Per la Nasa la Luna si allontana. Nella serata del 9 gennaio, durante una conferenza stampa, l’amministratore dell’ente spaziale americano, Bill Nelson, ha comunicato che la missione Artemis II, prevista per la fine del 2024, subirà un rinvio di dieci mesi, fino al settembre del 2025. Questo ritarderà almeno fino al settembre del 2026 Artemis III, la missione che sbarcherà la prima donna e il prossimo uomo sulla superficie selenica, a oltre cinquant’anni da Apollo 17, che, de facto, concluse la prima avventura lunare statunitense.
Secondo quanto dichiarato, le cause del ritardo andrebbero individuate in una serie di difficoltà tecniche. In particolare, sono stati scoperti problemi alle valvole del sistema di supporto vitale della capsula Orion, deputata al trasporto degli equipaggi.
I problemi tecnici
Tutto è cominciato quando le valvole della Orion di Artemis III non hanno superato i test. “Questo ci ha dato la possibilità di fermarci e di esaminare il circuito in modo più dettagliato”, ha detto Amit Kshatriya, vice amministratore associato responsabile del programma Moon to Mars della Nasa.
Quindi, anche se i componenti della valvola per Artemis II avevano superato le verifiche ed erano già stati installati, Kshatriya ha dichiarato che alla Nasa è apparso chiaro fosse inaccettabile usare quell’hardware. Per garantire la sicurezza dell’equipaggio si è resa necessaria la sostituzione. Kshatriya ha aggiunto che la Nasa ha anche scoperto una potenziale carenza nelle batterie di Orion nel caso in cui la navicella dovesse separarsi rapidamente dal razzo, per un’emergenza.
Un ritardo annunciato
Unito ai problemi già emersi a proposito dello scudo termico, rivelatosi danneggiato dopo l’ammaraggio di Artemis I, tutto questo ha indotto la Nasa a ritardare il programma per non esporre gli equipaggi a rischi inutili. Bill Nelson ha commentato, non senza perentorietà, che non si volerà “fino a quando non saremo pronti. La sicurezza è importantissima”.
A onor del vero, l’ufficializzazione del rinvio non è stata una sorpresa: il ritardo nel programma Artemis era nell’aria, sebbene l’attenzione maggiore fosse puntata sulla terza missione, per il cui allunaggio è necessario lo Human Landing System che la Nasa ha affidato a SpaceX. Un sistema che però richiede lo sviluppo definitivo del lanciatore Starship, a oggi incapace di concludere anche un solo lancio orbitale.
Il caso SpaceX
Anche sulle date annunciate non mancano le perplessità: lo scorso dicembre, il Government Accountability Office (Gao) aveva dichiarato che l’obiettivo del dicembre 2025 per l’allunaggio di Artemis III era improbabile, ritenendo i tempi troppo ottimistici per lo sviluppo del lander lunare Starship e per quello delle tute spaziali di cui gli astronauti avranno bisogno per camminare sul suolo selenico.
Non è marginale che i due lanci di prova di Starship non abbiano avuto successo, anche se SpaceX ha dichiarato che entrambi hanno fornito dati utili per fare avanzare il programma secondo il mantra “fail fast, learn faster”, cioè la filosofia adottata da SpaceX per velocizzare l’evoluzione dei suoi prodotti. Per la cronaca, il Gao ha stimato che se Starship impiegasse lo stesso tempo della media dei grandi progetti della Nasa, non sarebbe pronto prima del 2027.
È chiaro che SpaceX debba fare meglio, ma, di certo, il ritardo annunciato concede più tempo all’azienda di Elon Musk per sviluppare la sua nuova astronave. È previsto che una Starship, senza persone a bordo, testi l’atterraggio lunare nel 2025.
La missione Astrobotic
James Free, amministratore associato della Nasa, ha replicato che il calendario rivisto di Artemis non è eccessivamente ottimistico, anche se non ha escluso ulteriori ritardi. Andrebbe infatti aggiunto che non tutto procede secondo i piani della Nasa: i problemi che in questi giorni impediscono al lander Peregrine, della società Astrobotic, di raggiungere la Luna per tentare il primo allunaggio privato americano non possono entusiasmare l’ente spaziale statunitense, che aveva finanziato diversi esperimenti a bordo del lander nell’ambito del programma Clps (Commercial Lunar Payload Services), nato per abbassare i costi del trasporto strumenti sulla Luna.
Benché l’allora direttore per la Scienza, Thomas Zurbuchen, avesse dichiarato di aspettarsi il fallimento di alcune di queste missioni commerciali, adesso la Nasa potrebbe anche essere riluttante a procedere con la seconda missione di Astrobotic, che prevede di portare il rover Viper (costato 433,5 milioni di dollari) nella regione del Polo Sud lunare, dove dovrebbe esplorare il ghiaccio d’acqua e altre risorse.
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