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Segnali di distensione tra Nasa e Russia: riprendono i voli misti con Roscosmos verso la Stazione spaziale internazionale

Sembra che l’attitudine estremamente pacata avuta dalla Nasa nella gestione dei rapporti con l’agenzia spaziale russa, Roscosmos, abbia dato i risultati auspicati. È del 15 luglio l’annuncio che a settembre riprenderanno i voli “misti” con astronauti e cosmonauti seduti nelle stessa capsula. 

I russi voleranno con le Crew Dragon di SpaceX, mentre gli americani raggiungeranno la Stazione spaziale internazionale, la Iss, a bordo della Soyuz. Lo scambio di sedili avverrà alla pari, senza passaggi di denaro tra le due agenzie. 

È la prima volta che succede nella lunga storia di cooperazione che è alla base della Iss. Finora, i 71 astronauti americani ed europei che avevano usato la navetta russa per raggiungere l’avamposto orbitante avevano pagato un biglietto, il cui costo era salito nel corso degli anni, assestandosi intorno a un valore medio di 56 milioni di dollari. È grossomodo quello che hanno pagato gli astronauti privati a bordo del volo Crew Dragon AX-1, affittato dalla Axion Aerospace, anche se sembra che SpaceX applichi una tariffa di favore all’ente spaziale statunitense. 

Nasa e Roscosmos verso una normale collaborazione

Nasa e Roscosmos dicono che lo scambio dei sedili, che implica che sia americani sia russi abbiano famigliarità con entrambe le navette, è fondamentale per la sicurezza degli equipaggi, che potrebbero dover evacuare la stazione a bordo di una navetta diversa da quella utilizzata per arrivarci.

Quando si gestisce insieme un grande progetto, è doveroso gestire di comune accordo anche le procedure di sicurezza in un panorama di collaborazione internazionale. 

Considerando la situazione sempre tesissima sul fronte della guerra in Ucraina, la notizia assume un significato particolare a dimostrazione che, per quanto riguarda la gestione della Iss, Nasa e Roscosmos vogliano tornare ad avere rapporti di normale collaborazione, come era sempre avvenuto in passato. 

Il licenziamento di Dmitry Rogozin dalla carica di capo della Russian Space Corporation

Forse non è un caso che la dichiarazione congiunta sia stata fatta contestualmente all’annuncio del cambio al vertice di Roscomos, dove l’assertivo (e mediaticamente bollente) Dmitry Rogozin è stato sostituito da Yuri Borisov, un militare di altissimo livello ed ex-ministro nell’entourage di Putin, ma non mediaticamente esposto. 

Yuri Borisov, militare ed ex-ministro dell’entourage di Putin che ha sostituito Dmitry Rogozin al vertice di Roscosmos

Chi non ricorda i tweet di Rogozin nei giorni successivi all’annuncio delle sanzioni occidentali, subito dopo l’invasione dell’Ucraina? Diceva tutto e di più: insultava astronauti americani e paventava il rischio di una caduta della Stazione spaziale sulla testa dei nemici occidentali (ma anche di cinesi e indiani). Sebbene interpretata come una minaccia, pur facendo scalpore non implicava alcun pericolo immediato. A causa dell’attività solare e dell’attrito dell’atmosfera ancora minimamente presente alla quota orbitale della Iss, la stazione tende naturalmente (e lentamente) a perdere quota, tanto che la sua orbita deve essere alzata con cadenza mensile: è un compito svolto dalle navette russe, che arrivano con il carburante per accendere i motori e correggere l’orbita della stazione per evitare si abbassi troppo.

Le minacce di Rogozin alla collaborazione tra le due agenzie

Ciò che Rogozin minacciava con messaggi infuocati era la sospensione della partecipazione russa al programma Iss, fin dalle sue origini concepito come una stretta collaborazione tra le due agenzie, sempre disposte a dividersi i compiti secondo uno schema preciso. Per visualizzare le sue parole, a inizio marzo Rogozin aveva anche fatto circolare un video in cui il segmento russo della Iss veniva staccato (dopo abbracci calorosi evidentemente di commiato), come si fosse trattato di un piano imminente. 

La Nasa non ha mai risposto alle provocazioni

Tutti sapevano fosse una eventualità irrealizzabile, ma alla Nasa va riconosciuto il merito di non avere mai né accettato né risposto alle provocazioni. 

All’epoca, l’astronauta veterano Scott Kelly, insultato pesantemente da Rogozin, aveva replicato qualcosa del tipo “ma dai, Dima smettila” usando un diminutivo di Dmitry. Dopo i tweet bollenti di marzo, la situazione si era calmata, almeno sui social. Rogozin aveva fatto sapere che Roscosmos avrebbe dato un anno di preavviso qualora avesse deciso di sospendere la collaborazione in orbita, dove la vita aveva continuato a scorrere normalmente. A fine marzo, l’astronauta americano Mark Vande Hei era tornato a terra con la Soyuz, come previsto, e altri equipaggi americani e russi erano arrivati e partiti. Avevano fatto scalpore le tute giallo-azzurre (i colori della bandiera Ucraina) indossate dal trio di cosmonauti arrivati a fine marzo. Ci si chiedeva se volessero dimostrare il loro supporto all’Ucraina, ma è stato spiegato si trattasse dei colori delle loro università di appartentenza.

Come ha più volte dichiarato anche Samantha Cristoforetti, a bordo della Iss si è sempre lavorato, e si continua a farlo, come al solito. Certo l’argomento guerra non viene affrontato, ma la cosa vale anche per i centri di controllo che pretendono di operare come se tutto procedesse in maniera ordinaria.  

La flessibilità della Nasa e l’intransigenza dell’Esa

A settembre vedremo la russa Anna Kikina a bordo del Crew-5 di Space X insieme con Nicole Mann e Josh Cassada della Nasa e con il giapponese Koichi Wakata. Un equipaggio di due donne e due uomini, in omaggio alla parità di genere. 

Sempre a settembre, da Baikonur, lo storico cosmodromo in Kazakistan, partirà l’americano Frank Rubio, ma sono già previsti altri due scambi per i voli di primavera.  

È inevitabile che il pensiero del lancio degli astronauti da Baikonur faccia tornare alla memoria la cancellazione della missione congiunta russa-europea ExoMars. L’Esa, l’Agenzia spaziale europea, ha gestito la collaborazione con Roscosmos in modo molto diverso della Nasa. Il risultato è davanti agli occhi di tutti: mentre l’atteggiamento intransigente dell’agenzia europea ha cancellato la missione destinata a Marte il prossimo settembre, la flessibilità dalla Nasa ha permesso alla Iss di continuare a operare.  

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