Ha studiato il legame tra la diffusione della pillola contraccettiva e l’aumento del livello di istruzione delle donne. Ha misurato l’impatto della nascita dei figli sulla differenza di retribuzione tra i sessi. Ha studiato la scelta del cognome da parte delle donne dopo il matrimonio come indicatore sociale. La statunitense Claudia Goldin, 77 anni, ha vinto il premio Nobel per l’economia 2023, “per avere fatto progredire la nostra comprensione dei risultati ottenuti dalle donne nel mercato del lavoro”.
Goldin ha dichiarato che la sua vittoria rappresenta il “culmine” di anni di “importanti cambiamenti” verso la parità nel mondo dell’economia. È appena la terza donna a vincere il premio, istituito nel 1969, e la prima a non doverlo dividere con un uomo.
Perché Claudia Goldin ha vinto il Nobel
Goldin, come si legge nel comunicato sull’assegnazione del premio, ha “fornito il primo resoconto completo sui guadagni e sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro nel corso dei secoli” e ha svelato “le cause del cambiamento e le principali fonti del divario di genere che ancora esiste”.
Goldin ha dimostrato che oggi il divario retributivo di genere scatta in gran parte con la nascita del primo figlio e che la pillola contraccettiva ha offerto alle donne nuove possibilità di pianificare la carriera. Ha provato inoltre che la lentezza dell’annullamento della disuguaglianza di genere si spiega anche perché “le aspettative delle giovani donne sono basate sulle esperienze delle generazioni precedenti – per esempio, su quelle delle loro madri, che non sono tornate a lavorare finché i figli non sono cresciuti -”.
“Una ricerca pionieristica”
In un’altra pubblicazione, ‘La funzione a U della forza lavoro femminile nello sviluppo economico e nella storia economica’ (The U-Shaped Female Labor Force Function in Economic Development and Economic History) ha raccontato che la quota di donne attive nel mercato del lavoro non è cresciuta in modo costante negli ultimi 200 anni. Al contrario, è diminuita con la transizione dalla società agricola a quella industriale, all’inizio del XIX secolo, per poi tornare a salire con la crescita della domanda nel settore dei servizi, nei primi anni del ‘900. In particolare, si legge ancora nel comunicato, Goldin “ha spiegato che questo andamento è il risultato di cambiamenti strutturali e dell’evoluzione delle norme sociali legate alle responsabilità delle donne a casa e in famiglia”.
Jakob Svensson, presidente del comitato che assegna il premio, ha dichiarato che “comprendere il ruolo delle donne nel lavoro è importante per la società. Grazie alla ricerca pionieristica di Claudia Goldin, ora sappiamo molto di più sui fattori sottostanti e su quali barriere dovranno essere abbattute in futuro”.
Chi è Claudia Goldin
Goldin è nata a New York nel 1946. Cresciuta nel Bronx, da bambina si appassionò alle mummie e decise di diventare archeologa. Al liceo virò sulla microbiologia. Al secondo anno alla Cornell University, però, frequentò un corso di Alfred Kahn, uno dei profeti della deregolamentazione, e si buttò sull’economia.
Per il dottorato scelse la University of Chicago, dove si avvicinò agli studi sul mercato del lavoro e scrisse una tesi sulla schiavitù nelle città degli Stati Uniti del sud prima della Guerra civile. Iniziò poi a insegnare alla University of Wisconsin-Madison, per poi passare a Princeton e alla University of Pennsylvania. Nel 1990 divenne la prima donna a ottenere una cattedra a tempo indeterminato nel dipartimento di Economia di Harvard.
Oltre alla disparità di genere, Goldin ha studiato anche temi come il valore della formazione universitaria nel mercato del lavoro, le origini delle limitazioni all’immigrazione e il ruolo della stampa nella riduzione della corruzione. In un saggio ha scritto: “Ho sempre desiderato essere una detective e alla fine ce l’ho fatta”. E “detective” l’ha definita anche Randi Hjalmarsson, uno dei membri del comitato che l’ha premiata. “Ha analizzato qualcosa che molte persone – molti storici, per esempio – avevano semplicemente deciso di non studiare, perché pensavano che i dati non esistessero”.
Gli studi
Il primo articolo molto citato del neo-premio Nobel seguiva ancora il filone della tesi di dottorato e si intitolava ‘Il costo economico della Guerra civile americana: stime e implicazioni’ (The Economic Cost of the American Civil War: Estimates and Implications). Dagli anni ’80 Goldin cominciò a dedicarsi al ruolo delle donne nell’industria. Tra i suoi studi più conosciuti c’è ‘Orchestrare l’imparzialità: l’effetto delle audizioni ‘cieche’ sulle donne musiciste’ (Orchestrating Impartiality: The Effect of ‘Blind’ Auditions on Female Musicians), in cui ha dimostrato che, da quando le audizioni per i posti in orchestra si svolgono con uno schermo che nasconde il candidato, le donne hanno una maggiore probabilità di essere selezionate.
Nell’anno accademico 2013-2014, in qualità di presidente della American Economic Association, ha tenuto un discorso intitolato ‘Una grande convergenza di genere: l’ultimo capitolo’ (A Grand Gender Convergence: Its Last Chapter), in cui ha teorizzato che cosa dovrebbe accadere per raggiungere l’uguaglianza tra uomini e donne sul mercato del lavoro. Nel suo ultimo libro, Career & Family: Women’s Century-Long Journey toward Equity (‘Carriera & famiglia: il viaggio secolare delle donne verso l’uguaglianza’), ha tracciato una storia della disparità di genere e ha raccontato l’impatto della pandemia sulle carriere delle donne e sull’uguaglianza all’interno delle coppie.
Il premio
Il riconoscimento assegnato a Goldin, in realtà, si chiama Nobel solo per convenzione: il vero nome è ‘Premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel’. All’epoca dell’istituzione, alcuni sostennero che all’economia mancasse il carattere scientifico necessario per equiparare il riconoscimento a quelli in fisica, medicina e chimica. Tra i critici c’è Peter Nobel, pronipote di Alfred, secondo cui il premio sarebbe stato “una trovata pubblicitaria pensata con cui gli economisti vogliono migliorare la loro reputazione. Nobel disprezzava le persone più interessate al profitto che al benessere della società. Nulla indica che lui avrebbe voluto un premio del genere”.
Friedrich von Hayek ricevette il riconoscimento nel 1974. Al banchetto dei Nobel disse che, se qualcuno lo avesse consultato sulla creazione del premio, “sarebbe stato decisamente contrario”. A suo giudizio, “il premio Nobel conferisce a un individuo un’autorità che in economia nessuno dovrebbe possedere”.
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