SpaceEconomy

Una startup italiana permette di spedire un ricordo da 20 grammi nello spazio

Articolo tratto dal numero di febbraio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

E se lo spazio diventasse luogo di sentimenti? In parte lo è già. Da qualche decennio, anche a occhio nudo, vediamo ciò che si muove tra le stelle, passa veloce e poi sparisce inghiottito dall’ombra oppure oltre l’orizzonte. Lo riconosciamo: basta una app sullo smartphone per sapere di quale satellite o base spaziale si tratti.

Amici e parenti degli astronauti, quando sfreccia la Stazione spaziale internazionale, pensano che a bordo ci sono persone care. Al di là della muraglia cinese, anche quelli dei taikonauti possono dedicar loro un pensiero. Lo spazio può essere, quindi, non solo una proiezione della nostra tecnologia e della nostra voglia di esplorare, ma anche un luogo cui guardare con emozione per qualcosa di nostro che si trova lassù.

Ricordi da spedire nello spazio

Sei amici sono partiti da un’idea di questo tipo per fondare Rest in Space, che all’inizio, come il nome suggerisce, aveva più a che fare con un funerale, per poi approdare a una concezione più moderna, e se vogliamo gioiosa, dello spazio. Il progetto ha preso forma con il nome di Upmosphere. “È nato tutto pensando al trasporto di ceneri in orbita”, spiega Giovanni Sammarco, presidente di Rest in Space, “ma poi abbiamo pensato: ‘perché limitarci al funerale’? Quella era un’idea più banale, e allora siamo passati al concetto di ricordo: mandiamo su un oggetto tangibile”. 

Celestis, una società che fa base a Houston, in Texas, offre proprio questo servizio cerimoniale da alcuni anni. Ancora prima, ceneri avevano volato a bordo di missioni di agenzie spaziali. Ma lo spazio non può essere solo un cimitero. Una foto, una lettera, la medaglietta di un animale domestico: Upmosphere propone di scegliere e spedire un pezzo di vita che ogni giorno passerà a qualche centinaio di chilometri sopra le nostre teste, a patto che sia di materiale inerte. Con la possibilità di alzare lo sguardo e sapere dove sta, nel momento giusto. “Ad aprile 2022 i nostri primi quattro clienti spediranno nello spazio i loro ricordi con Upmosphere; voleranno su un razzo SpaceX. Uno di loro ha regalato alla moglie, per il matrimonio, una fede nuziale. Grazie alla nostra applicazione riceverà un messaggio ogni volta che il satellite si troverà sopra l’orizzonte, con l’indicazione di dove guardare. Per esempio ‘guarda verso la Luna’ e saprà che quell’oggetto si trova a passare proprio lì”.

Il piccolo scrigno che contiene il ricordo è una scatolina realizzata col legno degli alberi abbattuti in Trentino dalla tempesta Vaia, personalizzabile con incisioni. La ‘nave madre’ di questa consegna speciale è il satellite made in Italy della D-Orbit. 

Tra i fondatori anche il ceo di D-Orbit

Tra gli entusiasti fondatori di Upmosphere, infatti, c’è anche l’amministratore delegato dell’azienda nata con l’idea di fare pulizia di detriti spaziali e che ora realizza gli Ion satellite carrier. Con Luca Rossettini, Luigi Maini, ceo di Rest in Space, e gli altri soci si sono conosciuti nel ‘97-’98, durante il servizio militare nella Folgore. “Luca era quello con la testa da ingegnere, ed è come un fratello. Poi ognuno ha preso la sua strada. Un giorno ho visitato la sua azienda, ne ho parlato con gli altri e abbiamo deciso di provare a fare qualcosa assieme. Grazie a Luca e al know-how di D-Orbit abbiamo tutta l’assistenza tecnica e logistica. Loro sono i carrier, noi riempiamo lo spazio nel satellite con i ricordi”. I satelliti Ion Scv svolgono diversi compiti, come dispenser per altri dispositivi. Il principio è quello del rideshare (o di Blablacar): ci si infila dove è rimasto posto e peso da sfruttare, che viene riempito. 

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Quanto costa e come funziona

Secondo il paradigma proprio della new space economy, così nascono servizi alla portata, se non di tutti, di una parte sempre maggiore di quelle persone che, nello spazio, non metteranno mai piede. Si è cominciato con esperimenti scientifici e tecnologici, servizi di osservazione della Terra a disposizione di aziende, università e istituti di ricerca. Ora si può pensare anche di farlo per gioco, o per emozionarsi. “Il servizio base per spedire fino a 20 grammi, giusto giusto per due fedi nuziali, costa 10mila dollari più iva compreso il servizio di tracciamento con la nostra applicazione”, aggiunge Sammarco. “Gli ingegneri dicono che lo spazio sta diventando sempre più un luogo dove si concentrano attenzioni e tecnologia, i cui costi andranno a diminuire con maggiori opportunità di fruirlo”.

L’app di Upmosphere raccoglie i dati direttamente dalla base di D-Orbit, a Fino Mornasco, in provincia di Como. Tiene traccia del satellite che viaggia insieme con il suo carico di ricordi in orbita attorno alla Terra. Sammarco spiega che sarà interattiva, potrà inviare e ricevere messaggi personalizzati. Per esempio, “ora guarda a Sud, sono tra Giove e Saturno”. 

I satelliti Ion Scv viaggiano in orbita bassa (400-500 chilometri), una volta terminata la missione, danno vita al ‘gran finale’. In ossequio alla missione di D-Orbit, infatti, tutto finirà con il rientro in atmosfera, dopo qualche anno per non lasciare detriti orbitanti. E così il ricordo spedito nello spazio brucerà precipitando verso il suolo. I più fortunati (ma sarà davvero una fortuna sfacciata, trovarsi al momento giusto nel posto giusto) potrebbero anche assistere al proprio ricordo prezioso che si trasforma in una stella cadente.

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Le nuove opportunità della space economy

Nell’intuizione della startup c’è in sintesi la direzione che sta prendendo una parte della new space economy: sfruttare la possibilità, sempre più accessibile, di arrivare in orbita per stupire e stupirsi. “Chi avrebbe mai detto che, dopo lo Space Shuttle, si sarebbero potute fare cose del genere?”, conclude Sammarco. “La Nasa per noi era il non plus ultra; oggi ci sono privati che con grandi investimenti fanno ciò che prima non era pensabile. Lo spazio diventa un luogo sempre più fruibile. I costi sono ancora elevati, ma anche noi pensavamo 50 anni fa che attraversare l’Atlantico in volo fosse una cosa solo per pochi ricchi. Ora da Milano a New York ci sono 70 voli al giorno. Posso prenotarne uno per domani con 350 euro”.

Oltre allo sfruttamento economico che deve giustificare i grandi investimenti, alla fine arriva anche quel senso ludico ed emozionale, al quale la natura umana non sa resistere quando la tecnologia consente l’inedito. E diventa uno show, come usare la polvere da sparo per i fuochi d’artificio, noleggiare uno Stol per trascinare lo striscione con una dedica all’amata lungo le spiagge della Riviera romagnola, o usare dei caccia per dipingere il cielo col tricolore. O come spedire verso Marte una convertibile con un robot al volante. Per ora, fare un salto oltre la linea di Karman o qualche rivoluzione attorno al Pianeta è solo un nuovo giro di giostra per chi ha una ricchezza da spendere in un’avventura da turista spaziale. Domani chissà.

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