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Chi è Rani Grube, l’imprenditrice africana sopravvissuta al genocidio in Ruanda oggi alla guida di un resort di lusso in California

“Avevo solo 14 anni quando iniziò il genocidio in Ruanda. Ero un’adolescente goffa e molto magra. Ero brava a nuotare e a giocare a calcio. Passavo il mio tempo a perfezionare i miei passi di danza su quelli di Janet Jackson. Mio padre aveva avviato una discreta attività di autotrasporti. Così, riuscii a frequentare la scuola francese. La mia famiglia era molto calorosa e un po’ innocente rispetto agli standard odierni. Il Ruanda stesso era ancora relativamente innocente e questo rese gli orrori del genocidio ancora più terribili”, ricorda Rani Grube.

Adesso Rani Grube dirige Chateau du Sureau, un piccolo castello e resort a Oakhurst, in California, un paesino a meno di mezz’ora dal famoso parco Yosemite, incastonato tra le montagne ricoperte di boschi della Sierra Nevada. Ha avuto molto successo grazie alla sua resilienza e al suo spirito imprenditoriale, basato su qualità che ritiene indispensabili nel business: gentilezza e cortesia. 

    Veduta aerea del resort
    Veduta aerea della zona
    Veduta del castello Chateau du Sureau
    Il giardino del castello
    Una camera del castello
    La piscina del castello
    Una suite del castello
    La cascata Vernal Fall lungo il sentiero Mist Trail, nel parco Yosemite
    Uno scorcio del parco Yosemite
    Il ristorante Eldeberry House Restaurant

Lei viene dal Ruanda ed era tra le persone che, per sfuggire al massacro del genocidio, si rifugiarono nell’albergo del film Hotel Rwanda, con Don Cheadle e Joaquin Phoenix, ispirato a una storia vera…  

Il 7 aprile 1994 è la data più brutta della mia vita. Il governo cercava di dare spiegazioni per gli omicidi che si stavano svolgendo nelle prime fasi, per non fare cadere la gente nel panico. Finché, un giorno, ci fu detto di uscire di casa e di dirigerci verso l’Hotel des Mille Collines. Mia madre cucinò più cibo che poteva per portarlo con noi.

A me fu dato il compito di coprire gli occhi dei miei fratellini, per non vedere i cadaveri in strada. Esiste molta documentazione su quanto accaduto in quell’ormai famoso albergo, e io sto continuando a fare ricerca ancora oggi. Una volta rifugiati lì, la nostra fuga dall’albergo fu rocambolesca. Avvenne in un convoglio creato per scortare la salma del Presidente del Burundi nel suo Paese. Mio padre e tutti noi eravamo travestiti e cavalcammo per ore finché non arrivammo al confine. 

Come riuscì ad arrivare negli Stati Uniti? 

Vissi per un periodo in Uganda. Lavoravo per l’Alto Commissariato britannico in collaborazione con la Coalizione dell’Africa orientale per fermare i bambini soldato. Fu allora che conobbi mio marito: era il comandante americano dei marine di una piccola squadra che, all’epoca, lavorava per il Dipartimento di Stato in Uganda.

Fu in occasione del ballo annuale dei marine che lui mi chiese il nostro primo appuntamento ufficiale. Quando fu riassegnato a Damasco, in Siria, andai regolarmente a trovarlo e quando terminò il suo lavoro con i marine, tornò in Ruanda e ci sposammo. Arrivai in California nel 2007, in modo da poter essere più vicini ai suoi genitori. Era da sette anni che mio marito non risiedeva negli Stati Uniti e io non ci ero mai stata. Ma tutto ha funzionato, siamo ancora felicemente sposati e amiamo vivere qui. 

Ora è una manager e imprenditrice africana in America. È stata dura?

Lavorai prima come consulente per L’Oréal e Lancôme. Era passato un anno da quando ero immigrata negli Stati Uniti. Conobbi colei che mi avrebbe ispirato a sviluppare al massimo le mie potenzialità: Erna Kubin-Clanin, una designer e imprenditrice. Fu la fondatrice dello Chateau du Sureau.

Abbiamo condiviso le nostre storie: la sua, nata da un viaggio in California dall’Austria, e la mia dall’Africa. Nacque una collaborazione imprenditoriale tra due donne che si supportarono a vicenda. Mi prese sotto la sua ala protettrice. Io avevo esperienza nel settore della consulenza e lei mi insegnò come gestire una proprietà e a offrire un servizio clienti di altissimo livello. In poco tempo, assunsi la piena responsabilità. 

A cosa deve un tale successo, dato che questa proprietà è adesso molto nota anche a San Francisco e in Silicon Valley? 

Erna mi ispirò tantissimo e mi diede sicurezza. Sapevo di avere molto da offrire in termini di istruzione, ospitalità e competenze linguistiche. Ma lei mi mostrò come tradurre tutte quelle abilità in un’impresa di successo e in una carriera appagante. È lo stesso che cerco di fare adesso io con le persone che lavorano con me, di cui mi sento caposquadra. Io ed Erna rimaniamo tuttora amiche. 

La figlia di Erna Kubin-Clanin non fu in grado di mandare avanti il business da sola, e la proprietà fu venduta. Ma lei fu capace di adattarsi alla nuova situazione e di gestirla al meglio. 

Il Dr. Bernard Rosenson, il nuovo proprietario, ha continuato a lasciarmi la direzione e la responsabilità. Lui mi dato la possibilità di crescere ancora di più professionalmente. Ha compreso da subito come il mio cuore fosse davvero interessato a fornire un’esperienza speciale ai nostri ospiti, e mi ha chiesto di aiutarlo ad aprire un altro hotel di sua proprietà a San Francisco, The Mansion on Sutter. 

Qual è adesso la sua visione imprenditoriale? 

Riuscire a immaginare di gestire un’azienda, in cui la felicità e la soddisfazione delle persone sia il prodotto. È un concetto che richiede molta preparazione e passione, combinate con ancora più adattabilità.

Lei punta anche molto sul concetto di familiarità e cortesia. 

Questo deriva dall’avere una famiglia unita. Io e i miei fratelli abbiamo sempre preferito mangiare a casa, invece che al ristorante, anche in ogni parte del mondo. Mia madre era bravissima nell’accogliere gli ospiti. È bello avere, ovunque ti trovi, un’ospitalità calda e familiare.

È così che ho compreso la bellezza del servizio homestyle. Ho cercato di proiettare lo stesso calore e l’orgoglio familiare nella mia squadra. Ho insegnato a tutti a rispettarsi l’un l’altro, a operare come una squadra, a servire e intrattenere gli ospiti in modo naturale e genuino.  

Allo Chateau du Sureau pare di trovarsi in una residenza privata, con spazi in comune dove ogni camera è diversa, senza televisione. 

Il nostro successo dipende proprio da questo. La maggior parte dei nostri clienti sono imprenditori, molti anche nel settore tecnologico. Ma quando arrivano qui disconnettono completamente dal mondo esterno e, per alcuni giorni, vivono in un castello. Anche Steve Jobs amava farlo e partiva per viaggi avventurosi.

Allo stesso modo le nostre camere divengono un’oasi di tranquillo relax, con un interior design che rispecchia il passato e il contemporaneo, l’Europa e l’America, l’Oriente e l’Africa. Il lussureggiante giardino è perfetto per riposare. La mia visione si basa anche sull’epitome di “prendersi un momento per se stessi”: tutti ne hanno bisogno prima o poi. Abbiamo perfino la nostra spa du Sureau e una piscina. 

Siete noti per essere anche un paradiso per i foodie, con attiguo il ristorante Elderberry House, frequentato da molti locali. 

Siamo parte adesso anche del gruppo Relais and Chateaux e questo ci ha portato a volerci distinguere per un programma culinario d’eccezione e originale, come ci si aspetta dai membri di questo gruppo. Questo ristorante ha un altrettanto spirito intimo e familiare e si trova in una casetta a pochi passi dal nostro castello. Era stato creato prima che l’hotel aprisse come punto di ristoro dalle città di San Francisco e di Los Angeles e si era già distinto per essere l’unico della zona di lusso e per la sua incredibile scelta di vini pregiati.

Quest’anno si è però alzato di maggiore livello con la recente nomina dello chef Chris Flint, che prima era all’Eleven Madison Park di New York, un ristorante tre stelle Michelin e uno dei più famosi degli Stati Uniti. Proponiamo un menù da gourmet, di tre o sei portate, a base di pesce, anitra e carni. Tra i miei piatti preferiti ci sono i tortellini al tartufo nero, la trota e il dolce Strawberry Shortcake. 

La galleria d’arte Ansel Adams Gallery, nel cuore del parco Yosemite

È stata capace di creare forti partnership con il parco Yosemite e la galleria d’arte The Ansel Adams Gallery.

Per me un buon business deve fondarsi su partnership forti e affidabili, di qualità e valore. Matthew Adams, il nipote di Ansel Adams, è il presidente dell’Ansel Adams Gallery e di recente abbiamo cominciato a collaborare con loro per organizzare un Yosemite Photography Experience package, con corsi di fotografia. Del resto, suo nonno era uno dei fotografi più noti al mondo e ha immortalato la natura in magnifiche immagini in bianco e nero.

Per quanto riguarda la visita del parco ci affidiamo ad aziende nella zona per supportare anche i business locali come Discover Yosemite, per avventure e itinerari personalizzati, a Sierra Fly Fisher per la pesca e ad altre per escursioni in bicicletta, yoga e tiro con l’ascia, che al momento va molto di moda. 

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