Articolo tratto dal numero di dicembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
di Luca Diamanti
La cultura della bellezza è certamente una delle caratteristiche di Altus Lifestyle, società internazionale di real estate con base a Firenze e focalizzata sul re-development di trophy asset, fondata nel 2016 da Pasquale Cataldi.
Questa attenzione per il bello ha permesso a Cataldi di dare concretezza al sogno di restituire al mercato residenze nei luoghi più esclusivi del mondo, con una grande attenzione all’arte e al design made in Italy. Grazie a lui e ad Altus, sempre più stranieri si innamorano del nostro territorio, affascinati dall’unicità di vivere dentro a vere opere d’arte.
Adesso la famiglia Altus si allarga ulteriormente con la nascita di Altus Gallery, per portare nel mercato dell’arte un’idea nuova, che coniuga l’arte fisica con gli Nft: al cliente viene data la possibilità di acquistare entrambi. Abbiamo incontrato Cataldi per capire di più di questo suo progetto.
Altus Lifestyle è una consolidata realtà nel settore immobiliare. Come nasce Altus Gallery e come è avvenuto l’incontro con il mondo dell’arte?
Ho incontrato l’arte dal primo giorno in cui ho intrapreso il mio percorso professionale. Da subito mi sono innamorato del concetto di bellezza e del suo valore culturale. E questo concetto è alla base del nostro operato, lo mettiamo tutti i giorni a disposizione dei nostri clienti. Inoltre nei nostri uffici di Firenze ospitiamo una mostra d’arte ogni tre mesi.
Quanto è importante l’innovazione nel vostro business?
L’innovazione è la parte dominante del nostro lavoro. Oramai siamo completamente digitali, ma manteniamo e manterremo sempre la cura della relazione con i clienti. Il piacere della relazione interpersonale non è sostituibile in alcun modo con mezzi tecnologici e noi teniamo a tessere e coltivare rapporti umani e professionali come ai vecchi tempi.
Con Altus Gallery offrite un approccio innovativo agli Nft, dando ai clienti la possibilità di comprare la stessa opera sia fisica, sia digitale. Come siete arrivati a formulare questa proposta?
Abbiamo studiato bene il mercato e abbiamo capito che spesso al cliente veniva chiesto di effettuare una scelta tra opera digitale e fisica. Noi volevamo fare qualcosa di innovativo e diverso, quindi, dialogando con gli artisti, abbiamo partorito questa idea.
Parliamo degli artisti che hanno aderito al vostro progetto. Cosa ci può raccontare?
Sono molto contento del valore e della qualità degli artisti che rappresentiamo. Grazie a loro siamo in grado di offrire ai collezionisti opere uniche. Tra i diversi artisti con cui lavoriamo ci sono Emilio Cavallini, con le sue biforcazioni matematiche realizzate attraverso materiali di riciclo provenienti dall’industria della moda, Alice Orf, una giovane eclettica che reinterpreta l’arte antica in chiave contemporanea, Raffaele Marturano, artista poliedrico che possiede una visione fresca e contemporanea, Louise Manzon, figlia d’arte che realizza sculture grazie al suo genio innato, ed Elisabetta Rogai, artista che usa il vino per le sue opere.
Chi rappresenta per Lei una vera innovazione?
Considero l’artista fiorentina Elisabetta Rogai un’interessante testimone dell’innovazione, già riconosciuta da Audi Italia nel 2015, l’anno dell’Expo, anno in cui dipinse con quattro vini del territorio il Drappellone del Palio di Siena. La sua EnoArte, dipingere con il vino al posto dei colori, è una spinta verso un approccio più consapevole al territorio e al turismo agroalimentare. La valorizzazione di un territorio risponde agli obiettivi che ci siamo posti nell’ottica di una narrazione e di una visione sintetizzata nell’arte di Rogai, quanto mai attuale e centrata su compatibilità ambientale e nuovi stili di vita.
Gli Nft sono il futuro del mercato dell’arte?
No, nel senso che sono anche il presente. Quindi sono presente e futuro. Sono un mezzo che avvicina l’arte alle nuove generazioni e quindi ha anche una grande capacità di promuovere la cultura dell’arte.
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