Gli investitori stranieri puntano sempre di più sull’Italia. Nel 2022 il nostro paese conferma il trend positivo come destinazione di investimenti diretti esteri, con la realizzazione di 243 progetti e una crescita del 17% sul 2021.
E’ quello che emerge dall’Ey Europe Attractiveness Survey 2023, ricerca annuale che analizza l’andamento degli investimenti diretti esteri in Europa e le percezioni di investitori, rappresentanti istituzionali e opinion leader locali e internazionali, con l’obiettivo di misurare il livello di attrattività di ciascun paese.
Superate le tre maggiori economie europee
Numeri che permettono all’Italia di superare Germania, Regno Unito e Francia, le quali – sebbene continuino ad attrarre la maggior parte dei flussi di Ide, il 50% del totale in Europa – registrano performance al di sotto delle aspettative (Germania -1%; Regno Unito: -6%;Francia: +3%).
“L’Italia continua a essere attrattiva, anche in un anno in cui le difficoltà economiche e finanziarie, insieme alle crisi geopolitiche, hanno avuto un impatto sugli investimenti diretti esteri in Europa. Se il continente registra un incremento modesto dell’1,4% rispetto al 2021, l’Italia si posiziona tra i primi dieci paesi europei per numero di progetti. Un segnale di fiducia nei confronti del sistema paese”, ha commentato Massimo Antonelli, ceo Ey Italy e chief operating officer Ey Europe West.
“Tuttavia, la quota di mercato detenuta dall’Italia resta pressoché stabile al 4%, nonostante sia la quarta economia europea dopo Germania, Regno Unito e Francia, che detengono invece rispettivamente il 14%, 16% e il 21% degli Ide registrati a livello europeo. Ciò significa che possiamo crescere ancora molto. L’opportunità offerta dal Pnrr e la tenacia dimostrata dal tessuto imprenditoriale italiano possono essere alla base di nuove strategie di crescita nel medio e lungo periodo”.
Servizi B2B e comparto It trainano la crescita
Servizi B2B e il comparto It, con il 19% e il 16% degli Ide totali dell’anno, risultano i settori più attrattivi per gli investitori stranieri in Italia. In calo trasporti e logistica, che segnano un decremento del 4% rispetto al 2021.
L’Italia è riconosciuta come uno dei principali mercati di consumo in Europa: il 68% degli investimenti è infatti volto al posizionamento sul mercato locale; mentre il 32% degli investimenti è guidato dalle competenze e dal know-how locale.
Stati Uniti (21%), Francia (14%, superando la Germania), Regno Unito (14%) e Germania (11%) si confermano i paesi che hanno investito maggiormente in Italia nel 2022. Prevale la tendenza a investire in aree geografiche con cui sono in essere buone relazioni, consolidate e di lungo periodo.
Per quanto riguarda la distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, gli investimenti sono per lo più concentrati nelle regioni del nord-ovest (57%), dove si trovano alcuni dei distretti industriali più attrattivi, seguite dal centro (16%) e nord-est (12%). L’Italia meridionale registra inoltre una crescita positiva degli investimenti, dal 10% al 15% del totale.
I settori più promettenti
Più della metà delle imprese intervistate (54%) ha intenzione di investire in Italia nei prossimi dodici mesi, mentre e il 57% ritiene che l’Italia migliorerà la propria attrattività nei prossimi tre anni.
“I settori digital economy, energia e beni di consumo, incluso il comparto agroalimentare, sono quelli considerati dalle imprese estere come più promettenti nel trainare la crescita italiana nei prossimi anni”, ha dichiarato Marco Daviddi, strategy & transactions markets leader europe west e strategy & transactions leader Italy di Ey.
“Business services, marketing e vendite e processi di produzione risultano essere le funzioni aziendali su cui gli investitori esteri puntano maggiormente, anche per effetto dei trend di reshoring e nearshoring”.
Il 35% degli investitori intervistati ritiene che la principale area su cui i policymaker italiani dovrebbero intervenire sia la riduzione dell’imposizione fiscale su consumatori e imprese, seguito dalla diminuzione del costo del lavoro (34%).
La dimensione del mercato italiano rappresenta per il 65% del campione intervistato il principale driver che spinge gli investitori a stabilire una presenza diretta nel paese, al fine di indirizzarsi ai consumatori.
Per il 57% degli intervistati, il limitato grado di concorrenza in alcuni settori dell’economia nazionale rispetto ad altri paesi europei, è percepito come un altro incentivo a investire in Italia. Vincoli burocratici (64%) e incertezza politica e regolatoria (55%) sono gli elementi che, al contrario, disincentivano maggiormente gli investitori.
Premiato l’impegno su tematiche Esg
L’Italia è promossa dagli investitori per l’impegno su tematiche Esg, incentivi all’innovazione tecnologica e formazione del capitale umano. Più della metà degli investitori ritiene che il nostro paese abbia una quota di fonti rinnovabili nel mix di energia prodotta inferiore solo a Regno Unito e Portogallo.
Italia, Regno Unito e Francia sono i Paesi con la miglior tutela della proprietà intellettuale percepita a livello europeo. Per il 52% degli intervistati l’Italia è sopra la media europea nel promuovere una cultura aziendale flessibile e inclusiva.
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