Articolo apparso sul numero di agosto 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
“Implementare tecnologie a favore dell’ambiente”: recita così uno dei principi più importanti del Global Compact delle Nazioni Unite, il Patto nato per incoraggiare le aziende di tutto il mondo a intraprendere politiche sostenibili, nel rispetto della responsabilità d’impresa e dell’impatto sociale. Un principio che può essere adottato da ogni impresa, ma che trova maggiore impatto all’interno di realtà dove la creazione di esternalità positive ambientali diventa il cuore delle attività, come le organizzazioni attive nel riciclo in ambito industriale.
Per dare soluzione e generare opportunità dal complesso tema dei rifiuti ferrosi, che costituiscono circa il 41% dei rifiuti speciali non pericolosi in Italia, è nata, oltre 20 anni fa, Zato, importante realtà industriale nella realizzazione di impianti e macchinari per il recupero dei rottami ferrosi. Fondata e guidata da Valerio Zanaglio e Alessandra Bresciani, con sede a Prevalle (Brescia), Zato produce macchine industriali dotate di tecnologie basate su intelligenza artificiale e analisi predittiva, al servizio dell’economia circolare. Abbiamo intervistato il ceo Bresciani, per comprendere al meglio sfide e opportunità aziendali e del settore.
Il recupero industriale è un’opportunità più per l’economia o l’ambiente?
Lo è per entrambi. È su logiche di recupero che si basa la salvaguardia delle risorse naturali presenti in natura, oltre che la riduzione dei quantitativi di materie prime e rifiuti destinati alle discariche. Abbiamo sposato la missione di diffondere e promuovere nuove tecnologie, con la consapevolezza di essere inseriti, da contributori attivi, nel circolo virtuoso dell’economia circolare, e di essere quindi effettivamente strategici per la realizzazione della sostenibilità ambientale.
La storia del nostro Paese si basa molto sulla siderurgia, ma l’impatto ambientale oggi preoccupa. Cosa sta cambiando?
Oggi vengono utilizzati due sistemi: i forni ad arco elettrico, utilizzati per la produzione dell’acciaio con rottame recuperato e gli altiforni, che utilizzano come materia prima il coke, il minerale di ferro che viene estratto dal sottosuolo. Fortunatamente, il futuro della sidermetallurgia sarà sempre meno affidato agli altiforni, sempre più inavvicinabili a causa dei costi, delle dimensioni, e, oggi più che mai, per ragioni ambientali. Il futuro vedrà forni ad arco elettrico di prossima generazione, in cui il metallo riciclato diventa materia prima.
Zato realizza all’estero l’85% delle vendite. Che prospettive avete per i mercati esteri?
Operiamo in una nicchia di mercato che è stata molto ricettiva rispetto alla nostra proposta di innovazione di processo e di prodotto. Il nostro mercato storico è l’Europa, ma operiamo in 60 Paesi e abbiamo recentemente aperto una sede negli Stati Uniti. Guardiamo anche all’Asia, dove già operiamo, e ad altri territori emergenti.
Che ruolo ha la tecnologia nella vostra industria?
La nostra crescita è stata fortemente supportata da tecnologie di ultima generazione installate negli impianti, quali algoritmi di intelligenza artificiale, manutenzione predittiva, realtà aumentata per le installazioni e le manutenzioni da remoto. Raccogliamo ed elaboriamo informazioni che permettono di comprendere se un macchinario è a rischio rottura. L’intelligenza artificiale è molto utile per elaborare la grande mole di dati che raccogliamo da tutti gli impianti installati, e processare così informazioni in tempi rapidi, fornendo un supporto fondamentale alle attività di assistenza ai nostri clienti. Una caratteristica chiave dell’economia circolare è quella di non buttare via materiali e prodotti, ma di utilizzarli il più a lungo possibile. La circolarità dei prodotti e dei flussi dei ricambi richiede un’attività di monitoraggio costante, ma anche di verifica, di riparazione, di riciclo dei ricambi.
L’uso della tecnologia nell’industria pesante comporta un cambio culturale?
Il maggiore impulso a utilizzare applicativi tecnologici è avvenuto quando abbiamo acquisito la consapevolezza che i nostri prodotti hanno una forte utilità sociale e ambientale, soprattutto rispetto alle problematiche attuali del pianeta.
L’ingresso di un fondo rappresenta sempre una sfida per le aziende. Come è stata presa questa decisione?
Abbiamo voluto l’ingresso nel capitale di Zato da parte di Lbo France perché lo riteniamo strategico per accelerare ulteriormente il nostro piano di sviluppo a medio-lungo termine, e coronare il sogno di successo per la società che abbiamo fondato io e mio marito oltre 20 anni fa. Oltre a ciò, le competenze, la visione internazionale, il supporto strategico che Lbo France metterà a disposizione di tutta la squadra di Zato, saranno per noi – che continueremo a mantenere la gestione operativa della società – essenziali per l’affermazione della nostra azienda quale player di riferimento e globale nel settore del recycling e della green economy. Infine, a ottobre pubblicheremo il nostro primo bilancio di sostenibilità, che non è un mero strumento aziendale, ma una sincera dichiarazione valoriale. Vogliamo essere fautori dell’economia circolare e del recupero, non solo per il prodotto che realizziamo, ma anche come azienda. Ci crediamo, e continueremo a dare il nostro contributo attivamente in questa direzione per il futuro del pianeta e delle generazioni che verranno. Come madre di quattro figli reputo importante promuovere questi valori: è un progetto di vita e di lavoro.
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