosse però anche salutistica e quindi, stanchi delle solite pizze al taglio o dei panini al volo, ci siamo buttati nel mondo delle pokerie consapevoli che avremmo risposto ad un’esigenza locale”.
Il fenomeno della Poké-mania: le dimensioni
Veloce, componibile e sano. Il poké negli ultimi tre anni è diventato un fenomeno di dimensioni globali. Approdato negli Stati Uniti già tra il 2014 e il 2017, la ciotola di riso e pesce ha cominciato a conquistare la categoria del fast food in Italia nel 2020. Il report sul mercato del poké, realizzato da Cross Border Growth Capital, ha registrato un aumento di fatturato delle pokerie italiane nell’anno della pandemia, quando ha toccato gli 86 milioni di euro. È poi passato ai 98 milioni nel 2021 e alla previsione di un picco di 143 milioni nel 2024. Nicolò e Christopher, che hanno aperto il primo punto vendita di PokeScuse con 20mila euro a testa e tanta speranza, hanno cominciato a raccogliere i primi frutti nel 2019. “In quell’anno abbiamo fatto il boom”, racconta Christopher. “Il format era molto più scarno di quello attuale, non avevamo esperienza ma eravamo la prima pokeria in tutto il Veneto. Ci credevamo moltissimo”.
Concept innovativo e qualità delle materie prime per diffondere il brand
Jesolo è la location perfetta per iniziare. Crocevia di flussi turistici provenienti da Treviso, Vicenza e Mestre, si è rivelato il baricentro ideale per far conoscere il brand a tutto il Veneto. Anche perché non si tratta soltanto di una ciotola di riso e pesce fatto a pezzetti, bensì di un marchio vero e proprio, con una precisa identità che ancora oggi, a quasi 4 anni dalla fondazione, lo differenzia da tutto il resto delle pokerie. “Rappresentiamo il nostro concept in maniera più accattivante, più street, con toni più scuri, mirando a un target più eterogeneo”, aggiunge Nicolò.
Insomma, entrando in un PokeScuse non saremo mai avvolti da pareti rosa, tavole da surf e tratti tipici della cultura hawaiana, bensì da musica medio-alta e un’atmosfera da skate bar. “Inoltre ci distinguiamo anche dal punto di vista della qualità del prodotto” aggiunge il ragazzo. “Non ci avvaliamo delle cucine centrali: ogni singola lavorazione del prodotto viene fatta all’interno del nostro punto vendita, in giornata, per garantire freschezza alle materie prime”.
Alimenti di qualità e un concept innovativo, oltre alla grande dedizione dei due founder, sono gli elementi che convincono Alfredo Mancin ad entrare in società a fine 2020, quando il Covid aveva paradossalmente aumentato i volumi di vendita della prima poke-bar veneta. Il brand manager si occupa di sviluppare i nuovi store, che oggi ammontano a ben 29 in tutta Italia. Nonostante molte aperture venissero fatte in zone arancioni o rosse, il successo non tardava ad arrivare. Il veicolo pubblicitario diverso da quello tradizionale e la perfetta compatibilità del piatto con il servizio di delivery – mantiene l’integrità anche se sbattuto durante il viaggio e viene servito freddo – rendono il poké uno dei cibi più consegnati a domicilio degli ultimi due anni. PokeScuse, partito con appena 40 mila euro di investimento iniziale, oggi fattura 10 milioni di euro ed è in continua crescita: “Apriremo 4 o 5 locali a febbraio, e altrettanti a marzo” afferma Christopher.
L’investimento di Innovative Rfk per accelerare la crescita
Oggi PokeScuse è un’azienda che sta in piedi da sola, con un Ebitda consolidato in appena due anni e un investimento appena arrivato che va a rimpolpare le casse e a dare un impulso alla crescita. Innovative Rfk è la holding che ha scommesso su Poke Scuse: focalizzata su iniziative digitali e scalabili, ad alta crescita e con un solido profilo reddituale, ha trovato nell’azienda veneta la pmi innovativa che rispondesse perfettamente alla sua policy di investimento. “Abbiamo fatto una decina di milioni di euro di investimenti in aziende innovative, e tra queste c’è proprio PokeScuse” afferma Antonello Carlucci, chief executive officer della holding. “È l’ultimo degli investimenti che abbiamo fatto, ci siamo trovati molto bene con loro perché sono giovani ma davvero ‘sul pezzo’”.
I progetti per il futuro
Un boost che dà la possibilità ai due ragazzi di consolidare il loro brand sul territorio e di espanderlo. Se le colonne d’Ercole di PokeScuse finora corrispondono a Roma, dove stanno concludendo alcune trattative, gli obiettivi del marchio sono quelli di arrivare al Sud Italia e all’estero. “Siamo davvero carichi per il futuro e non ci sentiamo per niente arrivati, soprattutto dal momento che aumentano i competitor sul territorio”.
Oggi, a quasi quattro anni dall’inizio, Nicolò e Christopher, entrambi studi di giurisprudenza incompiuti alle spalle e appena un paio di stagioni nella ristorazione, non hanno alcuna intenzione di fermarsi. “Stiamo investendo sulla creazione di software gestionali finalizzati alla gestione delle risorse, alla loro formazione e al controllo della produzione e freschezza dei prodotti. Una volta superata la fase test, verranno poi commercializzati. Riteniamo che questo settore abbia bisogno di essere innovato e noi cercheremo di fare il possibile”.
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