Articolo tratto dal numero di ottobre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
Casa farmaceutica statunitense con oltre 130 anni di storia e presente in 140 paesi, fin dalla nascita protagonista dell’innovazione in ambito sanitario, Msd è in prima linea nella lotta contro il cancro. Come ha spiegato Jane Haley, associate vice president, early oncology development di Msd, la ricerca si sta sviluppando su più fronti: “Da un lato ci stiamo basando sulla risposte di pembrolizumab, dall’altro stiamo approfondendo la sua risposta nei tumori immunosensibili. Infine stiamo cercando di intervenire di più nelle fasi iniziali della malattia”. Ma l’impegno di Msd va oltre la ricerca. A maggio la casa farmaceutica ha avviato una partnership con Bsp Pharmaceuticals per la produzione di farmaci oncologici. “Si tratta di un investimento decennale complessivo di 200 milioni di dollari, fatto in Italia”, spiega Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di Msd Italia.
Può raccontarci di più a riguardo?
Msd crede nella creazione di valore che il mondo delle life science è in grado di generare e investe ogni anno risorse significative in ricerca diretta e commissionata. Solo nel 2022 abbiamo investito 13,5 miliardi di dollari (circa il 26% del fatturato), abbiamo oltre 19.200 ricercatori a livello mondiale. In Italia abbiamo più di 150 protocolli di ricerca attivi, oltre 850 centri coinvolti e investimenti, lo scorso anno, superiori agli 80 milioni di euro, più del 10% di quanto complessivamente investito in ricerca clinica nel nostro paese. La partnership con Bsp rappresenta la prima risposta concreta da parte di un’industria farmaceutica al Tavolo per il settore farmaceutico e biomedicale, presentato dai ministri delle Imprese e del made in Italy e della Salute lo scorso 29 marzo per aumentare gli investimenti nel comparto delle life science nel nostro paese. La partnership è in linea con la nostra missione di ‘Inventare per la vita’ e di posizionarci come partner delle istituzioni, come un’azienda in grado di generare e diffondere valore all’interno del sistema sanitario in termini di innovazione, promozione delle eccellenze e indotto occupazionale. L’accordo con Bsp prevede infatti un incremento occupazionale di circa 100 dipendenti da parte di Bsp e un valore aggiunto di circa 5 milioni di euro annui in attività satellite. Siamo fiduciosi che l’annuncio della partnership possa propiziare una rinnovata consapevolezza da parte delle istituzioni di come la ricerca e l’innovazione nel mondo della salute possano e debbano giocare un ruolo centrale per la crescita del paese.
Gli investimenti in salute sono fondamentali per la crescita del sistema paese, ma continuano a essere insufficienti. Qual è il ruolo delle aziende farmaceutiche per il nostro sistema socio-economico?
Il settore farmaceutico, che oggi rappresenta il 2% del Pil, potrebbe generare ulteriore ricchezza e crescita economica se si creassero un ambiente aperto all’innovazione e una nuova governance della spesa, capace di attrarre investimenti a lungo termine. Nel 2022 l’Italia ha raggiunto un valore di produzione farmaceutica di oltre 49 miliardi di euro, con una forza lavoro altamente qualificata (il 54% degli occupati è laureato) e un’occupazione femminile superiore agli altri settori. Nonostante ciò, il riconoscimento del valore strategico della sanità, e più in generale della salute, sembra essersi parzialmente rarefatto. È essenziale che torni preminente nell’agenda politica del paese. La salute dovrebbe essere riconosciuta non come una spesa, ma come un investimento che, in quanto tale, necessita di risorse. È il momento di rivedere gli attuali criteri contabili, ripensando alle priorità in materia di spesa e di bilanci pubblici, in favore del settore della salute umana e delle tecnologie sanitarie, decisivi per il futuro e la sostenibilità economica di un paese.
Al recente meeting di Cernobbio è stato presentato il libro bianco ‘Aumentare l’attrazione degli investimenti esteri per la competitività del Sistema-Italia. Quale strategia per l’industria farmaceutica’. Quali sono le strategie d’azione delineate?
Il libro bianco, realizzato da The European House-Ambrosetti con il supporto di Iapg ed Eunipharma, ha misurato per la prima volta il valore generato dalle aziende farmaceutiche a capitale estero per il sistema socio-economico, con un contributo complessivo (diretto, indiretto e indotto) al Pil di 19,8 miliardi di euro, più dell’1% del Pil nazionale; un valore della produzione di 29,3 miliardi di euro nel 2022 (60% dell’intero settore) e in crescita a ritmi superiori rispetto ai benchmark. Le aziende a capitale estero rappresentano un motore trainante e un forte stimolo per l’innovazione, la crescita e la competitività dell’intero settore. Nonostante gli ultimi tre anni siano stati difficili, le aziende farmaceutiche hanno dimostrato una grande resilienza. Qualche numero: un milione di persone sopravvissute dopo dieci anni dalla diagnosi di un cancro, una riduzione del 40% della mortalità per patologie croniche, lo sviluppo di 120 farmaci per malattie rare. È importante, dunque, creare e sostenere un ecosistema che mantenga il nostro paese attrattivo, che sia realmente favorevole all’innovazione, incentrando gli sforzi su tre ambiti di azione: il potenziamento del Ssn, la definizione di una strategia per il settore farmaceutico che miri a rafforzare il ruolo dell’Italia come polo produttivo e di ricerca, intervenendo su una nuova governance, e la necessità di adottare una strategia italiana per le life science.
Cosa può fare il legislatore in vista della prossima legge di bilancio?
Per garantire un accesso all’innovazione terapeutica equo, tempestivo e omogeneo in tutta Italia, si dovrebbero introdurre alcune misure correttive per riformare l’attuale sistema di governance farmaceutica. In primo luogo, l’incremento del finanziamento della spesa farmaceutica pubblica, che deriva dall’auspicato aumento del Fondo sanitario nazionale, dovrebbe essere destinato esclusivamente all’aumento del tetto per la spesa per acquisti diretti, che ha cronicamente dimostrato di non essere capiente. In secondo luogo, è necessario intervenire – senza alcun aggravio di spesa – al recupero progressivo e graduale dell’avanzo di spesa nel tetto per la farmaceutica convenzionata (circa 700-800 milioni ogni anno), per mitigare lo sforamento del tetto per la spesa per acquisti diretti e il conseguente payback a carico delle aziende farmaceutiche. Una terza linea di intervento riguarda l’ottimizzazione del Fondo farmaci innovativi, una best practice del nostro paese, includendo – sempre senza alcun aggravio – i farmaci a innovatività condizionata nel fondo stesso.
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