Il 15 febbraio Technoprobe ha fatto il suo ingresso a Palazzo Mezzanotte, portando a casa una quotazione brillante. Il prezzo per azione iniziale di collocamento, fissato a 5,7 euro, è presto arrivato a 7,3 euro registrando un rialzo superiore al 25%. È così che l’azienda della famiglia Crippa è passata da un enterprise value di 3,5 miliardi a uno superiore ai 4 miliardi.
Peculiare la scelta effettuata dal gruppo lombardo del segmento di quotazione, infatti Technoprobe ha scelto di collocarsi sul listino Egm, dedicato alle piccole e medie imprese, abituato quindi ad aziende con dimensioni decisamente più contenute di Technoprobe (capace di coprire da sola oltre un quinto del valore di tutto il listino).
“Abbiamo preferito iniziare con una certa gradualità”, spiega Roberto Crippa, vicepresidente esecutivo e figlio del fondatore Giuseppe. “L’Egm ci dà il tempo di mettere a posto le procedure interne prima del passaggio al listino principale di Piazza Affari”. Di fatto la scelta della direzione aziendale è quella di un ‘banco di prova’, per capire cosa significa essere quotati e prendere le misure per il futuro.
Da Merate al mercato internazionale: la storia di Technoprobe
La storia di Technoprobe, con un percorso simile alle big tech statunitensi, nasce nel 1993 in una cucina forte solo dell’intraprendenza e della profonda conoscenza dell’estero del suo fondatore, Giuseppe. Non siamo alla Silicon Valley ma a Merate, in Lombardia. Fin dall’inizio si potevano intravedere tutti i presupposti per una storia di successo: propensione all’innovazione, internazionalizzazione e sacrificio. Nel breve periodo, dalla casa di famiglia, i Crippa crescono e si espandono: prima in tutta Italia, poi con l’estero, arrivando a stringere partnership importanti con i maggiori protagonisti del mercato internazionale.
Il valore del gruppo: 11 sedi in tutto il mondo e 300 milioni di fatturato
Dalla cucina Technoprobe ne ha fatta di strada ed oggi è un gruppo da 300 milioni di fatturato. L’azienda dei Crippa si sviluppa su 11 sedi dislocate in tutto il mondo e migliaia di dipendenti. Il Core Business che lo ha reso un gruppo internazionale (il 98% del fatturato è fuori dall’Italia) è la produzione e la vendita di Probe cards: cioè interfacce elettromeccaniche che servono a connettere e testare microchip. Tale prodotto, altamente tecnologico e su misura, garantisce la funzionalità di tutti i dispositivi digitali che sono entrati a far parte della quotidianità di ognuno: smartphones, computers, elettrodomestici e automobili. Il gruppo di Lecco è tra le principali società al mondo capaci di produrre questo genere di prodotto, vantaggio competitivo che lo pone nella condizione di top player mondiale.
Con la crisi tra Russia e Ucraina i prezzi delle materie prime sono quasi raddoppiati
La sfida principale per il futuro, sia del settore sia di Technoprobe, è l’approvvigionamento delle risorse necessarie alla produzione delle Probe Cards: i semiconduttori. Con la pandemia e la crisi tra Ucraina e Russia (entrambi paesi ricchi di risorse) queste sono diventate il vero ago della bilancia per il mercato Tech. “Personalmente prevedo forti rialzi nel breve periodo perché sia l’Ucraina sia la Russia sono molto importanti come fornitori di tali materiali. – Spiega Roberto Crippa – Noi utilizziamo molto palladio, ad esempio, che a dicembre costava 55 euro/grammo. Oggi siamo vicini agli 80 euro grammo.”
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