“Dopo due anni in cui abbiamo realmente compreso l’importanza della tecnologia in tutti gli aspetti, da quello lavorativo a quello sociale e di business, adesso abbiamo l’obbligo di continuare a innovare per scrivere e plasmare un futuro digitale”. È con queste parole che Filippo Ligresti, VP & General Manager di Dell Technologies Italia, ha dato il là alla plenaria per il Dell Technologies Forum, andato in scena nella giornata di ieri a Milano, presso gli spazi di Superstudio Più.
Presentato da Marco Montemagno, l’evento si è soffermato prima di tutto su un paradigma ormai fondamentale: che adesso i veri motori dell’innovazione sono la tecnologia e le persone. E che proprio quest’ultime, però, a causa del cambiamento così repentino, non riescono al stare al passo con l’innovazione, non sono ancora soddisfatte di come le aziende in cui lavorano si approcciano all’innovazione stessa, e molto spesso sono esauste, in preda al cosiddetto burnout. E la ricerca di Dell Technologies presentata sul palco dallo stesso Ligresti lo dimostra.
I timori: la ricerca di Dell Technologies
Realizzata in collaborazione con la società di ricerca Vanson Bourne che ha intervistato business & IT decision makers, e dipendenti coinvolti nella trasformazione digitale, in oltre 40 Paesi del mondo, tra cui l’Italia, la ricerca evidenzia ancora luci e ombre sul percorso di digitalizzazione delle imprese italiane.
Infatti, analizzando i dati italiani, emerge che il 60% degli intervistati ha affermato che c’è un problema culturale che limita l’innovazione in azienda, il 52% ha paura di non riuscire a seguire la scia dell’innovazione, a causa di un’assenza di una tecnologia adeguata per passare al modello iperdistribuito.
E se oltre il 38% vorrebbe che le aziende equipaggiassero meglio i leader con strumenti tecnologici per gestire in modo più efficiente i team da remoto, il 40% fa presente tuttora di difficoltà nel collaborare e/o relazionarsi a distanza. Non sorprende, quindi, se il 62% degli intervistati ritiene di non aver ancora visto significativi miglioramenti nel bilanciamento vita-lavoro dei dipendenti, dopo due anni.
Il problema della cybersecurity
Uno dei punti limite più importanti emersi dalla ricerca è relativo al mondo della cybersecurity. Il 72% degli intervistati ha infatti affermato di aver paura degli attacchi informatici. “È un dato che non dobbiamo sottovalutare, anzi. In quanto stiamo parlando, secondo i dati, di un cyberattacco ogni 11 secondi a livello mondiale”, ha sottolineato Filippo Ligresti. “Le aziende devono prepararsi per mitigare gli attacchi e, soprattutto, per saper ripartire dopo averne subito uno”, ha aggiunto.
L’importanza dell’empatia e del modello di lavoro ibrido
Sul modello lavorativo aziendale gli intervistati non hanno dubbi. Per l’80%, infatti, il modello ibrido e distribuito crea un ambiente di lavoro più inclusivo e stimolante. Tuttavia, anche se il 76% considera il lavoro parte integrante della propria identità, solamente il 37% ha dichiarato di svolgere un lavoro mentalmente stimolante, quindi non ripetitivo.
“Bisogna capire che l’innovazione è uno sport di squadra, le persone devono collaborare tra di loro in questo mondo smart. E le aziende devono fornire strumenti e servizi di qualità e dotarsi di policies che garantiscono alle persone di avere proprio tempo libero e non andare in burnout”, svela Ligresti.
“Bisogna essere empatici e inseguire una cultura in cui le persone sono la principale fonte di innovazione. Bisogna metterle al centro”, ha aggiunto. Parole forti dimostrate dai dati: l’83% ritiene che i propri leader non considerino le proprie opinioni, e contestualmente il 34% pensa che i propri leader non li considerino indispensabili.
Non mancano, però, anche gli aspetti particolarmente positivi. Per l’83% dei leader aziendali italiani, il ruolo dei dipendenti è importante come non mai per intraprendere un programma di trasformazione digitale che abbia realmente successo, il 55% non teme di essere escluso dall’evoluzione del mondo digitale a causa della mancanza di persone con la giusta visione per cogliere tutte le opportunità, e anzi oltre il 50% vede un cambio positivo nella cultura organizzativa che non limita in nessun modo la capacità di innovazione dei dipendenti.
“Per superare questi ostacoli e restare competitive nel prossimo futuro, le imprese devono cambiare passo e fare leva sulla cruciale intersezione tra persone e tecnologia. Se le aziende vogliono davvero disegnare un futuro di maggiore competitività e di sviluppo, hanno bisogno di riconoscere che il successo aziendale e il benessere dei dipendenti sono inestricabilmente legati”, ha concluso Ligresti.
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