È tempo di fashion week a Parigi per Chanel (ieri la sfilata per la primavera-estate 2024), ma anche di nuove acquisizioni. L’ultima riguarda l’azienda friulana Mabi International, fondata nel 1979 e presente in Italia con tre stabilimenti a San Daniele del Friuli, Albignasego e Scandicci.
L’accordo ha visto la maison salire al 100% del marchio italiano con l’acquisizione dal fondatore Mario Biasutti del 60% delle quote (Chanel era già socia di minoranza, con il 40%, dal 2019). Mabi può contare al momento su 30 collaboratori diretti e su un’esperienza che gioverà a Chanel per trasferire in house le competenze artigianali italiane.
La sinergia con il distretto artigianale italiano
La metà della produzione di Chanel è fatta in Italia. Per la maison, l’acquisizione di Mabi rappresenta un nuovo passo per rafforzare la sua presenza nel segmento della pelletteria, dove può contare, sempre in Italia, su un altro partner: la milanese Renato Corti, di cui possiede il 40%.
Già a giugno 2022, Bruno Pavlovsky, presidente delle attività moda di Chanel, aveva anticipato alla stampa italiana l’imminente acquisizione di altre aziende del made in Italy per assicurare capacità produttiva al brand francese da 15,6 miliardi di dollari di ricavi nel 2021. “Stiamo sviluppando nuove partnership produttive in Italia, perché l’artigianalità e il lavoro con le mani sono valori alla base del nostro marchio”, aveva detto il manager. E in occasione della sfilata Métiers d’Art a Firenze aveva specificato che i settori d’interesse della casa parigina sarebbero stati proprio calzature e pelletteria.
I nomi italiani nell’orbita di Chanel
Nel comparto calzaturiero, Chanel controlla le aziende Roveda, Gensi group e Nillab manifatture. L’anno scorso Chanel ha acquisito la maggioranza di Fashion art, specialista del denim d’alta gamma, per poi diventare azionista di minoranza, insieme a Brunello Cucinelli, del lanificio marchigiano Cariaggi.
Tra gli investimenti conclusi da Chanel in Italia figurano poi le concerie Samanta e Gaiera Giovanni, il produttore piemontese di filati Vimar 1991 e il maglificio Paima.
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