Passato alla storia come il ‘cibo degli dei’, a distanza di migliaia e migliaia di anni, il cacao ha scritto una nuova pagina della sua longeva storia. E non per la sua bontà o per i suoi innumerevoli consumi, ma per il suo sorprendente rally finanziario. Nella giornata di ieri, infatti, il cacao è arrivato a scambiare oltre quota 10mila dollari per tonnellata sul mercato dei futures a New York. Superando così le quotazioni del rame (che scambia intorno ai 9,300 dollari per tonnellata), sempre per fare un esempio tra l’asset delle commodity.
“Quella di ieri è una fiammata inaudita”, dice Riccardo Illy, presidente del Polo del Gusto (la cui capogruppo è Domori, azienda di prodotti di cioccolato di alta qualità), che spiega, “si tratta di una sommatoria fattori naturali, economici e finanziari. Quelli naturali sono la siccità che ha colpito i due principali paesi produttori, Ghana e Costa d’Avorio, e una malattia che ha colpito le piante, soprattutto in Costa d’Avorio che ha ridotto la produzione”. Il fattore economico è invece “il lunghissimo periodo di materia prima al costo basso di 2.500 dollari la tonnellata, un quarto di quello odierno, che non ha consentito ai produttori di rinnovare le piantagioni. Come le viti, anche la pianta di cacao riduce la produttività con il tempo e va sostituita, cosa che non è stata fatta”. Infine, “come una ciliegina avvelenata sulla torta, i fondi di investimento hanno speculato sul cacao, provocando il disastro”.
“Le imprese devono vivere alla giornata”
Se da una parte assicura che il rally non avrà “ripercussioni sul costo dei vari dolciumi di cioccolato a Pasqua – prodotti già lavorati, confezionati e consegnati”, dall’altra Illy evidenzia che se dovesse “restare a 10mila dollari ci saranno ulteriori rincari. Con questo sconvolgimento del mercato ci prepariamo alla stagione autunno-inverno, ma prevedere acquisti, produzione, stabilire prezzi di vendita è quasi impossibile. Le imprese, abituate a lavorare a lungo termine, sono costrette a vivere alla giornata”.
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Il cacao meglio di Nvidia
Pur avendo chiuso il 2023 in crescita di circa il 70%, in questi primi tre mesi del 2024 il cacao è già riuscito a far meglio (+135%). Una performance addirittura migliore rispetto a quella (già straordinaria) di Nvidia che, grazie al suo primato nell’intelligenza artificiale, ha da inizio anno registrato una crescita di quasi il 90%.
Cosa dicono gli analisti
“L’alto livello dei prezzi della soft commodity è legato alle aspettative degli addetti ai lavori su un raccolto molto scarso (-30% secondo gli esperti) di cacao negli Stati dell’Africa Occidentale (Costa D’Avorio e Ghana) principali produttori (2/3 della produzione globale)”, spiega Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia. “La scarsità del raccolto è stata causata dal passaggio del fenomeno climatico El Nino che ha provocato periodi di piogge torrenziali a lunghi periodi di siccità. A meno di un improbabile ulteriore peggioramento delle condizioni climatiche, ci aspettiamo nei prossimi mesi una correzione dei prezzi verso i livelli di fine febbraio (7mila dollari). Nel breve non si possono escludere nuovi rialzi anche sopra i 10 mila dollari sulla scia della speculazione finanziaria di alcuni operatori e del sentiment FOMO (Fear Of Missing Out)”, aggiunge Diodovich.
Dello stesso avviso anche David Pascucci, market analyst di XTB. “Il mercato del cacao risulta essere uno dei top perfomer dell’anno mostrando un andamento tipico di quelle che vengono definite “bolle” finanziarie. Questa definizione è dovuta all’andamento iperbolico, dalla salita esponenziale del prezzo che si estende sui grafici di piú ampio respiro. Come possiamo osservare dal grafico del Cacao su base mensile, possiamo notare come solamente negli ultimi due mesi di negoziazione abbiamo registrato una performance oltre il 100%, ossia un raddoppio del prezzo in poche settimane. Questo movimento risulta essere del tutto anomalo sui mercati finanziari,al di là del fatto che stiamo parlando di una materia prima agricola”.
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