Mario Draghi
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Draghi: “L’Ue deve agire come un unico stato”. E rilancia: “Servono 800 miliardi l’anno”

Torna a parlare Mario Draghi. Oggi, l’ex presidente della Bce e autore del rapporto sulla competitività Ue è intervenuto a Bruxelles durante una delle sedute per la settimana parlamentare europea 2025, toccando diversi e importanti temi: dai dazi minacciati dal neo presidente americano Donald Trump alla necessità, già sottolineata diversi mesi fa, di rilanciare l’economia europea con un maxi piano economico. Un nuovo ‘Whatever it takes’ per salvare l’Ue.

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Draghi e le sfide dell’Ue

“Negli ultimi mesi sono aumentate ulteriormente le sfide per l’Ue ed è ancora maggiore l’urgenza di trovare una risposta adeguata e unitaria a queste sfide, in particolare l’innovazione tecnologica, i prezzi del gas e la nuova situazione in Usa con i dazi minacciati dal presidente Usa Donald Trump, che si aggiunge al già difficile confronto geopolitico con la Cina”, ha detto l’ex presidente del consiglio.

In questa direzione, in riferimento alle intenzioni da parte dell’amministrazione Trump di diminuire drasticamente la partecipazione degli Stati Uniti alla difesa dell’Europa, Draghi non ha dubbi. “Possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa”. E qui si è inserito il tema della spesa per la difesa. “Anche se siamo collettivamente al terzo posto al mondo, non saremmo in grado di aumentarla attraverso la nostra capacità produttiva. I nostri sistemi di difesa nazionali non sono né interoperabili né standardizzati in alcune parti chiave della catena di fornitura. Questo – ha aggiunto l’ex presidente della Bce – è uno dei tanti esempi in cui l’Ue è inferiore alla somma delle parti”. Un’inferiorità evidente anche guardando all’attuale rivoluzione tecnologica, soprattutto nel campo dell’intelligenza artificiale, dove “i progressi stanno ancora avvenendo al di fuori dell’Europa”. Non bisognare dimenticare, ha continuato Draghi, che “otto degli attuali primi dieci grandi modelli linguistici sono stati sviluppati negli Stati Uniti, mentre gli altri due provengono dalla Cina”.

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Tra gas ed energia

Guardando invece al settore energetico, Draghi ha evidenziato “che i prezzi del gas naturale rimangono altamente volatili, in aumento di circa il 40% da settembre, e i margini sulle importazioni di gnl dagli Stati Uniti sono aumentati in modo significativo dall’anno scorso. Anche i prezzi dell’energia sono generalmente aumentati in tutti i paesi e sono ancora due o tre volte più alti di quelli degli Stati Uniti”. E non è finita qui.

Infatti, se quando è stato scritto il rapporto “il tema geopolitico principale era l’ascesa della Cina”, ora, ha evidenziato l’ex premier, “l’Ue dovrà affrontare i dazi della nuova amministrazione statunitense nei prossimi mesi, nelle prossime settimane probabilmente. Per far fronte a queste sfide è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre di più come se fossimo un unico Stato“. Inoltre, “questa risposta deve essere rapida”, ha insistito.

Il nuovo ‘Whatever it takes’

Infine, Draghi ha poi sottolineato la necessità di sostenere la Commissione europea e di promuovere maggiori investimenti. “Il fabbisogno finanziario è enorme: 750-800 miliardi di euro l’anno è una stima prudente. Per aumentare la capacità di finanziamento, la Commissione propone una razionalizzazione degli strumenti di finanziamento dell’Ue”. Poi ha puntualizzato: “Il successo dipenderà dall’utilizzo da parte degli Stati membri dello spazio fiscale a disposizione nei singoli quadri giuridici”.

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