Pasquale Cataldi
Business

La storia di Altus Lifestyle, l’azienda italiana che rende confortevoli le bellezze del passato

Articolo cover story tratto dal numero di aprile 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

È come danzare in una cristalleria. Per ristrutturare antiche dimore, nei centri storici italiani, magari come quello di Firenze, dove su ogni parete si riflette lo spirito di Leonardo o del Botticelli o di chissà quale artista straordinario e immortale, ci vuole leggerezza, eleganza, rispetto. È un’operazione complessa ma di grande soddisfazione, una volta finita la ristrutturazione. Se ovviamente si sono raggiunti i risultati immaginati. Dopo c’è solo da aspettare il compratore giusto. Ce ne sono tanti in tutto il mondo. E non cercano altro che trovar casa, e che casa, in Italia. Da inizio 2022 operativa nella sua nuova sede fiorentina nella centralissima piazza della Repubblica, Altus Lifestyle porta avanti la propria visione immobiliare restaurando antiche dimore nei luoghi più esclusivi del pianeta e trasformandole in residenze pregiate, sempre con un occhio di riguardo per il design italiano, con il suo brand di agency ma con la visione internazionale.

A guidare l’azienda è Pasquale Cataldi, studi in economia e master in Sda Bocconi, un passato in importanti case d’asta internazionali, da oltre 20 anni opera nel mercato immobiliare. Ha cominciato con l’azienda di famiglia, la Cataldi Costruzioni Immobiliari, di cui è diventato ceo a soli 26 anni, prima di fondare Altus nel 2016 insieme all’imprenditore italo-messicano Fabio Massimo Covarrubias e al progettista Michele Morandi. Forbes ha chiesto a Cataldi di disegnare, in quest’intervista, le caratteristiche e i progetti di Altus. 

Cominciamo da un concetto base. Che vuol dire abitare nel bello?
Promuovo da sempre un tipo di casa da vivere e non da mostrare. Deve rispecchiare il proprio modo di essere e abitare, solo così può essere unica e autentica. In una parola, vera. Non mi piacciono le case showroom create come esercizio solo estetico. Una casa vera è un corretto mix di divisione degli spazi, luce naturale e artificiale e arredo bello ma funzionale, che possa cambiare assieme a noi. Più che nuove modalità abitative, credo sia sempre più importante valutare, per ogni arredo e oggetto che inseriamo nelle nostre case, il suo valore edonistico, il piacere che ci dà averlo e utilizzarlo.

Perché a Firenze?
Innanzitutto perché siamo fiorentini e poi perché il centro storico di Firenze include tutti gli elementi fondamentali che contribuiscono a esprimere il suo eccezionale valore universale. Delimitato dalle mura arnolfiane della fine del XIV secolo, comprende il ‘quadrilatero romano’, caratterizzato dall’attuale Piazza della Repubblica, le strette vie della città medievale, gli splendori della città rinascimentale. Il contesto urbano in cui si colloca la città storica si presenta ancora integro, così come le colline circostanti che costituiscono una perfetta quinta scenica. Il paesaggio mantiene le sue caratteristiche toscane, contribuendo al valore del centro storico di Firenze. Città che è diventata meta degli high-net-worth individual – coloro, cioè, con un patrimonio da investire minimo di un milione di dollari – per l’arte, la cultura, il suo buon cibo con i suoi ottimi vini e la dimensionalità la rende unica al mondo.

Nei centri storici ci sono restauri particolari. Spesso ci si imbatte in palazzi che sono vere opere d’arte, magari con affreschi.
È vero. Dopo essere stati restaurati, gli affreschi, gli stucchi e gli elementi architettonici originali vengono messi in risalto attraverso sapienti sistemi di illuminazione che fanno emergere i dettagli e attraverso arredi che si sposano con il loro carattere. Alla base c’è sempre il rispetto delle memorie dell’edificio. Quando iniziamo un progetto, la prima cosa è saper leggere l’architettura dell’immobile e saper valorizzare i suoi aspetti più salienti. Solo dopo calibriamo il progetto.

Quale è stata la sfida progettuale più importante?
La più importante? Sembrerà strano ma non è stato un palazzo di grandi dimensioni, bensì un appartamento di 300 metri quadrati sul Lungarno, a pochi passi da Ponte Vecchio: la difficoltà maggiore è stata, infatti, quella di coniugare il restauro degli ambienti con l’installazione di un sistema impiantistico all’avanguardia. Grazie a un team di ingegneri siamo riusciti a creare ambienti pulitissimi, nascondendo tutti gli elementi visivamente poco piacevoli.

Ci sono città più speciali di altre?
Sicuramente le città che più amiamo sono soprattutto quelle italiane, ma anche quelle europee, in generale. Milano è la seconda più amata per noi. Si tratta di una città dove si coltiva il design, il business e il futuro, ma sempre con un’attenzione particolare al lifestyle italiano, che la rende tra le mete più amate nel mondo.

Come scegliete i vostri target?
Sicuramente sono gli high-net-worth individual, tra i 35 e i 60 anni, sia donne che uomini. Sono persone che hanno un sofisticato gusto per il bello e per un elevato lifestyle europeo.

Chi sono i vostri clienti? Cosa vi chiedono?
Principalmente sono nordamericani, per circa l’80%. Il restante è suddiviso tra i paesi del Nord Europa. Ci chiedono l’unicità sia della location che dell’abitazione.

A chi vi affidate per ristrutturare?
Abbiamo selezionato i migliori professionsti dell’artigianato italiano, perché ci garantiscono la qualità. Seguendo le esigenze del settore, ogni immobile Altus viene fornito già arredato. In ogni proprietà, in Italia come nel mondo, cerchiamo di promuovere il design italiano. I nostri fornitori sono top brand come Poltrona Frau, Minotti, Giorgetti, Poliform, Moroso, B&B Italia, Rimadesio, Paola Lenti e altri. 

Nella fase progettuale, quando arriva l’arredamento?
Uno dei nostri principi fondamentali è quello di pensare all’arredamento fin da subito, anche attraverso la realizzazione di mobili ed elementi su misura: dallo zoccolino all’armadio, passando per le luci. In alcuni progetti, per esempio, abbiamo disegnato tutta l’illuminazione.

È vero che vi affidate esclusivamente ad artigiani toscani?
Ci affidiamo soprattutto ad artigiani toscani, ma più esattamente direi che ci affidiamo a realtà di nicchia; ci piace lavorare con il falegname, il fabbro, parlare con loro e creare uno scambio profondo. La Toscana, ma anche tutta Italia, è ricchissima di queste eccellenze. I nostri artigiani sono professionisti meravigliosi. Una filosofia, quella di promuovere l’artigianato locale, che viene applicata anche agli immobili oltreoceano.

Un esempio?
Quello di Tulum con il progetto Mudra, un complesso di 12 appartamenti situati in una palazzina di tre piani in uno dei quartieri più in voga della città. Progettato dall’architetto Luis Alejandro Cuesta Perusquia, è stato forse il nostro progetto più divertente. Qui abbiamo utilizzato materiali e tecniche locali, fondendole a un layout fresco e contemporaneo. Abbiamo fatto emergere le peculiarità architettoniche del luogo appoggiandoci ad artigiani della zona, che hanno creato piastrelle e altri elementi usando materiali poveri e naturali. Una dimostrazione che, a volte, lusso non fa rima con costoso. Tutto sta nel rispettare luoghi, atmosfere e tradizioni locali con semplicità e raffinatezza.

Oggi l’offerta immobiliare si caratterizza molto anche per i servizi punta.
Verissimo. Ma ci siamo anche noi. Eccome se ci siamo su questo segmento. Abbiamo fortemente voluto dare una serie di servizi ai nostri clienti principalmente perché è stato quasi naturale, in quanto fidelizza molto la clientela, e soprattutto perché per loro è fondamentale essere completamente serviti su tutto, dal lato fiscale fino alla parte di interior.

In fondo Altus è una sorta di private equity immobiliare, una società finanziaria che si occupa di immobiliare. Avete mai pensato di quotarvi in Borsa?
Beh, sì. Ci stiamo pensando. Siamo cresciuti tantissimo nel dopo-Covid, ma è una crescita che aveva già gettato solide basi prima. La quotazione ci consentirebbe di crescere ancora di più, oltre a dare forza a un progetto italiano ma con orizzonti internazionali. Proprio in questi giorni stiamo selezionando alcuni advisor. Sappiamo che il percorso è lungo. Ma il tempo, per chi fa il nostro lavoro, è solo un amico.

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