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Leadership gentile e flessibilità sul luogo di lavoro: cosa cercano i giovani lavoratori in Italia

Stipendio competitivo, bonus aziendali, flessibilità lavorativa e ferie, sono alcuni dei fattori chiave per attrarre e trattenere i dipendenti più talentuosi in un’azienda.

I lavoratori di oggi, infatti, desiderano sempre di più lavorare per imprese socialmente responsabili, che offrono al contempo una flessibilità lavorativa e percorsi di carriera ben definiti, mentre la retribuzione rimane la principale motivazione nella scelta di cambiare occupazione.

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Sono queste le principali conclusioni del Report di Rome Business School, Il lavoro e le persone: leadership, engagement, competenze e benessere, curato da Francesco Baldi, Docente dell’International Online Master in Finance di Rome Business School; Massimiliano Parco, Economista del Centro Europa Ricerche (Cer) e Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.

La flessibilità nei luoghi di lavoro

La mancanza di benessere al lavoro non compromette solo la vita professionale, ma anche la vita personale. Gli autori della ricerca hanno condotto una survey che ha coinvolto giovani dipendenti con età compresa tra 23 e 30 anni e manager con età compresa tra 31 e 60 anni, con lo scopo di conoscere le loro opinioni su alcuni tra i
temi più importanti del lavoro oggi quali il benessere sul luogo di lavoro, flessibilità e benefit aziendali, e la
figura del leader.

La flessibilità nell’orario e nei luoghi di lavoro (es. smart working) risulta la priorità per il 64% dei soggetti rispondenti al questionario – il 23,2% pensa che le priorità per il well-being in azienda siano i benefits e il welfare aziendale; infine, solo il 12,5% sostiene siano i servizi interni agli ambienti di lavoro.

Poco più della metà del campione (51,4%) risponde che il criterio maggiormente considerato dai giovani nella scelta di una posizione lavorativa sia la possibilità di crescita. Mentre il 45,9% del campione crede che detto criterio sia la flessibilità, la restante parte il posizionamento Esg dell’azienda.

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L’engagement dei dipendenti è la sfida più importante del people management per il 55,4% degli intervistati – il 29,5% del campione ha risposto che si tratta della retention, mentre il 15,2% del campione ritiene che sia l’attraction.
“Un’azienda che investe nel benessere fisico, psicologico, sociale e spirituale dei suoi collaboratori potrà godere di un team più soddisfatto, motivato e produttivo, generando un ambiente di lavoro positivo e un clima organizzativo di successo”, ha affermato Valerio Mancini.

Le aziende italiane si stanno attrezzando verso un miglior people management: in Italia si è registrato nell’ultimo anno un aumento della disponibilità media di spesa e del consumo effettivo in welfare aziendale, in crescita in particolare i fringe benefit (parte aggiuntiva della retribuzione che il datore può erogare in beni e servizi), soprattutto nelle fasce di età più giovani.

“Oggi la sfida non è solo personale ma per l’azienda. La ricerca di flessibilità è diventata una richiesta diffusa e le imprese devono organizzare il lavoro per trovare nuove forme di dinamicità dello stesso, fra sincrono e asincrono, che rispondano al valore delle persone di integrazione lavoro-vita, conciliandolo con le esigenze aziendali di produttività e coordinamento,” aggiunge Massimiliano Parco, tra gli autori della ricerca.

Il ruolo del leader

Per il leader d’azienda diventa fondamentale l’ascolto delle esigenze3 dei suoi dipendenti. La leadership gentile è per la maggioranza del campione della survey (44,1%), il trend più importante riguardo all’evoluzione dei modelli di leadership – per il 33,3% lo stemperamento delle gerarchie, e per il 22,5% l’attenzione alla sostenibilità.

Secondo gli autori, il leader ha il compito di percepire le necessità dei dipendenti con cui collabora, dimostra comprensione e umanità, inclusività, oltre a autorevolezza decisionale, capacità analitica di fronte ai problemi, ponendosi sempre come un esempio per i suoi collaboratori.

Le competenze digitali più richieste nel mondo del lavoro

Secondo la ricerca Future of Jobs 2023, condotta dal World Economic Forum, il 44% delle attuali competenze dei lavoratori è destinato a mutare nei futuri cinque anni. “Per essere competitivi, alla formazione di base, e a quella tecnica, bisognerà affiancare una cultura più interdisciplinare: saranno importanti lingue, conoscenze digitali, soft skills, un buon livello di conoscenze informatiche e digitali, la capacità di interpretare e gestire i dati”, afferma Baldi.

“In particolare saranno le digital skills a fare la differenza perché particolarmente trasversali”. Nello specifico, le competenze digitali più richieste nel 2023 riguardano le tecnologie di analytics, organizzazione e comunicazione.  In Italia, in particolare, saranno sempre più ambite le skills nell’ambito della sicurezza informatica, automazione, intelligenza artificiale (Ai) e cloud.

In particolare, per il 64,9% dei partecipanti alla survey le competenze critiche da dover sviluppare in ambito Ai sono la creatività e la relazionalità; mentre il 18,9% ritiene siano le nuove competenze non consapevoli; infine, il 16,2% risponde le competenze verticali di sviluppo Ai.

Infine, per essere competitivi in ogni settore, le 5 top skills per il futuro saranno creatività, pensiero critico e analitico, problem solving, le abilità legate allo sviluppo e all’utilizzo della tecnologia, tra cui rientrano le digital skills, come la capacità di sapere leggere e interpretare i dati o le competenze di programmazione.

“L’adozione della tecnologia rimarrà un elemento chiave nella guida alla trasformazione aziendale nei prossimi cinque anni per cui è importante sviluppare competenze digitali. Ciò significa investire nell&’istruzione e adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro”, afferma Valerio Mancini.

Dai pacchetti di welfare ai corsi di formazione

Le aziende per essere al passo dovranno saper assumere e trattenere personale caratterizzato da una cultura
più interdisciplinare, competenze digitali, analitiche, specializzate in informatica, automazione, intelligenza
artificiale e cloud, ma con forti soft skills.

“Per aumentare il benessere e la ritenzione dei lavoratori, le aziende dovrebbero offrire dei pacchetti di welfare completi. Si dovrebbero mettere a disposizione servizi quali asili nido o assistenza per l’infanzia, programmi di benessere fisico, flessibilità del lavoro, programmi di counseling e supporto psicologico, corsi di formazione e sviluppo professionale, e benefit extra salariali”, dice Massimiliano Parco.

La creatività sarà in cima alle 5 top skills più richieste per il futuro. Oggi l’Italia per essere competitiva deve “cogliere le opportunità, vincere le sfide dettate dal Pnrr e perseguire gli obiettivi delineati dalle possibili macro-azioni inserite all’interno del programma”, afferma Francesco Baldi.

“Si devono creare nuove catene di valore, realtà imprenditoriali e startup, puntando sulla generazione di nuovi prodotti complessi e sostenibili, lo sviluppo di nuove tecnologie pulite e, la formazione di settori dell’eccellenza professionale italiana di nuova generazione”, conclude.

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