Marcello Turini, Granarolo
Business

Chi è il manager incaricato da Granarolo per sviluppare i mercati secondo il nuovo piano industriale

Articolo apparso sul numero di febbraio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Pragmatismo occidentale e rigore orientale: quando sotto il doppiopetto del manager batte il cuore di un samurai. Marcello Turini, food marketing manager con oltre 25 anni di esperienza a livello internazionale, ama accostare le due immagini per descrivere il suo percorso professionale, che con l’inizio del 2024 si è arricchito di una nuova sfida: l’incarico di business development manager nel gruppo Granarolo, in cui si occuperà dello sviluppo dei mercati nel contesto del nuovo piano industriale appena presentato dal maggiore produttore lattiero-caseario italiano.

“Non riuscirei mai a fare un lavoro senza crederci. Ho sempre seguito un percorso etico, concedendomi la libertà di lasciare un progetto che non mi convincesse fino in fondo”, puntualizza. Una scelta, quindi, che va oltre i risultati aziendali. Turini è da poco rientrato dalla Norvegia, dove ha partecipato in veste di esperto ai World Cheese Awards. “Si parla spesso di Dop economy e manifestazioni come quella norvegese dimostrano lo stato di salute del settore agroalimentare italiano, di cui Dop e Igp rappresentano la punta qualitativa”, sottolinea.

Non sorprende che le aziende agroalimentari siano da tempo finite nel mirino dei fondi di investimento. “Non più solo bene rifugio: è il segno di un ritorno a investire sul comparto, puntando sulla crescita e sull’innovazione”, aggiunge Turini. Manca, però, la capacità di fare sistema. “Talvolta facciamo fatica a trovare un raccordo tra governo e aziende per la promozione dell’agroalimentare. Come ha sottolineato il ministro Lollobrigida, se la qualità dei prodotti è sostenuta da un sistema che si coordina, questo diventa un punto di forza per il Paese”.

Turini, forte anche dell’esperienza appena conclusa nel Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, ritiene che sia necessario anche sostenere le aziende italiane che producono all’estero e aiutare i cervelli a espatriare. “Credo nell’importanza di portare i manager Italiani all’estero e di far crescere le risorse umane. Talvolta le aziende italiane hanno un approccio un po’ timido. Bisogna invece comprendere l’importanza di poter contare su risorse che hanno maturato esperienze internazionali”.

Se l’Europa e il Nord America, in primis gli Stati Uniti, continuano a essere i principali mercati per il comparto agrifood, ci sono realtà come il Regno Unito, che è stato penalizzato dalla Brexit, ma vanta “consumatori con capacità di spesa e appassionati dell’Italia”, la cui fiducia va solo riconquistata. O il Giappone, che per interesse verso i prodotti made in Italy e per cultura è ancora in grado di dare grandi soddisfazioni. “La Cina è un mercato sempre molto interessante, ma che necessita ancora di tempi lunghi per maturare”, continua Turini. “Grande attenzione va data all’Australia, fino a oggi considerata un mercato marginale e invece di grande interesse, e al Sudamerica. Al netto di problemi di stabilità politica, paesi come Brasile, Perù e Cile guardano sempre di più all’Italia per prodotti di qualità e know how imprenditoriale”.

In una partita globale, il nostro Paese può schierare, oltre alle sue aziende e ai manager più qualificati, anche tanti ambasciatori del gusto. “Al di là di rapporti mercenari puri, in cui non ho mai confidato, ritengo che figure di brand ambassador veri, come chef e influencer, che credono nei prodotti italiani di qualità, possano essere di supporto e di grande aiuto in una strategia marketing globale”.

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