Libia miliziani
Strategia

Il triello del Mediterraneo: la politica estera ed energetica di Italia, Turchia e Russia si gioca in Libia

“Scatolone di sabbia”. Così lo storico e politico socialista Gaetano Salvemini, con una buona dose di scetticismo anticolonialista, definiva la Libia all’alba della vittoriosa guerra italo-turca nel 1911. All’epoca era, infatti, sconosciuto l’immenso potenziale di riserve di idrocarburi del sottosuolo del Paese. A distanza di oltre 110 anni, però, sappiamo che la Libia ha più di 48 miliardi di barili di riserve petrolifere (il 38% dell’intera Africa) e che è il quinto paese del continente per riserve di gas. Le immense risorse naturali e il loro controllo sono anche una delle cause dell’instabilità e delle divisioni in cui versa il Paese dalla caduta di Gheddafi, nel 2011.

In Libia oggi sono presenti due governi in contrapposizione tra loro: a ovest il governo di unità nazionale (Gnu) di Tripoli, guidato dal premier Dbeibah, riconosciuto a livello internazionale; a est, in Cirenaica, il governo di Stabilità Nazionale (Gns) guidato da Bashagha, non riconosciuto dall’Onu e appoggiato dall’esercito del generale Khalifa Haftar. La Libia è strategica, poi, anche come nazione di passaggio e partenza dei migranti diretti verso l’Italia e l’Europa.

La chiave per la politica estera italiana

Idrocarburi e controllo delle rotte migratorie sono, perciò, le principali ragioni dell’interesse di paesi come Italia, Russia e Turchia nei confronti dello “scatolone di sabbia”. Il nostro paese, in primis, non può permettersi uno stato ‘fallito’ in una situazione di guerra civile permanente a meno di 400 chilometri da Lampedusa. Dalla stabilizzazione di Tripoli passa anche la riuscita del cosiddetto ‘piano Mattei’ con cui il governo italiano vuole sostituire gli approvvigionamenti energetici russi con maggiori importazioni di gas e petrolio dai paesi africani come Algeria e, appunto, Libia. In questa direzione va l’accordo, siglato nel gennaio scorso, tra Eni e Noc (National Oil Company), la compagnia petrolifera libica, del valore di oltre 8 miliardi di dollari. Nell’intesa è previsto lo sviluppo di due nuovi giacimenti di petrolio offshore 140 km a nord-ovest di Tripoli e un aumento dell’esportazione di gas verso l’Italia fino a otto miliardi di metri cubi annui attraverso il gasdotto Greenstream.

Inoltre, nel memorandum tra Italia e Libia, per frenare i flussi migratori, Roma ha stanziato nuovi fondi per potenziare la guardia costiera di Tripoli. Giorgia Meloni sa bene che l’interesse nazionale italiano e la sua politica estera si giocano per gran parte nel Mediterraneo. L’importanza della Libia è stata ribadita anche dal ministro degli Esteri Tajani, che, a margine dell’incontro con l’omologo turco, ha sottolineato come Italia e Turchia condividano “l’impegno per la sovranità, l’integrità territoriale e l’unità nazionale della Libia”.

Il ruolo della Turchia

Proprio la Turchia sostiene da anni l’esecutivo di Tripoli anche militarmente, con uomini, armi e i temibili droni Bayraktar, utilizzati pure in Ucraina. Nel 2020 questo sostegno si è rivelato fondamentale per respingere l’assedio delle milizie del generale Haftar a Tripoli e per la sopravvivenza del fragile governo dell’ex premier Al Sarraj. In parallelo all’appoggio militare, la Turchia ha siglato un accordo sui confini marittimi con Tripoli per lo sfruttamento della Zona economica speciale (Zes) libica che prevede ricerche su nuovi giacimenti offshore. Questo patto, illegale dal punto di vista del diritto internazionale, è stato osteggiato fortemente dalla Grecia, che considera proprie quelle acque per la vicinanza con l’isola di Creta. La Libia interessa al governo Erdogan anche per le partenze di migranti dalla Tripolitania. Il controllo della seconda via d’accesso dell’immigrazione verso l’Europa aumenterebbe ulteriormente il potere geopolitico di Ankara.

Gli interessi russi in Libia

Se la Turchia ha appoggiato il governo di Tripoli, la Russia, invece, ha sostenuto economicamente e militarmente il generale Haftar e il governo della Cirenaica. Dal punto di vista economico, prevedendo investimenti nelle infrastrutture energetiche nell’est del paese; da quello militare, tramite i circa cinquemila mercenari russi del gruppo Wagner presenti sul terreno libico. Mosca, secondo molti analisti, vorrebbe non solo impossessarsi delle risorse petrolifere della Cirenaica, ma anche costruire siti di stoccaggio da utilizzare per il proprio petrolio, bandito ormai dal mondo occidentale. In questo modo, Mosca potrebbe facilmente confondere gli idrocarburi estratti in Russia con quelli libici, eludendo così le sanzioni e rivendendoli all’Ue. Questa triangolazione Russia-Libia-Ue, secondo Bloomberg, viene già attuata nel terminal libico di El Hamra, dove, oltre al petrolio locale, sembra venga stoccato anche quello russo.

Inoltre l’interesse di Putin è mantenere un clima di instabilità e violenza in Libia per rendere ingestibili i flussi migratori verso l’Europa. La Russia, tramite una presenza sempre crescente in Libia, unita a quella nel Sahel, finirebbe per controllare tutto il tragitto dei migranti verso l’Europa e potrebbe gestirlo a suo piacimento, trasformandoli in un’arma di destabilizzazione dell’Ue. Tattica, peraltro, già sperimentata ai confini tra Bielorussia e Polonia con i profughi iracheni. L’ipotesi è avvalorata dalle partenze sempre più numerose di scafisti non solo dalla Tripolitania, ma anche dalla Cirenaica controllata dai mercenari Wagner. Creare, poi, un avamposto militare sulle coste libiche permetterebbe al Cremlino di tenere sotto tiro le basi Nato nel Sud Italia e fornirebbe supporto alle navi russe nel Mediterraneo occidentale. L’influenza sulla Libia avrebbe, quindi, un riflesso anche in Europa e non solo nello scenario africano. Dalla ‘quarta sponda’, come viene chiamata la Libia nell’omonimo libro di Sergio Romano, passa la sicurezza energetica, militare e politica dell’Italia e dell’Europa intera.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .