Oltre 15,4 mila miliardi di euro e di ricavi e 30,3 mila miliardi di euro di capitalizzazione, ossia il 32% del valore complessivo delle Borse mondiali. Sono questi alcuni dei dati più importanti evidenziata dall’ultima analisi dell’Area Studi di Mediobanca che ha esaminato i conti annuali del 2023 di oltre 33o multinazionali industriali suddivise per comparto. Lo studio contiene inoltre un approfondimento sui trenta principali big della Difesa con ricavi individuali superiori a 1,5 miliardi di euro, di cui 15 hanno sede negli Stati Uniti, dieci in Europa e cinque in Asia.
Multinazionali: tra ricavi e investimenti
Nel 2023 i ricavi delle maggiori multinazionali industriali mondiali sono mediamente in crescita dell’1,4% sul 2022. Si distinguono i produttori di automobili (+14,4%), al centro di un profondo processo di riconversione produttiva verso una mobilità sostenibile, e le WebSoft (+10,9%), mentre risultano in contrazione a doppia cifra l’Oil&Gas (- 15,5%), il chimico (-12,1%) e il metallurgico (-11,3%). Redditività sopra la media anche per l’industria delle bevande (18,5% come nel 2022), della moda (17,2%), le telco (15,3%) e l’elettronica (13,9%; -1,6 p.p.). In coda la GDO (4,4%)
Interessante anche il dato sugli investimenti: in crescita media del 10,2% rispetto all’anno precedente, con progressioni più evidenti per il metallurgico (+32,6% sul 2022) e l’automotive (+25,7%) e contrazioni per le WebSoft (-10,5%) e le Telco (-9,4%). In media, gli investimenti rappresentano il 6,5% dei ricavi, con i valori più elevati riscontrati per Telco (17,2%), Automotive (9,5%) e Oil&Gas (9,0%).
I rendimenti in Borsa: vincono le Websoft
Nel 2023 il rendimento azionario delle multinazionali industriali vede sul podio le WebSoft (+70,6%), l’automotive (+51,1%) e l’elettronica (+48,6%). In diminuzione, invece, l’industria delle bevande (-4,8%) e l’alimentare (-2,1%). Mediamente le multinazionali presentano una capitalizzazione pari a 3,5 volte i mezzi propri, con il rapporto prezzo su patrimonio netto più elevato per i produttori di aeromobili (6,3), le WebSoft (6,3) e l’Elettronica (6,2).
Nel primo trimestre 2024 volano i big della difesa e Websoft
Numeri importanti che, peraltro, sono continuati a crescere anche nel primo trimestre del 2024, soprattutto guardando ai big del settore della difesa che ha messo segno un rendimento azionario del 22,8%, seguiti dalle società attive nel comparto Media&Entertainment (+19,0%) e la moda (+17,9%). In coda invece il settore alimentare (-1,4%), quello metallurgico e Oil&Gas (entrambi +1,4%).
Il rendimento dei player della difesa risulta tre volte superiore al +7,1% dell’indice azionario mondiale, con i gruppi europei (+42,3%) di gran lunga davanti a quelli statunitensi (+8,6%). Le migliori performance sono appannaggio delle tedesche Rheinmetall (+80,5%) e Hensoldt (+80,3%), seguite dalla svedese Saab (+56,7%) e da Leonardo (+55,9%), con Fincantieri (+21,9%) al nono posto. Nello stesso periodo il giro d’affari delle maggiori multinazionali industriali mondiali cresce mediamente dell’1,5% sul primo trimestre 2023. Si distinguono le WebSoft (+13,9%), seguite proprio dai player della difesa (+8,2%) e dai produttori di aeromobili (+7,5%). In ridimensionamento i ricavi del metallurgico (-10,1%), dell’Oil&Gas (-7,8%), dell’alimentare (-5,7%) e del chimico (-5,6%).
Mediamente in aumento anche la redditività: nel primo trimestre 2024 il margine operativo netto segna +2,6% anno su anno. In accelerazione a doppia cifra le WebSoft (+53,8%), l’elettronico (+21,3%) e il comparto Media&Entertainment (+15,5%), con in forte contrazione il metallurgico (-28,1%), l’Oil&Gas (-19,4%) e l’automotive (-10,0%).
Vola la spesa per la difesa: 6,7 miliardi al giorno
La spesa globale per la difesa ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari nel 2023 (2,3% del Pil mondiale). Si tratta di una cifra pari a 6,7 miliardi di dollari al giorno, registrando un incremento del 6,8%, il più marcato dal 2009, in risposta alla guerra in Ucraina e alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente.
La spesa mondiale per la difesa pro-capite risulta la più alta dal 1990, raggiungendo i 306 dollari a persona, pari a 0,8 centesimi di dollari al giorno. Il 37,5% della spesa globale fa capo agli Stati Uniti (916 miliardi di dollari), seguiti da Cina con il 12,1% (296 916 miliardi di dollari), Russia (4,5%), India (3,4%) e Arabia Saudita (3,1%). L’Italia è dodicesima con l’1,5% del totale mondo: 35,5 miliardi di dollari, pari a 97 milioni di dollari al giorno, con incremento del +5,5% atteso per il 2024. Costa Rica, Islanda e Panama non sostengono alcuna spesa per la difesa.
La classifica cambia se si considera l’incidenza sul Pil: di gran lunga al primo posto si colloca l’Ucraina con il 36,7%, in ulteriore accelerazione sul 2022 (25,9%) e sul 2021 (3,2%, quando era in 15esima posizione). Seguono alcuni Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, con la Russia in settima posizione (5,9%), gli Stati Uniti in 22esima (3,4%), la Cina in 69esima (1,7%) e l’Italia in 75esima (1,6%). Come richiesto dalla Nato nel 2014, l’Italia sta progressivamente innalzando la propria spesa nella difesa con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% del Pil, sebbene persistano forti dubbi sull’effettiva fattibilità di tale traguardo entro il 2028.
I cittadini che spendono di più per la difesa
I cittadini che spendono maggiormente per la difesa del proprio paese sono Qatar (15,7 dollari pro-capite al giorno nel 2023), Israele (8,2) e Stati Uniti (7,4). I quasi due dollari (1,7 dollari) al giorno dell’Italia rappresentano oltre il doppio della media mondiale (0,8 centesimi), circa tre volte in meno dell’Ucraina e il 20% in meno della Russia. La quota di spesa pubblica dedicata alla difesa è più elevata in Ucraina e Bielorussia con oltre la metà del totale, mentre l’Italia si colloca nella parte bassa della classifica (121esima) con il 3,0%, inferiore alla media mondiale del 6,9% che invece è superata da Russia (16,1%) e Stati Uniti (9,1%).
I big player Usa dominano la classifica
Partendo dal presupposto che sulla base delle varie tensioni geopolitiche, si prevede nel 2024 un ulteriore incremento dei ricavi (+6%) rispetto al 2023 – durante il quale era già stata registrata una crescita significativa del giro d’affari aggregato per i trenta gruppi mondiali operanti nel settore: complessivamente 456 miliardi di dollari, di cui 321 miliardi generati specificatamente dalla difesa – il panorama è dominato dai big statunitensi con una quota del 74% del totale, seguiti dai gruppi europei con il 22% e da quelli asiatici con il 4%.
Gli Stati Uniti, con 15 player, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società. Due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che conta per il 19% del giro d’affari europeo e per il 4,2% di quello mondiale. I primi cinque posti per ricavi stimati generati dal comparto della difesa sono occupati esclusivamente da gruppi statunitensi: Lockheed Martin (55 miliardi di euro nel 2023), RTX (36,8 miliardi di euro), Boeing (31 miliardi di euro), Northrop Grumman (30,6 miliardi di euro) e General Dynamics (26,8 miliardi di euro).
E le società italiane?
Come si vede dall’immagine, Leonardo si colloca in ottava posizione con 11,5 miliardi di euro. 25esima invece Fincantieri con 2 miliardi di euro. Circoscrivendo all’Europa, nella top 10 troviamo al primo posto la britannica BAE Systems (con 25,8 miliardi di euro), seguita appunto da Leonardo e dalla francese Thales. Fincantieri è nona. Mediamente la capitalizzazione risulta 4,6 volte i mezzi propri, con le italiane fra le meno valorizzate dalla Borsa: Fincantieri quota 2,2 volte il capitale netto e Leonardo registra un valore di Borsa allineato ai mezzi propri.
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