Mercoledì 24 maggio, alle 20:15, partirà una sfida planetaria volta a decodificare un facsimile di messaggio alieno. È dall’inizio degli anni Sessanta che si utilizzano i radiotelescopi alla ricerca di possibili segnali prodotti da un’altra civiltà tecnologicamente avanzata da qualche parte della nostra galassia.
Le ricerche hanno avuto diversi nomi, il più noto dei quali è Seti (acronimo di Search for ExtraTerrestrial Intelligence). In sessant’anni di ascolto non abbiamo ancora rivelato un segnale, ma non bisogna perdersi d’animo, perché sappiamo che la nostra ricerca è molto limitata e procede alla cieca, visto che non sappiamo cosa cercare. È presto per gettare la spugna: sappiamo che nella nostra galassia ci sono centinaia di miliardi di pianeti, quindi è ragionevole aspettarsi che, da qualche parte, si sia sviluppata qualche forma di vita.
Tra arte e scienza
Ovviamente non si può essere sicuri circa il tipo di evoluzione e la maturità tecnologica di possibili forme di vita, ma non è affatto inopportuno pensare una strategia di gestione di un eventuale segnale. È imperativo che il segnale extraterrestre non ci trovi impreparati.
Da questa considerazione, unita al fascino che gli alieni esercitano su tutti noi, nasce l’idea di A Sign in Space. Il titolo è un omaggio a Italo Calvino, che ha intitolato uno dei racconti delle sue Comicomiche Un segno nello spazio. Un modo originale per omaggiare il grande scrittore, del quale si celebra il centenario della nascita. In verità, A Sign in Space è un progetto tra arte e scienza di Daniela de Paulis, un’artista multimediale oltre che operatrice di antenne radio, che, per la sua performance, è riuscita a mettere insieme una squadra di tutto rispetto che comprende l’Agenzia spaziale europea e tre grandi radiotelescopi sparsi fra Italia e Stati Uniti.
De Paulis, insieme con un gruppo di esperti di varie discipline, compresa, ovviamente, la ricerca di segnali extraterrestri, ha preparato un messaggio segreto che verrà trasmesso dal satellite Trace Gas Orbiter (Tgo, la prima parte della missione Exomars dell’Esa), che orbita intorno a Marte alle 19 Utc del 24 maggio (da noi saranno le 20). Ci vorrà circa un quarto d’ora perché il messaggio copra la distanza tra Marte e la Terra, dove troverà tre grandi orecchie pronte ad ascoltarlo: si tratta della schiera di antenne che formano l’Allen Telescope, operato del Seti Institute in California, del radio telescopio del Green Bank Observatory in West Virginia e dell’antenna da 32 metri di diametro a Medicina, vicino a Bologna, dell’Istituto nazionale di astrofisica (l’Inaf).
L’evento
La ricezione del segnale sarà l’inizio della corsa alla decodifica ed è prevista la diretta youtube con commenti a caldo dei partecipanti, principalmente i radioastronomi del Seti Institute, del Gbo e dell’Inaf. I dati saranno messi a disposizione di tutti quelli che avranno voglia di cimentarsi. Nessuno si aspetta che la decodifica sia rapida e non è detto si arriverà alla risposta. Ma è proprio questa l’essenza di A Sign in Space: un modo originale per sensibilizzare il pubblico curioso sulla possibile esistenza di altre civiltà avanzate e al problema che si porrebbe nel caso un giorno ricevessimo un segnale alieno.
I precedenti
Come organizzarsi per cercare di capire il significato? Vi ricordate del film Contact, con Jodie Foster alle prese con un misterioso segnale radio e con tutte le conseguenze politiche della decodifica? L’enigma marziano ha tutte le caratteristiche per appassionare una platea folta. Ovviamente il contenuto del messaggio è segreto anche se, bene o male, è stato pensato da una mente umana, mica da una intelligenza extraterrestre.
Chi avesse qualche familiarità con la storia della ricerca di segnali extraterrestri, saprebbe che non è la prima volta che qualcuno immagina un messaggio e poi chiede ad altri di decodificarlo. È famosa la storia di Frank Drake che, nel 1974, quando era direttore del radiotelescopio di Arecibo, inviò verso M13 un messaggio composto da 73 righe e 23 colonne composte da 0 e 1. In totale si trattava di 1679 bit. Messi nel giusto ordine, gli 0 e 1 schematizzano i numeri da 1 a 10, gli amminoacidi, il Dna, un essere umano, il radiotelescopio, il Sistema solare.
Nessuno dei colleghi ai quali Drake mostrò il messaggio riuscì a decodificarlo, tuttavia forse fu di ispirazione per Carl Sagan che nel 1985 scrisse Contact. Chissà che anche da A Sign in Space non possa nascere un grande libro.
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